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giovedì 30 giugno 2016

Recensione "Alta marea a Cape Love" di Viviana Giorgi

Eccomi qui a proporvi una recensione di un libro che definirei estivo, perché ha il suo svolgimento proprio in questi giorni, dal 17 giugno al 4 luglio e anche perché è allegro e divertente.


Autrice: Viviana Giorgi
Titolo: Alta marea a Cape Love
Editore: Emma Books
Data di pubblicazione: 15 luglio 2013
Pagine: 243

Trama:
Gioia, milanese, illustratrice di libri per bambini, è invitata nel piccolo villaggio di Cape Love, sulla costa dorata del Maine, dalla folle e adorata zia Arianna, che la vuole come damigella d’onore alle sue (quinte!) nozze. Anche se zia Ari è sinonimo di guai, Gioia accetta senza sapere che, dopo le strampalate nozze della zia, rimarrà bloccata a Cape Love e dovrà occuparsi dei due cani di zietta (una terranova e un bassotto scatenati), del bookshop di famiglia e del piccolo Jimmy, il figlio del suo nuovo vicino di casa, Sean, uno che farebbe girare la testa anche a una santa. Peccato che Sean abbia già una fidanzata, Grace, tanto bella e famosa quanto detestabile. Se solo zia Ari fosse così gentile da tornarsene a casa sua (che, per la cronaca, è uno stupendo faro sulla scogliera), Gioia potrebbe ripartire per Milano e dimenticare una volta per tutte la notte bollente trascorsa insieme a Sean. O no? La nuova, esilarante commedia romantica dell’autrice di Bang Bang, tutta colpa di un gatto rosso e di Un cuore nella bufera. L'AUTRICE: ex giornalista, milanese, amante dei bassotti e dei gatti rossi, Viviana Giorgi scrive per lo più commedie romantiche contemporanee, più speziate che sfumate, con eroine decise, ma un po’ imbranate e non certo sofisticate, ed eroi gloriosamente da sballo. Tra una romantic comedy e l'altra, ogni tanto si lascia tentare anche dal lato più sorridente e vivace del romance storico, suo primo indimenticato amore.Il lieto fine per Viviana Giorgi? Obbligatorio e altamente glicemico, sia che la sua eroina vesta in jeans o in stile impero. Perché, come ripete spesso: se si deve sognare, meglio farlo alla grande, no?






Lo sapevate che quasi tutti i romanzi di Stephen King sono ambienti nel Maine? Be’, se per quello anche i telefilm di quella menagramo della signora in giallo, Jessica Fletcher, lo sono e la cosa, detto fra noi, mi pare sinistra.

Vi fate mai condizionare da titolo, cover e sinossi? Ho comprato questo e-book nel 2013, appena uscito. Ho letto altro di questa scrittrice, anche dopo, e mi piace il suo stile fluido e scorrevole. Però da questo mi aspettavo il classico romance e non so perché non ho mai avuto voglia di cominciarlo. Complice una challange mi sono finalmente decisa e dico solo che era ora!
Questo libro è divertente e mi ha fatto ridere più di una volta. Era proprio ciò di cui avevo bisogno in questo periodo, una lettura spensierata e allegra.
Gioia vola a Cape Love, paesino nel Maine che sembra uscito da una cartolina anni ’50, per fare da testimone alla zietta acquisita che convola a nozze per l’ennesima volta (e già da qui ho iniziato a ridere perché la descrizione del vestito stile pocahontas è tutta un programma). La cara zietta la incastra e quindi lei rimane a Cape Love a fare da dog sitter, oltre ad aiutare una libraia indipendente prossima al parto e alcune vecchiette, non proprio indifese, che hanno paura di presunte speculazioni edilizie. Gioia, che di suo non ama gli scossoni, rimane folgorata da Sean, vicino di casa fidanzatissimo e colpito a sua volta. Ma fa breccia anche sul vichingo, aitante sindaco biondo. Insomma nel giro di qualche giorno le capitano un sacco di cose che travolgono la sua voglia di calma e serenità. E non dimentichiamoci di Jimmy, bambino di quasi undici anni che coinvolgerà Gioia in molti modi.

C’è l’alta marea a Cape Love. Ho la fredda sensazione che stia per inghiottirmi, accogliente come una culla, pericolosa come un gorgo.

La trama sembra un po’ scontatina? Forse, ma leggerla per me è stato un piacere. Anche perché ha sì i classici elementi romance, ma ho riso come se fosse un chick-lit. Gioia, o Joy come la chiamano Jimmy e Sean, è un concentrato di ironia che ha dato a questa lettura un’impronta diversa.

Distolgo in fretta lo sguardo dalla zona che dovrebbe essere off limits per una signora e lo alzo sino a quando non mi perdo negli occhi di Sean che ancora mi sta fissando come se fossi una fetta di Sacher ricoperta di panna montata. Ansima lui, ansimo io: sembriamo una coppia di asmatici in crisi di astinenza da Ventolin.

Se state cercando un libro per evadere, per staccare e per ridere, qualcosa di leggero ma ben scritto questo è senz’altro il titolo che fa per voi.




mercoledì 29 giugno 2016

Chi ben comincia #2

Ciao a tutti. Oggi per la seconda puntata di questa rubrica ho pensato di usare un libro che ho preso al Salone di Torino, sono riuscita anche ad avere la dedica e l'autografo dell'autrice (alcune ricordano ancora lo scatto felino che ho fatto per riuscirci, neanche fossi Bolt). Autrice che già conosco e apprezzo per il GD Team e che ha nuovamente provato a cambiare genere. Ieri è uscito questo suo nuovo lavoro, "un giallo psicologico che scava negli abissi della mente umana".


REGOLE:

- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato

- Aspettate i commenti


Il libro è "Schegge di verità" di Monica Lombardi, ed. Amazon publishing.




    Il cuore stava per scoppiarle.
    Davanti a lei solo alberi e cespugli, uguali a quelli che le avevano graffiato le braccia e il viso e l'avevano fatta inciampare già molte volte.
    Le faceva male una caviglia ma era il dolore al petto che era diventato insopportabile.
    Fissò un tronco più grosso degli altri a una decina di metri di distanza, forse una quercia: non era mai stata brava a riconoscere gli alberi. Divenne il suo nuovo obiettivo. Ancora dieci metri, fino a quel tronco, poi si sarebbe concessa un minuto per riprendere fiato.
    Solo un minuto.
    Non poteva concedersi di più. A quell'ora lui poteva già essersi accorto della sua fuga ed essere partito all'inseguimento. Era più grosso, più forte, meglio nutrito. Avrebbe rapidamente guadagnato terreno.
    L'unica speranza per lei era il vantaggio.
    Sbatté contro la dura corteccia della quercia come un'ubriaca, girò intorno al grosso tronco e vi si appoggiò. Le gambe cedettero e le gibbosità le raschiarono la schiena mentre si lasciava scivolare giù. Proprio non ce la faceva a restare in piedi.
    Seduta ora sul tappeto di foglie, la vista annebbiata, si chiese se ce l'avrebbe fatta a rialzarsi.
    Doveva farcela.
    

Cosa ne dite? Io avevo voglia di leggerlo già dopo averne sentito parlare da Monica, adesso ancora di più. Conoscete l'autrice? Vi incuriosisce? 


lunedì 27 giugno 2016

Recensione "Novemila giorni e una sola notte" di Jessica Brockmole

Buon lunedì a tutti. Questa mattina per combattere il mal di lunedì e iniziare bene la settimana vi propongo la recensione di un libro che a me è piaciuto moltissimo, di quelli che fanno battere il cuore anche dopo averlo finito


Autrice: Jessica Brockmole
Titolo: Novemila giorni e una sola notte
Editore: Casa Editrice Nord
Data di pubblicazione: 19 settembre 2013
Pagine: 334


Trama:

Cara figlia mia,
tu non hai segreti, ma io ti ho tenuto nascosta una parte di me. Quella parte si è messa a raschiare il muro della sua prigione. E, nel momento in cui tu sei corsa a incontrare il tuo Paul, ha cominciato a urlare di lasciarla uscire.
Avrei dovuto insegnarti come indurire il cuore; avrei dovuto dirti che una lettera non è mai soltanto una lettera. Le parole scritte su una pagina possono segnare l’anima. Se tu solo sapessi...
E invece Margaret non sa. Non sa perché Elspeth, sua madre, si sia sempre rifiutata di rispondere a qualsiasi domanda sul suo passato, limitandosi a mormorare: «Il primo volume della mia vita è esaurito», mentre gli occhi le si velavano di malinconia. Eppure adesso quel passato ha preso la forma di una lettera ingiallita, l’unica che Elspeth ha lasciato alla figlia prima di andarsene da casa, così, improvvisamente, senza neppure una parola d’addio. Una lettera che è l’appassionata dichiarazione d’amore di uno studente americano, David, a una donna di nome Sue. Una lettera che diventa, per Margaret, una sfida e una speranza: attraverso di essa, riuscirà infine a svelare i segreti della vita di sua madre e a ritrovarla?
Come fili invisibili, tirati dalla mano del tempo, le parole di David conducono Margaret sulla selvaggia isola di Skye, nell’umile casa di una giovane poetessa che, venticinque anni prima, aveva deciso di rispondere alla lettera di un ammiratore, dando inizio a una corrispondenza tanto fitta quanto sorprendente.
La portano a scoprire una donna ostinata, che ha sempre nutrito la fiamma della sua passione, che non ha mai permesso all’odio di spegnerla.
La guidano verso un uomo orgoglioso, che ha sempre seguito la voce del suo cuore, che non si è mai piegato al destino.
Le fanno scoprire un amore unico, profondo come l’oceano che divideva Elspeth e David, devastante come la tragedia che incombeva su di loro, eterno come i novemila giorni che sarebbero passati prima del loro incontro…
Salutato da critica e lettori come il libro-evento dell’anno, Novemila giorni e una sola notte è un inno struggente alla magia delle parole e alla forza di un amore così grande da superare il tempo e la lontananza. Perché se una lettera non è mai soltanto una lettera, un romanzo non è mai soltanto un romanzo. È lo specchio della nostra vita.






Avrei dovuto dirti che una lettera non è mai soltanto una lettera. Le parole scritte su una pagina possono segnare l’anima.

Questo è un romanzo epistolare, composto solo da lettere. È la sua particolarità, lo rende diverso ma non è sempre facile leggere una storia attraverso i pensieri espressi nella corrispondenza. In questo aspetto l’autrice è fantastica, rispetto ad altri romanzi epistolari qui non ho fatto grossa fatica e la storia si dipana pian piano, senza mancanze o scossoni.






Altra caratteristica è quella di avere la storia suddivisa i due blocchi temporali. C’è quella di Espleth, che parte dal 1912 e attraversa la prima guerra mondiale, e c’è Margaret, sua figlia, nel 1940 in piena seconda guerra mondiale. Ma in realtà esiste solo una storia, intrecciata in questi due momenti, dove Margaret cerca di ricostruire il passato di sua madre per capire meglio sia lei che sé stessa. Attraverso questa ricerca Margaret scoprirà la fitta corrispondenza intercorsa fra Espleth e David, un americano amante della poesia e bisognoso di emozioni.

Se il mio Davey non fosse più allegro e sprezzante del pericolo, non ci sarebbe proprio più nulla di sensato in questo mondo.

Senza raccontare la trama che è molto bello scoprirla pian piano, posso dire che questo libro è una grande storia d’amore. Ma di quelle travolgenti che tolgono il fiato, non comuni, che non si trovano spesso fra le pagine di un libro. Mi ha ricordato per intensità Il cavaliere d’inverno, complice anche forse la guerra che rende ogni emozione più sentita e più forte. Ma non è un romanzo d’amore, non nella concezione di oggi. È un libro pieno di sentimenti forti, tra cui anche il rapporto con la famiglia e la società dell’epoca e, pur nella sua originalità, potrebbe essere tranquillamente una storia vera. lo consiglio perciò a tutti, anche a chi storce il naso di fronte ad un romance (ne ho le prove, è piaciuto!).

Ogni possibile dubbio è svanito nel nulla. Come poteva essere sbagliata una cosa tanto bella? È stato tutto perfetto. È tutto perfetto. Ho tenuto quei ricordi – quei delicati, splendidi ricordi – nel mio cuore.

La cosa che più mi ha fatto riflettere però è proprio la comunicazione. Oggi siamo abituati ad un tipo di rapporto immediato, ci infastidiamo e sbuffiamo se cliccando un video parte una pubblicità di cinque secondi, possiamo scambiarci scritti, immagini, lavoro in tempo reale, viaggia tutto velocissimo. E se anche il postino tarda qualche giorno nel giro di poco tutto è risolto, quando riceviamo qualcosa di solito sappiamo del suo arrivo. Nei vari periodi di questo libro tutto questo è pura utopia. Si affidava alla carta tutto un mondo di emozioni con la speranza, e mai la certezza, del suo arrivo a destinazione, a volte dopo mesi. Ho pensato a Espleth, seduta vicino al camino nella sua isola di Skye, lontana dal mondo, ad aspettare e sperare di ricevere notizie, sapendo della guerra ma non sapendo quasi niente altro. Fa pensare.

Davey, non ricevo tue notizie da un po’. Quando le tue lettere tardano ad arrivare, mi piacerebbe ignorare quella punta di apprensione che avverto e che mi trafigge il cuore…

Credo che questo libro sarà uno di quelli che consiglierò molto.






giovedì 23 giugno 2016

Recensione "Hydra - Il segreto degli abissi" di Barbara Riboni

Buongiorno a tutti voi lettori. Finalmente (almeno per me) è arrivata l'estate e oggi vi propongo una recensione adatta a questo periodo, un libro che fa venir voglia di vacanze al mare.



Autrice: Barbara Riboni
Titolo: Hydra - Il segreto degli abissi
Editore: Cicogna
Data di pubblicazione: 21 novembre 2014
Pagine: 396


Trama:

Victoria Valsecchi è una ragazza milanese abituata al lusso estremo e alla vita sregolata. Orfana di madre, ignorata dal ricchissimo padre, ha sviluppato un carattere chiuso e indisponente, costruendosi una rigida corazza contro il resto del mondo.
Ubriaca alla guida della sua auto, una notte ha un incidente in cui rischia la vita e una denuncia penale e così il padre, esposto politicamente all’estero, la obbliga a una vacanza forzata in un resort alle Maldive, minacciando di bloccarle i conti in caso di rifiuto. 
Non sarà facile per la ragazza, abituata alla vita frenetica di Milano, adeguarsi al silenzioso splendore dell’Oceano Indiano ma Victoria, contro la sua volontà, si scoprirà ben presto attratta dalle meraviglie naturali di quel paradiso terrestre e da uno strano uomo che scorge tra le onde.
Al largo di quelle acque azzurre e trasparenti andrà incontro ad un destino inimmaginabile e pericoloso, conoscerà un popolo straordinario e avrà il compito di proteggerlo da una misteriosa minaccia, con l’aiuto degli otto Custodi di Hydra.

Ricattata da una creatura divina e contesa da due uomini caparbi riuscirà a trovare l’amore dove non l’avrebbe mai cercato, ma dovrà spingersi nel segreto degli abissi più profondi per scoprirlo.







Avevo già letto il libro precedente di questa autrice, Pactum Vampiri, e in quell’occasione mi ero innamorata del suo stile che è molto curato ed elegante. La storia di Alice e Max (e i suoi fratelli) mi aveva conquistata, molto originale per un genere già abusato. In questo libro invece troviamo Victoria, una ragazza normale, con una famiglia disfunzionale che dire che la trascura è poco, e che è costretta a passare qualche giorno in un resort super lussuoso alle Maldive.

Nonostante mi trovassi in un luogo simile al concetto comune di paradiso terrestre, realizzai in quel momento quanto fossi sola e quanto questo mi pesasse, come un macigno in assenza dei diversivi che me lo rendevano accettabile.

Qui il mio pensiero è stato: capirai che sacrificio! Invece lei, che è viziata diciamocelo, non vuole andare, ama la vita in città e soprattutto non sopporta sottostare alle disposizioni di suo padre, col quale non ha un vero rapporto ma tanta acrimonia. In questo posto da favola però scorge un ragazzo molto bello ma sfuggente e suo malgrado sarà portata negli abissi, a Hydra, dove un popolo mezzo umano mezzo anfibio vive in armonia e pace, governato da una dea discendente dalle sirene e dove attendono un messaggero che tutti credono che sia lei.
Detta così sembra tutto molto fantasioso e assurdo, invece, ed è una cosa che ho apprezzato tantissimo, c’è una spiegazione logica e quasi scientifica di tutti gli elementi fantasy. Non dà per scontato nulla ma fornisce un chiarimento per tutti i dubbi che un pensiero razionale può partorire. In questo l’autrice è bravissima, spesso mi è sembrato più un libro di avventura che un fantasy. Gli elementi magici sono molto soft.
Ho ritrovato lo stile ricercato e preciso anche se ho patito un po’ l’eccesso di descrizioni, mi ha reso la lettura meno scorrevole. La trama è invece veramente originale. Non ho letto molti fantasy sulle sirene o gli abitanti del mare, ma alla base di questo libro c’è un’idea veramente singolare. Il finale è un pochino prevedibile ma non mi ha dato fastidio, anzi!

"Io non sono socievole. Io non sono empatica. Io non mi avvicino a nessuno perché nessuno vale la pena di essere avvicinato", mi ripetei come un mantra.

Una nota dolente per me sono stati i personaggi. Victoria è volutamente antipatica, almeno all’inizio. Non sono riuscita a farmela piacere mai, nemmeno alla fine. Non è facile avere un protagonista negativo, ma di solito io apprezzo i personaggi oscuri e contorti. Invece con lei non è scattata la scintilla, non è Vani (protagonista dei libri di Alice Basso). E anche Noah di contro non l’ho apprezzato, lui è troppo troppo buono. Tra tutti il mio preferito è stato Masa, l’antagonista di Noah, pieno di difetti ma veramente simpatico.


Posso dire però che è un buon libro, con una trama particolare e inconsueta, scritto veramente bene e con una cura minuziosa, adatto anche a chi il fantasy non lo legge o ne legge poco. Ideale secondo me in questa stagione, fa venire voglia di andare in vacanza.






mercoledì 22 giugno 2016

Chi ben comincia #1

Bentrovati a tutti. Oggi inauguro una rubrica che ho sempre seguito su altri blog e che mi ha dato l'ispirazione per alcune letture: Chi ben comincia, ideata da Alessia del blog Il profumo dei libri. L'idea è di avere una cadenza settimanale, il mercoledì, o almeno di provarci.


REGOLE:

- Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
- Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
- Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
- Aspettate i commenti


Come prima puntata ho deciso di mettere l'inizio del libro che ho attualmente in lettura, non recente e di cui ho letto molti pareri positivi. Si tratta di "Novemila giorni e una sola notte" di Jessica Brockmole, ed. Nord.




Urbana, Illinois, USA,
5 marzo 1912

Gentile Signora,
   spero che non mi giudicherà un impudente se, con questa mia, intendo manifestarle la mia più viva ammirazione per il suo libro Da un alto nido d'aquila. Non sono un cultore della poesia, lo ammetto: è più facile sorprendermi a rileggere la mia copia malconcia di Huck Finn o una storia densa d'avventure estreme o di pericoli mortali. Eppure qualcosa nei suoi versi mi ha toccato come non accadeva da anni.
   Nell'ospedale in cui mi trovo, ho tratto più conforto dal suo libriccino che dalle infermiere, specie da quella coi baffi, identica a mio zio Phil; anche lei mi ha toccato come non accadeva da anni, però in modo assai meno esaltante. Assillo i medici perché mi lascino uscire, così da poter tornare alle mie imprese - giusto la settimana scorsa ho dipinto di blu il cavallo del rettore e avevo in animo di riservare lo stesso trattamento al suo terrier - ma, quando ho tra le mani il suo libro, sono contento di rimanere qui. Almeno finché continueranno a portarmi le gelatine di frutta.
   Molti suoi versi esortano a calpestare le paure della vita e a salire sulle vette che ci si parano davanti. Forse avrà intuito che poche cose mi sconvolgono nel profondo (a parte l'infermiera baffuta e il suo invadente termometro)... Tuttavia scrivere una lettera così, al buio, a un'autrice affermata come lei... ecco, mi sembra la cosa più audace che io abbia mai fatto. 
   Spedisco questa missiva al suo editore, a Londra, e terrò le dita incrociate nella speranza che essa giunga fino a lei. Se mai potrò ripagarla per i suoi testi così ispirati - dipingendo il cavallo di qualcuno, per esempio -, dica solo una parola e io sarò al suo servizio.
   Con sconfinata ammirazione, 

DAVID GRAHAM


Che ne pensate? Io dopo questa prima lettera già ho adorato David e ho avuto voglia di sapere come si sarebbe evoluto un rapporto di corrispondenza in un'epoca in cui comunicare non era così semplice. L'avete letto? Se sì, vi è piaciuto? Se no, vi ispira? 




lunedì 20 giugno 2016

Recensione "La tristezza ha il sonno leggero" di Lorenzo Marone

Ciao, ecco qui la mia prima recensione. Questo libro come potete immaginare mi è stato imposto eh suggerito vivamente, ma è stato un'ottimo consiglio! Posso dire tranquillamente di capire il perché questo autore piaccia così tanto, lascia il segno. Se non lo conoscete ancora fatelo, non ve ne pentirete.

Autore: Lorenzo Marone
Titolo: La tristezza ha il sonno leggero
Editore: Longanesi
Data di pubblicazione: 7 marzo 2016
Pagine: 384


Trama: 
Erri Gargiulo ha due padri, una madre e mezzo e svariati fratelli. È uno di quei figli cresciuti un po’ qua e un po’ là, in bilico tra due famiglie e ancora in cerca di se stesso. Sulla soglia dei quarant’anni è un uomo fragile e ironico, arguto ma incapace di scegliere e di imporsi, così trattenuto che nella sua vita, attraversata in punta di piedi, Erri non esprime mai le sue emozioni ma le ricaccia nel¬lo stomaco, somatizzando tutto.Finché un giorno la moglie Matilde, con cui ha cercato per anni di avere un bambino, lo lascia.
Da quel momento Erri non avrà più scuse per rimandare l’appuntamento con il suo destino.
Circondato da un carosello di personaggi mai banali, Erri deciderà di affrontare, una per una, le piccole e grandi sfide a cui si è sempre sottratto. Imparerà così che per essere felici dobbiamo essere pronti a liberarci del nostro passato, capire che noi non siamo quello che abbiamo vissuto e che, se non vogliamo vivere una vita che non ci appartiene, a volte è indispensabile ribellarci. Anche a chi ci ama.
Sarà pronto, ora, a prendere la decisione più difficile della sua esistenza?








È buffa questa cosa che facciamo pagare agli altri le colpe dei nostri genitori. Ognuno se ne va in giro con un mucchietto di dolore incapsulato dall’infanzia, alla ricerca della persona giusta cui restituire un po’ di torti subiti.

Prima di iniziare questa recensione ci tengo a fare una premessa: io ho quasi quarant’anni (più o meno l’età di Erri e dell’autore), ho i genitori separati che a loro volta si sono risposati e ho un fratello che agli occhi di tutti i parenti è praticamente perfetto, in odore di santità. Leggendo qua e là opinioni su questo libro la cosa più diffusa è stata la sensazione di aver provato le stesse emozioni del protagonista. Io ho anche qualche vissuto simile e mi sono immedesimata in maniera totale, certe cose le ho proprio rivissute. È stata quasi una terapia.
La storia è quella di Erri, quarantenne con un lavoro che non ama, una famiglia allargata particolare e con molti problemi, un matrimonio alla deriva e un figlio che non arriva. Per una serie di eventi, tutte decisioni non prese da lui, la sua quotidianità viene stravolta e lui si ritrova con le macerie di una vita creata per compiacere, per il bisogno di essere accettato, e tutti i sogni persi per strada.

Diciamocelo: se c’è una cosa che fa proprio paura è la felicità. Non sai mai quando arriva.
E, soprattutto, quando se ne va.

Tutta la trama si svolge nel tempo di una cena, con continui rimandi al passato e a situazioni vissute, persone conosciute, posti visitati. L’autore è molto bravo a mantenerti sul tema, a introdurre aneddoti e scorci che fanno capire il perché di certe situazioni o di atteggiamenti.
Mi è piaciuto tantissimo, mi sono sentita coinvolta dalla prima all’ultima riga. Ho avuto il magone per buona parte del tempo, ho provato rabbia e comprensione, compassione e dispiacere, ma spesso mi sono ritrovata col sorriso sulle labbra, forse un po’ amaro ma presente. In certi momenti mi è sembrato di avere un libro di aforismi, non credo di aver mai sottolineato tanto.
È un libro per riflettere, la storia di Erri è lo spunto per guardare alla mia generazione, i figli del divorzio, del benessere e della ricerca costante di arrivare, di apparire. Io sono figlia ma anche madre e ho pensato tanto ai valori per me importanti, come Erri primo fra tutti la felicità dei miei figli. Non importa se il lavoro che andremo a fare darà sbocchi importanti, se si può è sempre meglio inseguire i propri sogni. E soprattutto averne il coraggio. Il nocciolo del libro è il coraggio, anzi la mancanza di esso. La paura di non farcela, di non arrivare e di deludere. Di non essere accettati per come si è, di arrivare sempre dopo gli altri. Di essere un mezzo figlio, un mezzo uomo.

La prima cosa che direi a un figlio, una volta adulto, sarebbe: “Fai il possibile perché ciò che ti piace non diventi un passatempo da coltivare solo nel fine settimana. È la via più diretta per trasformarsi in un infelice”.

Il libro è tutto questo e molto altro, ci sono un sacco di personaggi che ruotano attorno a Erri, tutti molto importanti. Sono molto ben descritti e in certi passaggi mi sembrava di vederli, di interagire con loro. Credo che potrei parlarne per giorni interi.
Io ho deciso di leggerlo un po’ perché altrimenti perdevo il saluto di una nuova amica, ma soprattutto perché ho avuto il piacere di sentirne la presentazione al Salone del libro. Sono rimasta incantata e sono letteralmente corsa a comprarlo e farmelo autografare. Credo che in Erri ci sia molto di Lorenzo, come c’è molto di Chiara e di tante persone che l’hanno letto. Io sono pienamente soddisfatta di questo libro, che ha superato le mie già altissime aspettative.
Se non l’avete ancora fatto leggetelo, entra nel cuore.




domenica 19 giugno 2016

Ciao!

Ciao, mi chiamo Chiara (la famigerata Ropolo) e bazzico nella blogosfera già da un po’. Amo leggere e leggo molto, per me è più una necessità che un hobby, infatti è il modo più veloce e migliore per evadere, per staccare la spina da problemi e quotidianità. I miei gusti variano molto, dipende dal periodo e da cosa trovo e anche tanto dai consigli. Cerco sempre di non pormi limiti e apprezzo le sfide. Collaborando con il blog di Floriana, La biblioteca del libraio, ho scoperto che recensire i libri è una cosa che mi piace molto, oltre a essere utile per le millemila challenges alle quali partecipo. Da qui l’esigenza di uno spazio tutto mio, per condividere (spero) con voi i miei pensieri. Sono grata a Floriana per l’opportunità che mi ha dato e per avermi insegnato a migliorare e a Baba per avermi spronata. Ma grazie soprattutto a Laura, il tuo tifo, il tuo aiuto preziosissimo e il tuo appoggio per me sono stati preziosi. Ovviamente anche le risate, che sono state tante. Senza di te questo blog non avrebbe visto la luce. Adesso finisco la pausa zuccherosa e torno a leggere. P.S. Se vi state chiedendo il perché del rinoceronte sappiate che è il mio animale preferito, da piccola l'ho visto allo zoo e avrei voluto portarmelo a casa e farlo dormire sotto il letto. Da allora colleziono tutto ciò che a che fare con questo simpatico, e per me bellissimo, animale.