lunedì 20 novembre 2017

Recensione "The Stone. La settima pietra" di Guido Sgardoli

Autore: Guido Sgardoli
Titolo: The Stone. La settima pietra
Editore: Piemme
Data di pubblicazione: 12 settembre 2017
Pagine: 547

Trama:
A Levermoir, una piccola isola al largo della costa irlandese, tutti si conoscono e la vita sembra scorrere uguale a se stessa da sempre. Liam abita con un padre assente, ha perso da poco la madre e sta cercando di rimettere insieme i pezzi della propria vita. Ma il misterioso suicidio del vecchio farista dà l'avvio a una serie di macabri episodi che trasformeranno profondamente l'isola. Sotto il faro a cui si è impiccato il signor Corry, Liam trova una pietra con delle strane incisioni, simile a quella che la madre aveva nascosto nella serra. Quando scopre che le due pietre, se accostate, diventano una cosa sola, condivide lo stupore con i suoi amici di sempre, Midrius e Dotty. Nel frattempo fatti tragici si susseguono senza tregua: morti sospette, incendi, sparizioni, incidenti stradali, e in ogni occasione fa la sua comparsa un frammento di quella pietra che sembra esercitare un oscuro potere sulla mente delle persone. E Liam si chiede quale sia il suo ruolo in questo disegno del destino.




Di una cosa sola era certo: non si trattava di sassi qualunque.
Questo è un libro complesso e decisamente ben strutturato. Siamo a Levermoir, un'isola in Irlanda composta da poche anime, soprattutto da famiglie di pescatori. Liam ha tredici anni e da poco è orfano di madre. Suo padre è troppo concentrato sul proprio dolore per accorgersi di lui, che si ritrova allo sbando. Può però contare su una cosa preziosissima: l'amicizia. Infatti ha due amici di quelli con la A maiuscola, Midrius e Dotty che per fortuna non lo abbandoneranno neanche nei momenti più difficili. E dovranno affrontarne molti, perché l'isola è come sotto un influsso malefico che porta la gente a commettere atrocità.
Levermoir sembrava essere precipitata in un pozzo di rovina e di pazzia collettiva dal quale pareva impossibile riemergere. Era come se stessimo raggiungendo l'apice di una tragica parabola, il culmine di quella che ormai appariva chiaramente una ineluttabile maledizione.
La trama è articolata e svelata lentamente. Si arriva per gradi a comprendere cosa succede e come riuscire a fermare il male che attanaglia la gente e i veri protagonisti sono proprio i ragazzi, Liam soprattutto. 
È diviso in tre parti, la prima e l'ultima con il POV di Liam in prima persona, quello in mezzo in terza. Sinceramente non capisco ancora il motivo di questo cambio, che mi ha un po' destabilizzata. È vero che nella parte centrale la storia progredisce anche su cose che non vede Liam, mentre nella prima parte si entra proprio nella sua testa, nel personaggio, ma l'ho trovato strano.
Lo stile dell'autore è molto lento e ricco di descrizioni. Non è una lettura scorrevole, io ho impiegato molto a terminarla e non per disinteresse, ma proprio perché ti fa entrare dentro la storia infarcendola di moltissimi particolari, sia sulle persone che sul luogo.
L'ambientazione è fondamentale e io l'ho adorata. Aiutata dalle mappe iniziali ho proprio percorso le stradine di Levermoir insieme ai nostri ragazzi. Vengono spiegati usi, costumi e abitudini. Per esempio la questione delle maree per chi come me vive sulla terraferma è stata una rivelazione importante per comprendere meglio i vari passaggi.
"[...] Certe cose, Liam, non vanno comprese, ma solo vissute".
Guido Sgardoli si prende tutto il tempo necessario per spiegare ogni cosa, anche i vari personaggi, che sono molti. Ne risente in scorrevolezza ma non mi sono mai confusa fra i vari nomi, ho avuto sempre ben presente di chi stava parlando, anche quando la persona in questione aveva una parte marginale.
Quello che ho più apprezzato nel fatto di delineare così bene i vari personaggi è farli risultare molto realistici, pregi e difetti, vizi e virtù.
Un affetto particolare l'ho provato per Dotty, ragazzina sola che si costruisce una corazza per sopravvivere, ma capace di sorridere e leale fino in fondo.

Il colpo di scena finale l'avevo intuito prima ma è lo stesso stato molto coinvolgente. Quel pizzico di magia, di esoterismo, ha reso la trama ancora più interessante.

Questo libro ha un'aura da Horror, ricorda un po' Stephen King. Gli appassionati del genere non possono perderlo e per chi come me non è proprio un estimatore rimane una lettura molto interessante che lentamente arriva a coinvolgere e a far fare il tifo per gli abitanti di questa isola maledetta.
Voto:



10 commenti:

  1. Wow un fantasy horror. Interessante. Ho letto solo Anna vestita di sangue che rimanda molto al genere. Mi piace... però le descrizioni... lo sai... Ma poi tu perché ti leggi sempre libri descrittivi se li odi? ;D

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    1. Ihihihih me lo chiedo anche io. In questo caso non le ho odiate anche se ho faticato ma non lo sapevo prima di cominciare!

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  2. Mmmm... ero molto attratta dal romanzo, ma la grande dovizia di particolari temevo mi avrebbe rallentato la lettura. Però se ha dei tratti un po' horror, alla Stephen King, allora non fa decisamente per me! Grazie per questa recensione!

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    1. Grazie a te. È un libro adatto a chi ama immedesimarsi bene nei luoghi e nella storia

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  3. Ciao Chiara! Anch'io mi sento veramente attratta da questo romanzo. Ho messo tra i preferiti questa scheda, perché ora come ora non saprei dove annotare il nome ahah Vado super di fretta! Magari entrerà a far parte della mia WL ^^

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  4. Bello! Tra l’altro un autore italiano che scriva fantasy horror degni di nota :-)
    Questo lo devo consigliare ad Ombretta

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    1. Brava Baba, questo libro si merita tutti i riconoscimenti

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. è proprio un bel libro, sono contenta di averlo letto

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