Pagine

venerdì 28 ottobre 2016

Recensione "Odore di chiuso" di Marco Malvaldi

Ciao, oggi inizio a smaltire le recensioni arretrate, letture fatte durante le vacanze. Di questo libro avevo già pubblicato l'incipit (qui il post)

Autore: Marco Malvaldi
Titolo: Odore di chiuso
Editore: Sellerio editore Palermo
Data di pubblicazione: 20 gennaio 2011
Pagine: 198

Trama:
In un castello della Maremma toscana vicino alla Bolgheri di Giosue Carducci, arriva un venerdì di giugno del 1895 l’ingombrante e baffuto Pellegrino Artusi. Lo precede la fama del suo celebre La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, il brioso e colto manuale di cucina, primo del genere, con cui ha inventato la tradizione gastronomica italiana. Ma quella di gran cuoco è una notorietà che non gli giova del tutto al castello, dove dimora la famiglia del barone Romualdo Bonaiuti, gruppo tenacemente dedito al nulla. La formano i due figli maschi, Gaddo, dilettante poeta che spera sempre di incontrare Carducci, e Lapo, cacciatore di servette e contadine; la figlia Cecilia, di talento ma piegata a occupazioni donnesche; la vecchia baronessa Speranza che vigila su tutto dalla sua sedia a rotelle; la dama di compagnia che vorrebbe solo essere invisibile, e le due cugine zitelle. In più, la numerosa servitù, su cui spiccano la geniale cuoca, il maggiordomo Teodoro, e l’altera e procace cameriera Agatina. Contemporaneamente al cuoco letterato è giunto al castello il signor Ciceri, un fotografo: cosa sia venuto a fare al castello non è ben chiaro, come in verità anche l’Artusi. In questo umano e un po’ sospetto entourage, piomba gelido il delitto. Teodoro è trovato avvelenato e poco dopo una schioppettata ferisce gravemente il barone Romualdo. I sospetti seguono la strada più semplice, verso la povera Agatina. Sarà Pellegrino Artusi, grazie alla sua saggezza e alle sue originali letture, a dare al delegato di polizia le dritte per ritrovare la pista giusta.



Dopo aver letto la prima avventura del BarLume (qui la recensione) e soprattutto dopo averlo sentito presentare i suoi libri (qui il resoconto), ho iniziato questo libro piena di aspettativa ma anche di timore, in quanto è un libro storico, io e questo genere non andiamo sempre d'accordo.
Sono molte, infatti, le cose ignote sulla persona in arrivo, e che sono state equamente suddivise tra i vari gruppi di indagine a passeggio sul prato. Il carattere. Il vestito. Ma, principalmente, l'aspetto; in fondo siamo alla fine del 1800, e le persone famose sono note principalmente per quello che fanno e che dicono, e non per le loro sembianze che, solitamente, sono ignorate o quasi. Bei tempi.
E' un giallo, con tutte le componenti giuste: luogo, periodo temporale ristretto, tutti i personaggi presenti nello stesso posto ecc, ma non può essere il maggiordomo il colpevole, perché lui è la vittima! Per la sua struttura mi ha ricordato i libri di Agatha Christie, anche il periodo storico ci azzecca. Non abbiamo Hercule Poirot ma Pellegrino Artusi, anche se i baffi ci sono!
Il mistero da risolvere è molto carino e originale e devo ammettere che, di nuovo, non ho indovinato il finale, anche se gli indizi c'erano tutti. Quando capita questo sono contenta, i finali troppo prevedibili nei gialli non mi garbano.
Il linguaggio forbito e adatto al momento storico non mi ha stancata, perché l'autore è riuscito ad essere ironico e divertente anche in questo frangente. Ho riso tanto, ma proprio tanto. E' narrato in terza persona ma sembra che si rivolga direttamente al lettore e non lesina battute e frecciatine. Ho apprezzato le prese in giro alla nobiltà incapace di fare alcunché, i personaggi di Lapo e e Gaddo ne rispecchiano tutti i vizi. Viene sottolineata anche la condizione femminile, non proprio ottimale, sia con Cecilia, lei piena di virtù che non può esprimere che con le zie zitelle o la baronessa madre. E anche la contrapposizione fra Nord e Sud, nell'Italia appena unificata molto netta. 
Mi sono piaciuti tanti i riferimenti culinari. Sono tantissimi infatti mentre leggevo ero sempre affamata.
Quindi, dopo aver chiuso il libro, la mente vagante si è subito appollaiata sul pensiero del pranzo: possono venire colera, tifo, inondazioni e collere divine, ma finché si pranza a mezzogiorno e si cena alle sette il mondo, per l'Artusi, è un posto dove non ci sono preoccupazioni tali da togliere il sonno.
Ha tanti elementi questo libro, ma sono ben amalgamati. Marco Malvaldi si conferma un bravissimo autore, che riesce a divertirmi e anche a stupirmi, persino con uno storico. Grazie Eva del consiglio che giro a tutti, leggetelo se non l'avete ancora fatto.




8 commenti:

  1. Bisogna riconoscere che questo libro si presenta bene sin dalla sinossi. E a giudicare dalle tue parole, Chiara, sembrerebbe che una volta tanto non si è rivelata traditrice. Marco Malvaldi e il BarLume fanno spesso capolino nella blogosfera, ma chissà perché non mi hanno mai colpita più di tanto. "Odore di chiuso" però, nonostante il titolo, mi attira con il suo profumo di buono.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Rosa, sei sempre molto poetica. Ti confermo che in questo caso la sinossi è veritiera

      Elimina
  2. Non ho ancora avuto il piacere di leggere Malvaldi e questo romanzo mi incuriosisce soprattutto per la questione del maggiordomo non colpevole ma vittima :)
    Potrei iniziare da questo e poi buttarmi sulla serie del BarLume?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, questo è a sé e ho riscontrato lo stesso stile del BarLume, quindi sì, secondo me puoi fare così. Io intanto voglio proseguire con gli altri, mi piace proprio

      Elimina
  3. Io amo i gialli di Agatha Christie. Ho iniziato a leggere grazie a lei. Mia cugina è una fanatica e da ragazzina, per farmi addormentare, mi leggeva proprio i suoi libri. Ho sempre adorato il brrrrivido ;D Questo poi mi sembra molto carino ;D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ciao, ha la particolarità inoltre di farti sorridere, che non è male soprattutto per un giallo

      Elimina
  4. Adoro Malvaldi e questo mi manca devo recuperarlo!

    RispondiElimina