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lunedì 28 novembre 2016

Recensione "Pista nera" di Antonio Manzini

Ciao, oggi inizio la settimana con una lettura che aspettava di essere letta da troppo tempo. Ormai è impossibile non conoscere Rocco Schiavone, di recente è pure uscita una serie TV, che spero di recuperare al più presto. 

Autore: Antonio Manzini
Titolo: Pista nera
Editore: Sellerio Editore Palermo
Data di pubblicazione: 2013
Pagine: 288

Trama:
Un vicequestore nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo viene trasferito ad Aosta. Rocco Schiavone ha combinato qualcosa di grosso per meritare un esilio come questo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. È violento, sarcastico nel senso più romanesco di esserlo, saccente, infedele, maleducato con le donne, cinico con tutto e chiunque, e odia il suo lavoro. Però ha talento.
Una rilettura della tradizione del giallo all’italiana, capace di coniugare lo sguardo dolente del neorealismo e la risata sfrontata di una commedia di avanspettacolo.
Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d’Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un’intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Difficile individuare quella giusta, data la labilità di ogni cosa, dal clima alle passioni alla affidabilità dei testimoni, in quelle strette valli dove tutti sono parenti, tutti perfettamente a loro agio in quelle straricche contrade, tra un negozietto dai prezzi stellari, un bar odoroso di vin brulé, la scuola di sci, il ristorante alla mano dalla cucina divina.
Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. È violento, sarcastico nel senso più romanesco di esserlo, saccente, infedele, maleducato con le donne, cinico con tutto e chiunque, e odia il suo lavoro. Però ha talento. Mette un tassello dietro l’altro nell’enigma dell’inchiesta, collocandovi vite e caratteri delle persone come fossero frammenti di un puzzle. Non è un brav’uomo ma non si può non parteggiare per lui, forse per la sua vigorosa antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano, forse perché è l’unico baluardo contro il male peggiore, la morte per mano omicida («in natura la morte non ha colpe»), o forse per qualche altro motivo che chiude in fondo al cuore.


Rocco Schiavone era così. Prendere o lasciare.
Questo libro me l'hanno consigliato tutti, ma proprio tutti quelli che l'hanno letto. E a tutti è piaciuto. E tutti quelli che sanno i miei gusti sono stati concordi nel dire che avrei adorato Rocco Schiavone, perché per nulla buono, perché si fuma le canne, perché usa le clarks, perché è un donnaiolo, perché è tormentato, perché è l'anti eroe per eccellenza. Io ho preso in mano il libro conoscendolo già, sapendo già cosa aspettarmi e con aspettative alle stelle. Dopo una quarantina di pagine avevo quasi le lacrime agli occhi. Non è scattata la scintilla, Rocco faceva esattamente quello che mi sarei aspettata e io dovevo a tutti i costi amarlo, non era possibile fare altrimenti. L'ho mollato. Ho letto fantascienza, fantasy, romance, ho cambiato genere del tutto. Però questo fallimento mi pesava, quasi mi vergognavo del fatto che io non fossi fra gli osannatori di questo libro. Poi ho fatto pace con me stessa e ho deciso che non me lo sarei fatto piacere a tutti i costi, poteva benissimo essere un altro Zafòn, oltretutto abito isolata è difficile raggiungermi.
E quindi sabato sera l'ho ricominciato, senza aspettative, convinta di stroncarlo e ieri mattina l'ho finito. Mi ha dato fastidio persino dormire, avrei voluto fare una tirata unica. 
Questa lunga premessa per dire che poi la magia è scattata anche per me, mi unisco alle fila di chi lo ama. Si perché questo libro è Rocco, è conoscere lui, il suo personaggio così particolare e anticonformista. E sì, avevate ragione, non può non piacermi.
Una telefonata sul cellulare a quell'ora di sera era una rottura di coglioni, sicuro come una raccomandata di Equitalia.
Una volta azzerati i preconcetti sono riuscita a godermi appieno sia il protagonista che la storia. E' un giallo e devo ammettere di non aver risolto il mistero, punto decisamente a favore. E l'ambientazione è molto suggestiva, questa vallata ricoperta di neve con gli abitanti così particolari. Io abito in una valle, in Piemonte, più in basso, ma riconosco molte analogie, soprattutto sul carattere degli abitanti. In fondo siamo tutti un po' imparentati no? Mi è piaciuto, mi sono riconosciuta. E devo dire che non svelare tutto il passato di Rocco, anche se in qualche modo capibile, aumenta l'aura di fascino che questo personaggio emana. Ho apprezzato soprattutto il finale, sia lo show nello svelare il colpevole sia la reazione del vice questore.
Ma non si può toccare l'orrore senza farne parte. E lui lo sapeva. Doveva per forza infilare le mani in quella melma appiccicosa, in quello schifo di palude per catturare i coccodrilli. E per farlo doveva trasformarsi inevitabilmente anche lui in una creatura di quei posti. Doveva sporcarsi. I fango diventava casa sua. E la puzza di decomposizione, il suo deodorante.
Penso che di questo personaggio si è parlato pure troppo, è il suo momento, non mi dilungherei oltre. Nonostante la partenza è riuscito a conquistarmi, ne sono contenta. Così come sono contenta di non essermi impuntata e aver atteso, questo è stato il momento giusto. Inutile dirvi che tra le mie letture prossime ci sarà La costola di Adamo.
Ah il voto, oggi al fondo, crea più suspense 

Voi l'avete letto? Sicuramente se non l'avete ancora fatto vi avranno consigliato di farlo. Ma io vi suggerisco di aspettare il momento giusto. 


10 commenti:

  1. Chiara benvenuta nel fan club Schiavone! Io devo ancora decidermi, me ne parlano tutti bene che ho paura di una grande delusione! Io ho acquistato La costola di Adamo su consiglio del mio libraio che ha detto che non necessariamente dovevo iniziare da Pista nera, reputato da lui non all'altezza del secondo! Insomma sta nella mia libreria in attesa...ti farò sapere!

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    1. Ciao! io non potrei mai cominciare dal secondo, è una cosa che mi infastidisce a dismisura. Mi è capitato di farlo (con Nesbø), non lo sapevo e ne ho patito un sacco. Conosco invece chi parte spesso dall'ultimo uscito e poi cerca di recuperare. Non so cosa consigliarti, solo che secondo me questo libro merita proprio, leggerò il secondo e mi farò un'opinione

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  2. Rocco non può non piacere, ma hai ragione sul fatto che per apprezzarlo da subito va letto senza preconcetti e aspettative. E ora, buona continuazione! Per quanto mi riguarda ho trovato un crescendo nei suoi romanzi e ad ora Era di Maggio per me è il migliore (7/7/2007 è in lettura)

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  3. Ma io tutti i retroscena di questa lettura mica li conoscevo, eh?! Comunque, felice che anche tu possa essere annoverata tra le amanti di Rocco Schiavone!

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    1. no no, non li ho detti a nessuno! Avevo paura, ihihih. Per fortuna poi mi ha conquistata, mi ero già preparata all'assalto

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  4. Chiara, ma sai che mentre leggevo l'inizio della tua recensione mi sono un po' allarmata. Ho iniziato a pensare "Noooo, non le è piaciuto!". Poi però hai fatto pace con te stessa e col fanclub :D Sono contenta ed ora avanti tutta con il prosieguo!

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    1. Ihihih ti ho fatta preoccupare, per fortuna però non è successo. La costola di Adamo è già lì che mi aspetta!

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  5. Se lo hai amato in pista nera aspetta di leggere gli altri!!!!

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