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venerdì 17 agosto 2018

Recensione "Divorare il cielo" di Paolo Giordano

Buongiorno lettori, oggi vi parlo di questo libro che ho potuto leggere grazie alla collaborazione con Unilibro, grazie ancora per la copia inviata.

Autore: Paolo Giordano
Titolo: Divorare il cielo
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 8 maggio 2018
Pagine: 430

Trama:
Quei tre ragazzi che si tuffano in piscina, nudi, di nascosto, entrano come un vento nella vita di Teresa. Sono poco piú che bambini, hanno corpi e desideri incontrollati e puri, proprio come lei. I prossimi vent'anni li passeranno insieme nella masseria lí accanto, a seminare, raccogliere, distruggere, alla pazza ricerca di un fuoco che li tenga accesi. Al centro di tutto c'è sempre Bern, un magnete che attira gli altri e li spinge oltre il limite, con l'intensità di chi conosce solo passioni assolute: Dio, il sesso, la natura, un figlio.
Le estati a Speziale per Teresa non passano mai. Giornate infinite a guardare la nonna che legge gialli e suo padre, lontano dall'ufficio e dalla moglie, che torna a essere misterioso e vitale come la Puglia in cui è nato. Poi un giorno li vede. Sono «quelli della masseria», molte leggende li accompagnano, vivono in una specie di comune, non vanno a scuola ma sanno moltissime cose. Credono in Dio, nella terra, nella reincarnazione. Tre fratelli ma non di sangue, ciascuno con un padre manchevole, inestricabilmente legati l'uno all'altro, carichi di bramosia per quello che non hanno mai avuto. A poco a poco, per Teresa, quell'angolo di campagna diventa l'unico posto al mondo. Il posto in cui c'è Bern. Il loro è un amore estivo, eppure totale. Il desiderio li guida e li stravolge, il corpo è il veicolo fragile e forte della loro violenta aspirazione al cielo. Perché Bern ha un'inquietudine che Teresa non conosce, un modo tutto suo di appropriarsi delle cose: deve inghiottirle intere. La campagna pugliese è il teatro di questa storia che attraversa vent'anni e quattro vite. I giorni passati insieme a coltivare quella terra rossa, curare gli ulivi, sgusciare montagne di mandorle, un anno dopo l'altro, fino a quando Teresa rimarrà la sola a farlo. Perché il giro delle stagioni è un potente ciclo esistenziale, e la masseria il centro esatto dell'universo.

Di Paolo Giordano mi sono innamorata quando anni fa lessi La solitudine dei numeri primi, comprato per la mia fissazione passione per i numeri. Ho scoperto un autore complesso e travolgente e, a distanza di anni e molteplici libri, ancora ricordo le emozioni provate con quella lettura.
Così come ricordo pure la delusione per Il corpo umano, mollato subito e con profondo dispiacere.

Ho iniziato quindi la lettura di Divorare il cielo in modo timoroso, non sapendo bene cosa aspettarmi. Ora posso dire che la sensazione maggiore è stata di sofferenza, una grande tristezza, ma anche una immensa emozione.
Sapevo che non esiste al mondo una solitudine più profonda di quella di chi ha creduto e poi ha smesso di farlo.
Il libro è meraviglioso, non saprei definirlo meglio, ma è anche un pugno nello stomaco. Mi sono ritrovata a vivere insieme a Teresa tutto il suo dolore, a patire tutte le ingiustizie.

La trama è molto particolare, raccontata in prima persona da Teresa stessa e narra la sua vita da quando adolescente incontra il trio composto da Bern, Tommaso e Nicola, in Puglia a Speziale, in vacanza dalla nonna (lei viveva a Torino). Questo incontro cambierà completamente la sua vita e non solo, coinvolgendo tutti in una storia piena di passioni e cose non dette.

La vicenda ci viene proprio raccontata da lei, svelata pian piano, con diversi salti temporali. Giordano si prende tutto il tempo per farti conoscere tutto, particolareggiando nel dettaglio, senza però dare un giudizio soggettivo. Ho amato profondamente tutti i personaggi, soprattutto per le loro mancanze, i loro difetti. A dirigere le cose però è Bern, l'intera vicenda e tutti gli attori ruotano attorno a lui. L'ho adorato, avrei voluto entrare nel libro per abbracciarlo a volte e altre per prenderlo a sberle.
"Lo vedi?" fece Bern. "Esistiamo solo noi. I grandi egoisti. Non c'è nessun dio che possa odiarci":
Due cose mi hanno colpito molto: il rapporto con la natura e la Masseria.
La natura, il modo in cui gli uomini interagiscono con essa è fondamentale nella storia. E se subito mi è sembrato tutto troppo esaltato, ho iniziato a pensarci molto. Continuo a essere sicuramente meno estremista ma ci sono diversi spunti su cui riflettere, a fondo.

Della Masseria (la M maiuscola è voluta) mi ha colpita l'importanza. Un luogo spesso fa da contorno a un racconto, qui invece assume quasi un ruolo da protagonista. L'ho immaginata molte volte, anche perché l'autore la descrive benissimo.

Durante la lettura ho provato sofferenza e malinconia, i temi trattati e le vicende avvenute non possono non farteli provare. Si potrebbero sintetizzare nella ricerca dell'amore: quello fraterno, di coppia, di padre nei confronti dei figli (non solo naturali), dell'uomo verso la natura, verso Dio. Ma anche dell'incapacità di riconoscere questo amore, dell'accettazione di esso. 
Poteva succedere anche questo. Nella vita poteva succedere che dentro le persone nascessero dei desideri inconciliabili. Non era giusto ma non si poteva evitarlo, ed era successo anche a noi.
Si soffre leggendo questo libro, ma ho ritrovato il Paolo Giordano che avevo tanto apprezzato. Ho odiato e amato ogni personaggio e alla fine li ho quasi invidiati. Avrei voluto essere lì con loro e sedermi sotto il leccio ad ascoltare una predica.

Un libro complesso, impegnativo, lento, che fa riflettere molto e tocca nel profondo. Fa provare dolore ma anche speranza e una voglia incredibile di andare a cercare i luoghi citati.
Voto:

Ringrazio ancora Unilibro.it per la copia del libro. Potete acquistarlo cliccando qui.


10 commenti:

  1. E niente, devo assolutamente decidermi a leggerlo!

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  2. Di Giordano non ho ancora letto nulla ma questo mi incuriosisce moltissimo per i numerosi pareri positivi che ho letto in giro! Sono proprio contenta che sia piaciuto anche a te!! :)

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  3. Lo sto leggendo,a piccole dosi,perché come hai detto tu,ti viene voglia di entrarci dentro e partecipare delle loro vite...

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    1. Va assaporato lentamente. Curiosa poi di conoscere la tua opinione

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