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sabato 4 aprile 2020

Dystopian Day - Intervista a Simone Colombo




Continuano le interviste fatte in occasione del primo Dystopian Day!

Grazie ancora a Liliana e a Mariana della libreria Il covo della ladra di libri, che non hanno mollato mai, e limitazione dopo limitazione sono riuscite a organizzarlo lo stesso, con una forma diversa, attraverso video e dirette. Noi blogger (ero accompagnata da Red KediThe wee small hoursDiario di ErreBi) abbiamo potuto aiutare attraverso interviste video e domande sui social. 

Sulla pagina facebook della libreria Il covo della ladra di libritrovate le varie dirette e i video, potete guardare anche su You Tube, se vi foste persi qualcosa.



Oggi tocca quindi a Simone Colombo, con il suo libro Radio Heads, edito Associazione Culturale Il Foglio. Durante il Dystopian Day è andato on line il video della mia intervista, ve lo ripropongo se ve lo siete perso.







Autore: Simone Colombo
Titolo: Radio Heads
Editore: Ass.Culturale Il Foglio
Data di pubblicazione: 1 gennaio 2016
Pagine: 260

Trama:
Un viaggio a tre voci in un mondo che cerca di rinascere, devastato e azzerato da catastrofi leggendarie, attraverso un'umanità culturalmente e tecnologicamente rozza. Una lenta ri-evoluzione ha portato alla comparsa dei post-umani, individui in grado di percepire le onde radio trasmesse da un antico satellite ancora misteriosamente attivo, e dai cyborg celati dietro le quinte del mondo. Uno di loro chiama aiuto da chissà dove. Kim, Joshua e Rebecca, per ragioni diverse, partono per cercarlo.




Intervista

1. Domanda: Come mai hai deciso di scrivere un libro distopico? Dove nasce l'ispirazione per Radio Heads?

Risposta: Quando ho iniziato a scrivere Radio Heads non ho scelto a priori di scrivere un romanzo distopico, ma il romanzo si è sviluppato da sé in modo parzialmente distopico. È un romanzo che racconta di un viaggio attraverso un mondo post catastrofico. Il mondo, all’apice dello sviluppo tecnologico, è stato spazzato via da “catastrofi” leggendarie di cui nessuno ricorda la natura. Il mondo è stato come resettato ed è in via di rinascita, pertanto quasi del tutto privo di tecnologia.

I tre protagonisti sono post-umani in grado di percepire le comunicazioni tramite onde radio trasmesse, si crede, dai cyborg, creature leggendarie e dimenticate. I protagonisti rispondono a una richiesta d’aiuto, una trasmissione anomala, e partono in momenti diversi e per motivi differenti alla ricerca della fonte della trasmissione.

La distopia è quindi una distopia di fondo, suggerita e che echeggia nelle domande sul passato dell’umanità, sullo stato delle cose, sulla vera natura dei cyborg. Ma sono presenti anche distopie locali: durante il viaggio, i protagonisti entrano in contatto con insediamenti umani e piccole grandi civiltà differenti, molte delle quali distopiche, in modi diversi (distopie religiose, tecnocratiche ecc...).

Le fonti di ispirazione sono tante, in quanto la struttura del romanzo si presta all’esplorazione dei generi e al gioco con i rispettivi cliché. Si passa infatti dal romanzo d’avventura a quello di fantascienza, con deviazioni che ammiccano al fantasy e al western, per esempio, farcendo il tutto con una forte impronta ambientalista.


La scintilla da cui è nato tutto è stata la domanda “se la mia testa fosse una radio, cosa potrebbe succedere?”, scaturita dall’ascolto della band Radiohead, che mi ha portato a sviluppare il personaggio di Kim, una bambina disturbata da interferenze radiofoniche esiliata dal mondo per sfuggirne.


2. D: Perché la scelta di tre voci narranti, così diverse tra loro? In chi ti identifichi maggiormente?

R: Ho scelto tre voci narranti per aumentare i punti di vista sul mondo che avevo in mente, così vasto da richiedere tre sguardi molto diversi tra loro. Mi identifico in tutti e tre i protagonisti, in quanto sono lati differenti del mio carattere che ho sviluppato e a cui ho dato voce.

La protagonista principale, Kim, la conosciamo da bambina e ne seguiamo la crescita fino all’età adulta. Lei ha un carattere forte e testardo, dal quale i pericoli incontrati lungo il viaggio tirano fuori il peggio, portandola a diventare sempre più violenta e folle. Il suo obiettivo è puramente quello di viaggiare.

Joshua è il buono, un buono indolente e depressivo che ha bisogno di fuggire, e lo fa quando incontra Kim, ormai adulta.

Rebecca, invece, entra in scena alla metà circa del romanzo, rappresenta lo sguardo meravigliato sul mondo, l’entusiasmo e l’ingenuità.


3. D: Secondo te l'inquinamento ambientale di oggi può portare a scenari distopici futuri?

R: La risposta è senz’altro affermativa, sempre tenendo presente che la distopia, nella realtà, non si presenta quasi mai con un volto insindacabilmente cattivo come quello a cui la letteratura ci ha abituato. La fiction lavora sempre portando all’eccesso quei presupposti che nella realtà possono far parte della “normalità” e di cui non scorgiamo le implicazioni future. La distopia nella realtà è molto più subdola, e spesso noi stessi ne siamo gli artefici senza rendercene conto.

Ambiente e distopia fanno parte dei temi affrontati da Radio Heads, in quanto dietro un mondo rinato dalle sue ceneri aleggia l’ombra di chi vuole approfittarsene. Il tema è stato ulteriormente sviluppato in quella che io chiamo “espansione” di Radio Heads, ovvero Echo Heads, romanzo in fase di revisione che racconta il prima e il dopo del primo romanzo, che spero possa vedere presto la luce. Nonostante l’esistenza di un secondo romanzo, ci tengo a precisare che Radio Heads è stato concepito come autoconclusivo ed è pertanto leggibile come tale.

4. D: Quanto, secondo te, la narrativa distopica è lo specchio della società di oggi?

R: È uno specchio che comporta riflessione e autoanalisi su ciò che siamo e su quello che stiamo facendo, e sulle implicazioni future delle nostre scelte come società. Però più che ad uno specchio penserei al divano dello psicanalista, dove ci si sdraia e a ruota libera si sviscera tutto, dai ricordi alla realtà, dalle aspettative agli incubi.


5. D: Puoi dire qualche titolo di film o libri che ti stanno particolarmente a cuore e che magari ti hanno in qualche modo ispirato?

R: Sono un lettore e uno spettatore particolarmente onnivoro. Dal punto di vista letterario amo Franzen, Murakami e Eco, tutti autori che per stile e tematiche sono paradossalmente lontani dal mio modo di scrivere. Stringendo su Radio Heads, credo che le ispirazioni più forti vengano dalle saghe di Dan Simmons (Hyperion e Ilium) e dal manga e anime di Akira, di Otomo. Tuttavia, il libro è stato molto ispirato dalla musica, non solo dei Radiohead, e dalla lettura di saggistica, McLuhan in primis e articoli vari su nuove tecnologie e società arcaiche.




Grazie ancora a Simone per il tempo e l'attenzione dedicata. Mi raccomando se non avete ancora letto Radio Heads dovete farlo!



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