Ho iniziato questo libro di sole 463
pagine, ben quattro volte in due anni. So che le premesse, detto ciò, non
sembrino le migliori, che si potrebbe pensare che la lettura non sia
avvincente, che qualcosa mi abbia disturbato, ed invece no. Questo romanzo,
come tanti prima di lui, è invece solo l’ennesima dimostrazione di quanto sia
vero l’assunto che i libri ci chiamino e che abbiano un
tempo tutto loro.
Oggi è stato il momento per me di
leggere Nevernight di Kristoff, autore già enormemente apprezzato con la
trilogia di Illuminae, ancor più amato proprio perché non un mio genere,
e me lo sono goduto tutto d’un fiato, appesa ad ogni pagina che giravo,
sottolineando decine di frasi, emozionandomi con e per tutte le perdite subite
da Mia, la giovane ed intraprendente protagonista della storia.
Da che parte si può iniziare quando un
libro ti è entrato così dentro da non voler leggere la parola fine,
quando ti ha tenuto così tanto sul filo, invece, da voler a tutti costi
arrivare alla fine?
Non è un libro semplice né immediato,
questo va detto anche per preparare chi si voglia avvicinare al testo, nel
senso che ci vuole proprio una certa quantità di pagine per entrare in un
ambiente tanto insolito e in personaggi tanto sopra le righe (mi riferisco ad
un certo gatto naturalmente), ma anche una certa dose di elasticità mentale
per poter fare il punto di tutte le informazioni che ci getta addosso l’autore.
Vero però è che una volta entrati, una volta entrati nel meccanismo delle note
a piè pagina, che in alcuni casi occupano più della metà della pagina intera,
una volta colta l’ironia di fondo che non fa che emergere ad ogni pagina, una
volta fatto proprio l’apparato che contiene i fatti si va talmente nel profondo
che si arriva a sentirsi a proprio agio anche in una scuola di assassini!
Tra le tante cose che mi hanno affascinato
del libro la prima è l’assoluta mancanza di buoni sentimenti, anzi di quell’imposto
bisogno di bontà che gli autori ad un certo punto mettono a forza nei loro
romanzi: Kristoff è sadico dall’inizio alla fine, non fa sconti a nessuno,
regala amore ed amicizia e fiducia, ma toglie tanto, a tutti. I colpi di scena,
praticamente uno ad ogni fine di capitolo, sono il motore che muove un
ingranaggio costruito nei minimi particolari e per cui lui spende migliaia di
parole, senza lesinare in descrizioni di ambienti, storia, intrecci,
sentimenti. Il principale? La vendetta, non solo da parte di Mia che vuole
entrare in una scuola di assassini proprio per eliminare chi le ha eliminato
la famiglia, ma da parte di tutti gli aspiranti finalisti, in termini più macabri,
i sopravvissuti. Ognuno di loro è mosso da un segreto, da un motivo drammatico
e violento che lo ha spinto a rinunciare ad una vita lineare, per affrontare
ogni giorno la morte e la capacità di sconfiggere i propri fantasmi.
Impossibile riassumere in poche battute
tutto ciò che questo libro dice, racconta, suscita, e sinceramente non ne sento
neanche la necessità, ciò che vorrei sottolineare, invece, sono i diversi ed
intensi motivi di bellezza che l’autore ha saputo creare, nonostante
descrivesse morte e sangue e violenza. Sono le emozioni, pure e contrastanti e
profonde, che il romanzo è riuscito a scatenare nel lettore. È quell’ironia di
fondo, è la capacità di Mia, personaggio intenso e di spessore, in tutte le sue
manifestazioni, di andare avanti nonostante tutto il marcio con cui è costretta
a convivere. La sua forza mi ha stupito ma mi anche affascinato tantissimo, la
sua capacità di rialzarsi ed affrontare il male, di tornare indietro e di
salvare il salvabile.
Fare questa recensione è stato molto
difficile, e so che nei giorni a venire mi verranno in mente altre mille
considerazioni che potevo portare alla vostra attenzione, so che ho tralasciato
tanto, ma so anche che questa è proprio una recensione di pancia, è una
di quelle che non riesci proprio a fare entrare in degli schemi, ma che escono
da sole, senza darti il tempo di fermare un solo pensiero.
Ho terminato la lettura, e termino ora la
recensione dicendomi l’unica cosa che conti: devo assolutamente leggere il
secondo, perché se un primo capitolo è stato così carico di eventi e suspense,
di personaggi, tanti, ma delineati tutti minuziosamente, tanto da permettere al
lettore di non confonderli mai, di una storia costruita su più piani temporali
ma che si amalgamano in modo coerente e fluido tra di loro, allora non oso
immaginare cosa siano in grado di essere il secondo o il terzo volume!
oh lo zio Jay non sbaglia mai. quanto mi è piaciuta l'intera trilogia e dire che ho impiegato un anno a leggerla perchè come dici tu doveva arrivare il suo momento! felice che tu abbia amato Mia quanto me
RispondiEliminaLi ho amati a dismisura! Ora cerco di leggere gli altri due!!!
EliminaLeggo solo recensioni positive di questa trilogia che mi attira e mi allontana per tutti i motivi che hai elencato, primo fra tutti i temi: morte, sangue. Però come hai detto tu i libri chiamano e so che arriverà il suo momento. Non posso perdere una lettura da 5!
RispondiEliminaÈ una lettura che ne merita pure di più di 5!!!
EliminaForse risulterò scontata ma so per certo che non leggerò questa serie perché non la sento mia
RispondiEliminaCome scrivevo, io ci ho messo un po’ a decidermi a leggerlo, pur avendo il libro pronto sul comodino, e ci credo che possa non essere nelle tue corde, ma se decidi di dargli una possibilità non te ne pentirai
EliminaAmo, amo amo amo amo, ho detto amo???
RispondiElimina🤣🤣🤣
EliminaPerò sono tutti AMO più che meritati
Uao, lettura bella impegnativa! Diciamo che l'argomento non mi attira molto,ma visto il tuo entusiasmo non posso che lasciare una possibilità a questo libro, quando appunto dovesse venire a cercarmi.
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