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venerdì 3 febbraio 2023

Recensione "Lezioni di chimica" di Bonnie Garmus

Il libro:
Autrice: Bonnie Garmus
Titolo: Lezioni di chimica
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 3 maggio 2022
Pagine: 464

Trama:
La cucina è chimica e la chimica è vita. La capacità di cambiare tutto, compresi se stessi, comincia da qui. Elizabeth Zott è magnetica. Se entra in una stanza, state certi che non le staccherete gli occhi di dosso: perché è bella, e perché ha quel modo schietto di esprimere il proprio pensiero, che scende come una lama sulla superficie molle della morale comune. Siamo nel 1952, ed Elizabeth è una giovane chimica che lavora all'Hastings Research Institute in California, un ambiente ferocemente maschilista dove il suo innegabile talento viene per lo più messo a tacere, sabotato, o usato per il prestigio altrui. Malgrado le difficoltà, il coraggio di rivendicare diritti e successi non viene scalfito e spinge Elizabeth a perseverare. C'è solo un uomo che ammira la sua determinazione: è Calvin Evans, genio della chimica in odore di Nobel, con il quale nasce un sentimento puro in cui condivisione delle formule e attrazione fisica vanno di pari passo.Ma la vita, come la scienza, è soggetta a trasformazioni, e qualche anno dopo la tempra di Elizabeth, ora madre single, folgora un produttore televisivo che le affida la conduzione di Cena alle sei, un programma di cucina che nelle sue mani diventa un appuntamento quotidiano immancabile per il grande pubblico. Il suo approccio rivoluzionario ai fornelli, infarcito di digressioni scientifiche, non mira solo alla preparazione di stufati, ma anche ad aprire gli occhi all'universo femminile. Lezioni di chimica è la storia di una donna irresistibile, che cade e si rialza più volte; è l'avventura di un'esistenza che ribalta gli schemi e costruisce un nuovo percorso, nonostante tutto. Con Elizabeth Zott si ride e si piange. È lei a dettare il ritmo, a indicarci quando andare a testa alta e quando invece è impossibile. Quello che sembra dirci, alla fine di tutto, è di non fermarci mai.


Ho scoperto questo libro grazie a una mia amica “storica”, di quelle amicizie preziose nate sui banchi di scuola, che spaziano in tutti i campi e perdurano nel tempo. Lei si è innamorata di questo titolo, tanto da parlarne in continuazione ed essere pure presa bonariamente in giro dai familiari. Mi ha perciò proprio chiesto un parere, quale lettrice forte e io mi ci sono buttata.

A lettura ultimata posso solo dire un grande grazie a Mery, perché questo libro è un piccolo capolavoro, che senza di lei mi sarei lasciata sfuggire.

La storia racconta di Elizabeth Zott, una chimica che ha avuto l’inconveniente di essere una donna e di vivere negli anni ’50, dove non veniva assolutamente considerata in ambito scientifico.
La sua storia, le sue battaglie, la sua tenacia e la sua intelligenza colpiscono dritto al cuore, soprattutto per la fragilità che nonostante la tempra d’acciaio spesso traspare.

Ho adorato tutto di questo libro, anche il fatto che inizi partendo dal ’61 per poi tornare indietro a raccontare (tecnica narrativa che ultimamente trovo sempre più spesso ma che non sempre apprezzo).

Mi è piaciuto lo stile, tantissimo, perché nella sua semplicità è riuscito a entrarmi dentro, è scorrevole ma non leggero, regala più di un sorriso ma anche commozione, e fa arrivare dritto e forte il messaggio giusto di protesta. Prima opera di questa autrice, per me un esordio spettacolare.

Ho adorato la storia, tantissimo, soprattutto ciò che vuole trasmettere. Ovviamente questo libro parla di femminismo, o meglio di condizione femminile, ma non è un manifesto femminista, semplicemente sottolinea ciò che è stata, e purtroppo ancora è, la realtà. I pregiudizi, le invidie, la slealtà, ma ciò che veramente mi ha colpita è che l’autrice ha parlato anche di amicizia, supporto e considerazione. Non tutti i personaggi maschili ne escono male, anzi in questo libro ci sono diverse perle, così come ci sono pure donne che intralciano in tutto e per tutto le altre. Ho apprezzato il fatto di avere una panoramica completa, che non fosse così smaccatamente di parte.
Inoltre nulla è lasciato al caso, tutto ha un perché, cosa che io apprezzo sempre.

La componente però che più mi è piaciuta è la caratterizzazione dei personaggi, tutti quanti. Difficilmente dimenticherò Elizabeth, ma lei non è l’unica che mi ha colpita. Credo che tra i secondari il mio preferito sia Seiemezza, il cane, che in questa storia ha un ruolo fondamentale. Ma in generale ho adorato oppure detestato proprio tutti, credo che l’autrice sia stata meravigliosa nel descriverli, pregi e difetti. Ho avuto proprio un trasporto totale, l’empatia è stata fortissima.

Mi è piaciuto anche che in sottofondo passassero due cose: un’accusa alla religione, che al posto di unire divide (anche qui però con una visione a 360°, con un personaggio religioso super positivo) e come seconda cosa il concetto di famiglia che ti costruisci, indipendentemente dai vincoli di sangue.

Mi ha emozionato questo libro, mi ha fatto bene. È una storia che ha smosso qualcosa dentro, lasciandomi però una bella sensazione addosso.
Grazie Elizabeth Zott e grazie Mery.
Voto: 5*

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5 commenti:

  1. Una lettura straordinaria. Concordo con te la storia la fanno i personaggi così ben caratterizzati e bello anche il modo di raccontarla tornando nel passato con dei flashback. Scritto divinamente. Lo devo ancora finire ma mi ha conquistata da subito.

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