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martedì 8 maggio 2018

Intervista a Guido Marangoni - Finalista Premio Bancarella 20018

Buongiorno! Oggi torno a vestire i panni di #bancarellablogger e vi faccio conoscere meglio Guido Marangoni, autore di "Anna che sorride alla pioggia" edito Sperling & Kupfer, uno dei sei libri finalisti del Premio Bancarella.


Per il tipo di argomento trattato questo libro mi è particolarmente caro, in quanto genitore di figlio speciale. Guido è riuscito a trasmettere un messaggio di gioia e accettazione così profondo che lo ringrazio da subito e invito voi tutti a guardare la sua pagina facebook, Buone notizie secondo Anna, in cui trovate le date dei vari eventi.




Ciao Guido, grazie mille per essere qui 

·    Avevi mai pensato, anche nei sogni di bambino, di scrivere un libro e che questo avrebbe concorso per un premio così prestigioso? Quali sono le tue emozioni riguardo?

Normalmente quando si assiste a una magia si rimane incantati e lo sguardo verso il prestigiatore si trasforma in incredulità, in ammirazione. Ho avuto la fortuna di conoscere più di qualche mago e la scoperta più sconvolgente è stata quella di realizzare, ogni volta con lo stesso stupore in bilico tra entusiasmo e delusione, che anche quando i trucchi sembravano impossibili, si trattava semplicemente di un uomo. 
Ricordo che la stessa magia e incanto l’ho provata la prima volta che ho iniziato a leggere un libro. Era un semplice libro per bambini e si intitolava “Il barboncino accadueò”. Entusiasta tra le pagine del libro, immaginavo lo scrittore come un grande prestigiatore che con le semplici parole sapeva farmi viaggiare, immaginare, piangere e ridere. Mi sembrava quasi più potente di un mago, forse perché un vero scrittore non lo avevo mai incontrato. Così scrivere un libro è diventato uno dei miei grandi sogni da relegare però nella zona “impossibile”...al fianco di altri sogni irrealizzabili, come per esempio quello di essere Batman. Non altri supereroi, ma Batman perché anche lui era semplicemente un uomo. 
Il fatto poi di non abitare a Gotham City e soprattutto di essere stato rimandato in italiano limitavano questi sogni ad esistere solo nella mia cameretta da letto. Quella camera da me affrescata a tempera con immagini di supereroi e dove riempivo il famoso cassetto di sogni e pagine piene di appunti e disegni. 
Il premio Bancarella, invece, come altri premi letterari importanti, è sempre stato qualcosa simile al guardare e interrogare le stelle, cioè a contemplare quanto bello, lontano e irraggiungibile può essere un “desiderio” scoprendo poi, con grande meraviglia, che è proprio il significato di “desiderare”. 
Quindi per me tutto quello che sta accadendo è davvero una grande emozione e un grande privilegio. Sto vivendo questi incontri e avvenimenti un po’ come farebbe un bimbo in visita a Disneyworld: incantato ed emozionato con la bocca aperta e il naso all’insù.


·   Leggendo il libro mi sono innamorata della tua famiglia, così piena di amore. Avete mai avuto dei momenti “no” dovuti al cromosoma in più di Anna? 


Grazie, è davvero meraviglioso percepire questo grande affetto da chi si tuffa nella nostra storia. Certamente ci sono stati momenti “no” e sono conscio che ce ne saranno molti altri. Il primo fra tutti, che racconto sul libro, è stato proprio l’annuncio della Trisomia21 di Anna. Possiamo metterla come vogliamo, ma l’annuncio della sindrome di Down è una brutta notizia. La scoperta potente, che in qualche modo mi hanno donato le mie donne, è che dietro la brutta notizia di una disabilità si nasconde sempre, ma davvero sempre, una bella notizia. Per noi la buona notizia si chiama Anna. Questo salvifico esercizio di svincolare la persona dalle sue caratteristiche, anche quando sono invadenti come una disabilità esplicita, è tanto semplice quanto potente e può essere applicato a tutti gli incontri che facciamo dove, spesso, la diversità percepita viene confusa con la persona. Detto questo non sono mancate e non mancheranno le lacrime a bagnare i momenti “no”, ma sinceramente non ho ancora trovato nulla per cui valga la pena lottare, nella vita, che sia semplice e privo di difficoltà.


·         Perché hai deciso di raccontare la tua storia?

Non nascondo che il desiderio di raccontare la nostra storia è nato da un invito di quel grande comunicatore che è Papa Francesco. In un suo discorso, Francesco ha detto: “La sfida che oggi ci si presenta è reimparare a raccontare, non semplicemente a produrre e consumare informazioni”. Quel “reimparare a raccontare” mi è risuonato per mesi. Avevo notato che ci sono molte, moltissime informazioni tecniche sulla sindrome di Down e sulla disabilità in generale, ma poche storie delle persone che si nascondono dietro a queste disabilità esplicite. Il grande musicista Ezio Bosso dice: “Ci sono persone con una disabilità evidente in mezzo a tante persone con disabilità che non si vedono”. Da questo prezioso punto di vista risulta chiaro che la disabilità non è qualcosa che riguarda altri, ma che ci riguarda tutti. Forse sono un sognatore, ma credo che con questo nuovo sguardo, questo sguardo diverso, succederà sempre meno che Anna venga confusa con la sua disabilità. 
In questi ultimi anni ho scoperto che proprio queste disabilità, o fragilità, che teniamo ben nascoste si possono rivelare una delle più grandi potenzialità che abbiamo a disposizione. Non perché la nostra fragilità sia potente in sé, anzi, ma perché la semplice possibilità che abbiamo di raccontarle, di condividerle l’un l’altro è una delle energie più grandi che abbiamo. Ognuno può scegliere la modalità che preferisce, ma raccontare le nostre diversità rimane una delle risorse più potenti che abbiamo a disposizione per incontrarci e stare bene.


·      Il tuo libro è autobiografico. Hai avuto critiche in questo senso? Qualcuna delle persone citate si è lamentata?

Alcune critiche ci sono state anche se, oltre ad essere davvero pochissime, mi sono sempre state sollevate prima di leggere il libro o di ascoltarmi in uno dei miei spettacoli o presentazioni. Poi, con mia grande sorpresa, chi le aveva espresse ha sempre cambiato idea.
Nessuna delle persone citate nel racconto si è lamentata, anzi chi si è riconosciuto è molto felice di far parte di questa storia. Anche quando le citazioni possono sembrare “negative” in realtà sono sempre in buona compagnia. In mia compagnia. Cioè ci sono sempre io che in prima persona confesso la mia pochezza e inadeguatezza in molte situazioni. In tutta la mia narrazione, non solo nel libro, ma anche nella vita, cerco di praticare la "leggerezza che," come dice Italo Calvino, "non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore". Questa sintesi mi è molto cara per vari motivi, non ultimo il fatto che l’autore condivide con me una grande fragilità: la balbuzie. Ma soprattutto perché, a volte, il mio modo di raccontare la fragilità può essere confusa con la superficialità. La leggerezza invece sa essere molto profonda. 
Per non cadere nella trappola del “piccolo predicatore” o del “professorino”, è per me importante sottolineare che il mio è un semplice punto di vista. In realtà non voglio insegnare nulla e sono certo che la mia modalità non sia quella giusta in assoluto, ma semplicemente una possibilità. Sono molto curioso di conoscere tutti i punti di vista. La vita riserva a ognuno di noi diversi "macigni sul cuore" e sono convinto che una delle poche opportunità che abbiamo per toglierli o alleggerirli è quella di condividerli.


·     Quanto è cambiata la tua vita, la vita della tua famiglia al completo, con l’arrivo di Anna?
La mia vita è stata piacevolmente stravolta, ma non credo ne sia cambiato il senso. Sicuramente la mia e la nostra vita si è arricchita dopo l'incontro con Anna. Quando era in pancia, anche se riuscivo a sentirla muovere appoggiando le mani, anche se provavo a parlarci usando l'ombelico come amplificatore, anche se mi sforzavo di immaginarla, c'erano sempre la paura e la notizia della sindrome di Down a vegliare su di me. Quando poi è avvenuto l'incontro... allora tutto è cambiato. La sindrome di Down continua ad esserci e ad esistere, ma è passata in secondo piano per lasciare spazio ad Anna.


·         La pagina Facebook “Buone notizie secondo Anna” è molto attiva e permette di raggiungere un bacino maggiore di utenti. È nata per questo motivo o come sfogo tuo personale?

La pagina Facebook è stato il primo tentativo di reimparare a raccontare. Il mio desiderio era, ed è, quello di proporre un punto di vista diverso e leggero, che non vuole essere ne giusto ne sbagliato, ma semplicemente un’angolazione che permetta di intravedere che dietro ad ogni “disabilità esplicita” si nasconde una persona. Un concetto tanto semplice e apparentemente banale, quanto potente. Le persone che vorrei raggiungere sono tutte, ma anche, e soprattutto, quelle che non hanno mai avuto niente a che fare con la disabilità e, come è naturale che sia, sono un po’ impaurite e poco allenate. Quello che voglio raccontare non è una dinamica di pietismo, ma quasi un suggerimento egoistico: “Se provi ad abitare quella zona di imbarazzo nell’incontro, scoprirai opportunità nascoste che potrebbero donarti una felicità inaspettata”.
Quindi nessuno sfogo, ma un invito a provare una cosa bella... un po’ come si chiamano le persone care per far ammirare un tramonto o un paesaggio mozzafiato. C’è tanta bellezza nella diversità da scoprire e ogni canale è buono per annunciarlo... anche Facebook.


·         Uno degli insegnamenti del libro è l’invito a parlare della diversità, tanto, soprattutto con chi non la conosce. Secondo te perché è così difficile farlo?

Credo ci risulti particolarmente difficile semplicemente perché non siamo allenati, o meglio, non abbiamo confidenza, un’altra delle mie parole preferite, che significa con-fiducia. Ci fermiamo alla superficie, ma non osiamo scoprire cosa si nasconde dietro. Fin da piccoli ci insegnano che determinate frasi o atteggiamenti sono poco “opportuni”. Mi viene in mente un bambino che, incontrando me e Anna in passeggiata, ha chiesto alla madre: “Mamma, perché quella bimba ha gli occhi così?” Una domanda assolutamente lecita e di buon senso che sicuramente ha creato imbarazzo alla giovane mamma che, invece di spiegare, ha preferito scappare. Probabilmente quel bimbo in una situazione analoga, anche quando diventerà grande, non chiederà più nulla, rinuncerà a quella sana curiosità che io invece credo sia il segnale più chiaro ed evidente della nascita di un incontro.


·         “Anna che sorride alla pioggia” ha vinto il premio Selezione Bancarella ed è nella sestina finalista. Cosa hai pensato quando te l’hanno detto?

Quando mi ha chiamato la editor Lara Giorcelli per annunciarmi la notizia del Premio Selezione Bancarella ero incredulo e divertito, tant’è che le ho risposto: “Ok, oltre a questi bellissimi scherzi quali sono le novità?”. La sua risata fragorosa mi ha convinto in un istante che era tutto vero. Sentirmi chiamare poi dai giornalisti e vederlo annunciare dai media è stata davvero un’emozione incredibile. Un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Anzi, ne approfitto per dichiarare che, se si tratta di uno scherzo ben architettato, beh non voglio saperlo. Lasciatemi pure questa meravigliosa sensazione. 
Se ci fosse ancora la mia cameretta disegnerei sul muro una “bancarella piena di libri”, ma visto che ora divido la camera con mia moglie Daniela, meglio non azzardare uno dei miei affreschi. :) 
Mi è risuonato poi uno dei commenti che i lettori mi fanno più spesso: “Ma sai che è scritto veramente bene?”. Quando lo dice chi mi conosce da molto tempo, la frase risuona al confine tra meraviglia e incredulità. Non sono mai certo di essere davanti a un complimento o una presa in giro. Come a dire: “Tu Guido scrivi così? Quel Guido pazzo e distratto che conosco da sempre, scrive così bene?”. Vederlo ora riconosciuto ufficialmente da un premio prestigioso come questo accende in me una gioia e un entusiasmo difficili da descrivere.


·        Riguardo la scrittura, quali sono i tuoi progetti futuri? Scriverai ancora di Anna?

Come dicevo il mio “cassetto dei sogni” è pieno zeppo di storie, desideri e anche qualche bozza, ma per il momento sto dedicando tutte le mie energie a portare in giro per l’Italia la nostra storia con presentazioni, ma anche con un vero e proprio spettacolo dove, attraverso parole, musica e immagini racconto la potenza delle nostre fragilità facendomi aiutare da Anna che sorride alla pioggia. Ho già fatto più di 150 presentazioni/spettacoli e devo dire, anche rischiando di risultare banale, che l’incontro con le numerosissime persone e la condivisione delle nostre e delle loro storie, rimane la parte più bella, completa e potente di tutta questa magica avventura. 
Ho realizzato anche un altro dei miei sogni che ho immaginato da bambino: il libro “firma-copie incontri”. È una versione di Anna che sorride alla pioggia più grande e con le pagine bianche che porto in tutte le mie presentazioni. Alla fine degli incontri, dove normalmente l’autore firma le copie dei lettori, io cambio i piani e invito tutti i presenti a firmare il mio librone con una dedica, uno scarabocchio o un fiorellino. Lo stupore negli occhi delle persone, che poi si affrettano a lasciarmi un pensiero, ha davvero qualcosa di magico, e io quando sono in viaggio, in treno o in aereo, mi gusto e mi nutro di tutta questa bellezza leggendo i pensieri dei lettori.
Molto probabilmente scriverò ancora di Anna, di Marta, di Francesca e di Daniela perché sono per me davvero una benedizione. Ma scriverò con una modalità un po’ diversa che da un po’ frulla nella mia testa. Sinceramente però, più che del mio prossimo lavoro, sono davvero curioso e impaziente di leggere Anna quando scriverà di sé, della sua famiglia e del suo papà.


Grazie di tutto, è stato un onore.

Grazie a te di cuore! :)
Guido



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