Buongiorno, oggi anzi ieri ma la programmazione mi ha fregata si conclude il gruppo di lettura del primo capitolo di questa serie, La Chimera di Praga. Per me rilettura e in generale molto sentita e sofferta, mi è piaciuto tantissimo rileggerlo in compagnia, è stato molto più interessante.
Il libro:
Autrice: Laini Taylor
Titolo: La Chimera di Praga
Editore: Fazi Editore (Lain)
Data di pubblicazione: 3 maggio 2012
Pagine: 394
Serie: #1 La saga della Chimera di Praga
Trama:
Karou ha diciassette anni, è una studentessa d’arte e per le strade di Praga, la città in cui vive, non passa inosservata: i suoi capelli sono di un naturale blu elettrico, la sua pelle è ricoperta da un’intrigante filigrana di tatuaggi, parla più di venti lingue e riempie il suo album da disegno di assurde storie di mostri. Spesso scompare per giorni, ma nessuno sospetta che quelle assenze nascondano un oscuro segreto. Figlia adottiva di Sulphurus, il demone chimera, la ragazza attraversa porte magiche disseminate per il mondo per scovare i macabri ingredienti dei riti di Sulphurus: i denti di ogni razza umana e animale.
Ma quando Karou scorge il nero marchio di una mano impresso su una di quelle porte, comprende che qualcosa di enorme e pericoloso sta accadendo e che tutto il suo universo, scisso tra l’esistenza umana e quella tra le chimere, è minacciato. Ciò che si sta scatenando è il culmine di una guerra millenaria tra gli angeli, esseri perfetti ma senz’anima, e le chimere, creature orride e grottesche solo nell’aspetto esteriore; è il conflitto tra le figure principi del mito cristiano e quelle dell’immaginario pagano. Nel disperato tentativo di aiutare la sua “famiglia”, Karou si scontra con la terribile bellezza di Akiva, il serafino che per amore le risparmierà la vita.
Con questo libro unico, già finalista al National Book Award, tra i più alti riconoscimenti letterari negli USA, e acclamato dalla critica più esigente, Laini Taylor tesse un raffinato modern fantasy permeato dalle intriganti atmosfere praghesi e dalla tradizione mitologica del mondo classico, in cui la ricerca della natura interiore s’accompagna alla scoperta del vero, ma sempre contrastato amore.
di Ludovica
«Quando ne arriverà uno essenziale, lo riconoscerai.
Smetti di buttarti via.
Aspetta l’amore.»
Qualcuno lo avrà già scritto pensato e detto, ma
quando tutto ebbe inizio, cioè quando Madrigal salvò Akiva ed Akiva fece quello
che di più pericoloso e temerario potesse scegliere, andare nella Terra delle
Chimere, Loramendi, solo per rivedere e ringraziare Madrigal, una Chimera che
aveva salvato lui, un Serafino, io ho pensato all’amore impossibile per
antonomasia, ad un Amore che fu qualcosa di più di “un elemento”, un amore che
sfidò famiglie nemiche e vinse su tutto, quello di Romeo e Giulietta.
Akiva è un Serafino. Madrigal una Chimera. Sono
nemici da sempre. Si combattono da sempre. Non solo non possono amarsi ma non
possono e non devono proprio pensare ad un’altra vita in cui sia contemplata
una seppur minima speranza di pace.
Akiva e Madrigal sfidarono le regole conosciute ed
anche quelle silenziose e non dette, quelle che devi conoscere se vuoi sopravvivere. Quelle che
loro hanno ignorato e per cui hanno pagato e continueranno a pagare.
Chi è Karou? Che rapporto ha con entrambi i
personaggi? Che rapporto ha con Chimere e Serafini? Qual è il suo ruolo nelle
loro vite e nella sua, di vita?
Karou non sa chi lei sia, sa solo che è stata
cresciuta dalle Chimere e che vuole bene a Sulphurus, la Chimera che l’ha accolta nella sua
famiglia, pur non svelandole mai chi fosse, gli vuole bene come a un
padre/amico/consigliere/maestro.
Sa che deve odiare i Serafini, ma non sa cosa
faccia Sulphurus con i denti che le manda a cercare nel mondo, sa che non
appartiene a nessuno, sa che soffre tantissimo di solitudine, vive sempre con
quella spiacevole e sofferta sensazione di non essere completa, come se una sua
ala fosse drammaticamente spezzata, ma non sa davvero chi lei sia e quale posto
occupi nel mondo umano, e non.
Eppure, quando incontra per la prima volta Akiva,
ha immediatamente la sensazione di riconoscerlo. Di lui sa solo che è un
Serafino che ha tentato di ucciderla, ma il suo cuore sente di potersi, di doversi,
fidare di lui. Immotivatamente. Inaspettatamente. Involontariamente.
«Inclinò la testa da un lato, esaminando disperatamente quei
tratti in cerca di un accenno di...anima... e allora, lo vide.
L’angelo esitò. Per una mera frazione di secondo fece scivolare
la sua maschera, e fu sufficiente:
Karou vide una patina di imperiosa commozione,
un’ondata d’emozione che addolcì i lineamenti rigidi e
assurdamente perfetti.»
È una fiaba questa, anzi, sono due fiabe, vissute
in un arco temporale amplissimo, in cui si intrecciano e si risvegliano e
ricominciano in un vortice senza freni. Guidate dall’amore e dall’odio, perché dove
c’è l’uno non può mancare l’altro, sono lì ad ogni passo a ricordare che non può
esistere né il Bene né tantomeno il Male assoluto.
E questo libro è proprio un esempio di come non ci
si possa schierare né da una parte né dall’altra, non ricordo un solo momento
in cui si riesca a capire in che modo Chimere e Serafini possano essersi
sfiorati senza odiarsi e di come si odino senza sfiorarsi.
Sono 383 pagine di suspense, di domande, di
interrogativi, e se è vero che in alcuni tratti, anche lunghi, il racconto
sembri perdere un po’ del ritmo forsennato che tiene e mantiene per l’intero
libro, quando ad esempio il racconto va avanti e poi torna indietro e poi vola
vorticosamente avanti e, come in un vuoto d’aria, si ha l’impressione di
restare senza respiro, è ugualmente vero che senza quegli sbalzi temporali non
avremmo il dinamismo ed una visione totalizzante, che in realtà si sposano bene
al tipo di racconto!
Questo libro è un tipico ed ottimo esempio di
Urban Fantasy, in cui la Realtà, la Praga che Karou vive, come tutte le altre
città su cui “vola”, si incastra perfettamente ad una Irrealtà che è ugualmente
e fortemente reale, in cui Chimere e Serafini si sfidano e si combattono da
millenni, ma che nonostante tutto, continuano a circondarsi di umani.
I legami di questa storia sono indissolubili, e
non solo il più atavico, cioè quello di Akiva e Madrigal o di Sulphurus e di
Karou o di Akiva e Karou, ma anche quello più umano, tra Karou e la sua amica
Zuzana.
I personaggi sembrano reali per quanto
minuziosamente descritti nelle loro fragilità e nelle loro debolezze, nello
splendore e nelle tenebre che li circondano. Sembrano voler uscire dalle pagine
e prendere vita, materialmente parlando.
Tra tutti i personaggi quello che non riuscirò mai
a dimenticare è Sulphurus, nella sua grandezza, nella sua umanità, nella sua
dolcezza, nel suo linguaggio sibillino, nella sua grande forza di avere
speranza, nonostante la guerra, nonostante le differenze, nonostante l’odio.
Il linguaggio non sempre è immediato e
comprensibile, ma non mi ha affatto disturbato, anzi, l’ho trovato molto
poetico ed efficace, adatto a quella fiaba, dolcissima e terribile e struggente
che questo libro è e sa di essere.
«Speranza? La speranza può essere una forza potentissima.
Forse non c’è vera magia in essa,
ma quando sai quello che speri di più in assoluto,
e lo custodisci come una luce dentro di te,
puoi far accadere le cose,
quasi come una magia.
L’unica speranza è...sperare.»
Ludovica
di Chiara
Credo che Ludovica abbia riassunto, come sempre in maniera egregia, il mio pensiero. Ma due righe ve le lascio anche io.
Ho assistito da poco a una conversazione virtuale in cui si sosteneva che non è più possibile al giorno d'oggi inventare nulla di nuovo. Secondo me la Taylor smentisce in pieno questo pensiero perché è un genio del male. Ha creato un mondo e una situazione estremamente curati nel dettaglio e assolutamente originali. La guerra, le razze, l'impossibilità di capire chi è buono e chi è cattivo, dove sta la verità e la giustizia. È epico, forte, picchia nello stomaco. Fa riflettere e fa male, ti dona speranza per togliertela la riga dopo. Il tutto scritto nel suo stile forse complesso e lento ma incredibilmente poetico.
Di solito io non amo molto le descrizioni ricche e minuziose ma leggendo questo libro mi è sembrato di essere fisicamente a Praga, di respirarne l'atmosfera. Come se la evocasse per il lettore, una cosa che ho apprezzato tantissimo
Dolore e speranza, questo libro si riassume così. Due concetti molto intersecati tra loro e ricorrenti, un passato e un presente che si uniscono per dar vita a un futuro incerto, una pace che viene cercata e combattuta dalla guerra.
Ho amato rileggere questo libro, soffermandomi sui particolari. Karou ha un posto speciale nel mio cuore e in certi punti ho di nuovo odiato Laini, per tutto ciò che le fa passare. Ma tutti i personaggi in qualche modo mi hanno colpita e di alcuni non vedo l'ora di approfondirli.
Adesso non ci resta che sperare e continuare la lettura, sempre tutti insieme.
Voto:
Vi aspetto sul gruppo facebook per parlarne insieme e presto torneremo con La città di sabbia.
“Dolore e speranza”. Giusto! Mi piace da morire quando abbiamo la stessa visione di una stessa cosa😘😘😘
RispondiEliminaio e te separate alla nascita, lo sai
EliminaBella la recensione di Ludovica. E concordo con Chiara sull'originalità della Taylor, sia per i personaggi che per il world building
RispondiEliminaGrazie!!!!!
Elimina😘😘😘
Ok, vero, non ci resta che continuare… Bellissima la rece di Ludovica, io non avevo colto la vicinanza a Romeo e Giulietta, ma ci sta. Sicuramente come ha detto Ludovica sono due fiabe che si intrecciano. E comunque il grande pregio di questo romanzo sono le descrizioni.
RispondiEliminaSì!!!!😘
EliminaCome sapete la Taylor è stata una bella scoperta e per molti dei motivi che sottolineate nelle vostre recensioni: bellissime descrizioni, prosa evocativa, buona caratterizzazione dei personaggi e ottima gestione del world building. Il flashback era necessario per risolvere alcuni dei tanti interrogativi che ci siamo poste durante la lettura però il fatto che lo abbia concentrato in blocco sul finale per me ha rotto un equilibrio narrativo creando una frattura troppo forte, soprattutto perché poi ci molla lì senza aver minimamente chiuso il cerchio tra Akiva e Karou. Avrei preferito che concedesse qualcosa ai due e poi ci desse l'appuntamento alla prossima puntata: chiaramente trattandosi di una trilogia c'era da aspettarsi che rimanessero diverse cose in sospeso però quest'interruzione - per quanto prevedibile - l'ho trovata troppo molesta. Speriamo aggiusti il tiro. Complimenti a entrambe per le belle riflessioni
RispondiEliminaGrazie Maryella
EliminaIncrocio le dita per il secondo volume XD
RispondiEliminaIncrociamo tutto. Anche se un parere diverso è sempre gradito
EliminaAnch'io recentemente mi sono tuffata nel magico mondo della Lain, e adesso che è tutto finito non nascondo ho una certa nostalgia 😕
RispondiEliminauh sì ricordo le tue bellissime recensioni Gresi. La nostalgia è inevitabile
EliminaE' vero, si può ancora creare qualcosa di nuovo. E la Taylor lo fa, bontà sua. Ma a mio avviso non va oltre, anzi rovina la bellissima idea di base con cosucce scontate e già viste. E sto ancora qua a chiedermi perchè...
RispondiEliminaE si crea due fiabe... il problema per me è stato anche questo. Due. Quasi separate e distinte, tanto da sembrare due libri. Però io volevo leggere un romanzo, una storia...
a me è piaciuto anche questo, il fatto che siano due. Ma il bello è anche confrontarsi
EliminaLudovica come al solito scrive delle recensioni meravigliose. anche io non avevo pensato a romeo e giulietta ma è davvero un paragone calzante.
RispondiEliminami trovo molto anche con il giudizio di Chiara sulle descrizioni di Praga e confermo il voto positivo al libro, con un unico neo quella madrigal che proprio non mi va giù.
bello bello
EliminaConcordo sul personaggio di Sulphurus che risulta il più misterioso ed intrigante e spero che nel secondo ritorni in qualche modo!
RispondiEliminaConcordo in pieno con tutto!!
RispondiEliminaAll'inizio questo libro non mi ispirava per nulla, sembrava davvero troppo complicato. E poi invece è stato amore a prima vista. Ora non vedo l'ora di cominciare a leggere il seguito!!! :)
RispondiEliminasono molto contenta di questo
EliminaChe sia difficile creare qualcosa di nuovo è vero. Si può presentarlo in maniera originale, come la Taylor fa, ma universi sconosciuti, amori contrastati , caratterizzazione alla fine sono quelli. La differenza è come narrare la storia. Laini è originale perché mescola ed inventa una mitologia, una società. Crea personaggi ben definiti e che non sono solo quello che sembrano. Orchestra una storia che si arena un pò col flashback, ma che ci mostra così tutti i retroscena.
RispondiEliminaE', come dice Ludovica, un ottimo esempio di urban fantasy. Lo capisco ora alla seconda lettura.
contenta che al secondo colpo sia andata meglio
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