Come spesso dico, e mi ripeto per darmi coraggio, questo è uno di quei
libri che vorrei poter non commentare, vorrei lasciare sul comodino a prendere
aria, tempo, polvere, pur di non affrontarlo. Recensirlo significherebbe
inquadrarlo, terminarlo, ed invece credo che abbia ancora molte più cose da
dire se solo avessi la pazienza di lasciarlo parlare da chiuso.
L’ho scelto perché il tema di aprile era “letto” e quel letto che si
intravede nella copertina, che ospita una ragazza ripiegata su se stessa, con i
piedi immersi in un lontano lago, quel letto era proprio ciò che cercavo ed ho
trovato sulla bacheca di una mia amica, con cui condivido la passione della
lettura (Silvia), non certo perché uno dei finalisti del Premio Strega (chi mi
conosce sa che sono leggermente refrattaria ai titoli che sono in lizza o
vincono premi).
È un libro difficile, non da leggere, perché invece la scrittura è immediata
e sciolta, è libera e segue gli umori della narratrice, Gaia, che è anche la
protagonista dell’intera vicenda. È difficile leggere e rimanere indifferenti a
tutto quello che succede in casa di Gaia, a tutte le ingiustizie che il lettore
sente sulla pelle ma che, come i personaggi, non può combattere, parte già sconfitto.
Ho chiuso il libro due giorni fa ed ancora non capisco se Gaia,
con tutto quel suo odio represso, con tutto il mondo chiuso dentro di sé che
urla per uscire, con la consapevolezza, sempre più triste e dura da accettare,
che nessuna delle persone a lei vicine, famiglia, amici, ragazzi, la conosca veramente,
dicevo, ancora non so se mi abbia fatto più compassione, più tenerezza, più paura,
più rabbia. Gaia è un personaggio del tutto sopra le righe, complicato, ogni
suo gesto non è spontaneo, non nasce da un suo desiderio, ma viene incanalato da
sua madre. Antonia. Gaia non vuole assecondarla, non vuole
sottomettersi, non la teme e non la stima, Gaia esegue soltanto, come farebbe
un’automa, e niente più lontano da un automa potrebbe essere Gaia, ciò che la
madre le chiede di fare. Punto. Solo una volta, una misera volta Gaia dice,
anzi, urla un no. Ed è un no che fa rumore, che genera conflitto, che scuote
gli animi di tutti i presenti. (Anche dei lettori!)
Per Antonia servirebbe una
recensione a parte, un capitolo a parte, un libro a parte. Tutto parte da lei,
tutto si muove e resta in piedi per sua volontà, per la tenacia che non l’abbandona
mai, che la fa inginocchiare, che non le permette di vacillare, mai, che la fa
andare avanti, a sfidare il mondo, la gente, i potenti, e che le dà la forza (più
volte mi sono chiesta dove, dove, abbia trovato la forza necessaria) per
non cadere.
In sottofondo una Roma umile, quella della periferia, quella delle
case popolari, quella che nasconde, che tace, ma che urla e da cui bisogna
scappare. E poi un paese di provincia, Anguillara Sabazia, un lago, altra
gente, altra filosofia, altre amicizie, altri modi di rapportarsi, ma Gaia ed
Antonia riescono a restare a galla in qualsiasi dimensione si posizionino.
Loro, con il loro poco, senza tv, senza telefoni, senza trucchi, senza diario,
senza vestiti, non abbassano mai la testa e vanno avanti, in modi completamente
differenti, ma senza mai perdere di vista i loro obiettivi.
Come dicevo all’inizio, sono personaggi che sfuggono, che, pur avendo
una caratterizzazione precisa, delineata in maniera quasi maniacale, per come l’autrice
va a scavare nelle loro menti senza peraltro dire niente, ma lasciando ai
personaggi stessi la facoltà di raccontarsi, non si riescono ad inquadrare, non
sono neanche riuscita a capire da quale parte stessi, in quale fazione, perché tra
genitori e figli esistono sempre due fazioni, lontanissime e diversissime,
riconoscessi i miei pensieri.
Mi ha disturbato? Forse inizialmente mi ha spiazzato, come ho faticato
a non vedere i dialoghi delimitati dai segni di interpunzione che conosciamo,
ma seguendo un flusso di pensieri che nient’altro era se non l’ingarbugliata
mente di Gaia, ma poi sono riuscita ad adattarmi senza difficoltà ad entrambe
le scelte, stilistica e narrativa.
Uno stile asciutto, quasi agre, se potessi descriverlo attraverso un
sapore; uno stile dal quale si rimane non incantati, ma al quale si
resta incatenati, un linguaggio
duro, realistico, perché è una storia asciutta, agre, dura e realistica. Non ci
sono se e ma, non ci sono strade diverse che possono essere percorse, la strada
è unica, sofferta e sofferente, piena di buche, squarci, erbacce che si
infiltrano tra i sassi, pavimenti sconnessi, la strada è unica e va seguita,
fino alla fine.
È un libro che fa male, sono storie, tante, che si vorrebbero non
conoscere, sono realtà che sembrano lontane ed impossibili ed invece sono la
quotidianità di tante famiglie. Ed allora tiri su con il naso, scansi le
lacrime con un secco gesto della mano ed arrivi alla fine, perché come Antonia,
come Gaia, sai che la strada è unica e non puoi mollare a metà.
È un libro che mi porterò dietro per tanto, già lo so, continuerò a
sentire la voce di Gaia, e quella di Mariano, e quella di Iris, di Antonia, di
Cristiano, Orso e Andrea, continuerò a sentire l’odore del lago, della
scoperta, dei libri, della vendetta, della rabbia.
Loro continueranno a parlare ed io continuerò ad ascoltare.
Libro diverso dai soliti; ottima recensione, grazie
RispondiEliminaGrazie a te! Leggerlo è stato impegnativo, ma ne è valsa la pena!
EliminaMeravigliosa recensione. È già nella lista dei da leggere.
RispondiEliminaGrazie.
Grazie Francesca! Il libro merita
Eliminatitolo dritto dritto in WL! Ludovica recensione splendida
RispondiEliminaGrazie Comandante! Ho imparato dalla Migliore!
EliminaIo non so se in questo periodo potrei affrontare un libro del genere sai?
RispondiEliminaIo non ero molto preparata è pronta, ma sono contenta di aver intrapreso il viaggio
EliminaLibro molto difficile e dalle tue parole lo si comprende benissimo. Però è un libro che non mi dispiacerebbe leggere, di sicuro non ora, perché non sono in vene e dell'umore ma un libro che sicuramente prenderò in considerazione
RispondiEliminaHai detto bene, certi libri non possono sempre essere letti, ma quando lo si fa, lasciano il segno!
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