Dopo Giada e Ambra, l'ultima pietra è Agata.
Autrice: Anna Chillon
Titolo: Duro da amare. Agata
Editore: Self
Data di pubblicazione: 6 giugno 2019
Pagine:413
Serie: Vol.3 Trilogia Pietre Preziose
Trama:
Mi parlò con il suo silenzio
e con il suo rifiuto mi catturò.
***
Giovane e incauta, mi avventurai nel bosco dove trovai una casetta con un uomo rozzo che disprezzava gli esseri umani e si comportava come se possedesse tutto il tempo del mondo.
Mi cacciò senza usare una parola, eppure io lassù ci tornai mettendo a rischio più volte la mia vita. Per lui, per quell’enigma da risolvere.
Mentii, impugnai una pistola e sperimentai quel sesso che da scontro diviene un incontro. Scoprii anche che la sincerità può far male, ma è la sola strada per essere felici.
Me lo insegnò lui, maltrattandomi, salvandomi e sequestrando ogni mia cellula, mentre nodo dopo nodo mi permetteva di dipanare la matassa della sua folle esistenza.
Quante cose nascondeva quel silenzio?
Forse più di quante avrei potuto tollerare.
Certo più di quanto le parole avrebbero mai potuto esprimere.
e con il suo rifiuto mi catturò.
***
Giovane e incauta, mi avventurai nel bosco dove trovai una casetta con un uomo rozzo che disprezzava gli esseri umani e si comportava come se possedesse tutto il tempo del mondo.
Mi cacciò senza usare una parola, eppure io lassù ci tornai mettendo a rischio più volte la mia vita. Per lui, per quell’enigma da risolvere.
Mentii, impugnai una pistola e sperimentai quel sesso che da scontro diviene un incontro. Scoprii anche che la sincerità può far male, ma è la sola strada per essere felici.
Me lo insegnò lui, maltrattandomi, salvandomi e sequestrando ogni mia cellula, mentre nodo dopo nodo mi permetteva di dipanare la matassa della sua folle esistenza.
Quante cose nascondeva quel silenzio?
Forse più di quante avrei potuto tollerare.
Certo più di quanto le parole avrebbero mai potuto esprimere.
Ultimo libro di questa trilogia, la pietra questa volta è Agata, una ragazza agiata di 21 anni, che patisce un’inquietudine esistenziale che non riesce a definire finché non incontra un orso, un uomo solitario dai modi diretti e poco gentili, che nasconde un passato difficile.
Anna Chillon è un’autrice che mi piace perché sa scandagliare l’animo umano come poche altre persone riescono. In questa storia, narrata in prima persona da Agata, si conosce benissimo la ragazza, che è ricca di contraddizioni. Lei è insoddisfatta della sua vita e allo stesso tempo si sente in colpa perché sa di essere una privilegiata. Ma quanto influiscono le aspettative dei nostri cari sulle nostre scelte? E quanto le scelte sono realmente nostre?
Questa riflessione può essere meno drammatica di altre, ma io l’ho trovata molto attuale e incisiva, anche perché gestita benissimo dall’autrice. Nonostante io non abbia mai provato i dubbi di Agata, sono riuscita a immedesimarmi in lei tantissimo, l’empatia è stata fortissima, anche perché di nuovo la Chillon ha scritto un romanzo molto introspettivo e PRIVO DI BUONISMO.
Di nuovo l’assenza di giudizio è un aspetto che mi ha colpita tantissimo, non è facile riuscirci anche per il tipo di rapporto che la ragazza instaura con Primo, soprattutto per quanto riguarda il lato fisico. Ho trovato anche stavolta la storia molto coraggiosa e diversa dal solito e mi è piaciuta molto.
Durante la lettura ho provato meno trasporto rispetto alle due pietre precedenti, complice anche il fatto che Primo è difficile da interpretare, proprio per le sue caratteristiche. Lo stesso però sono stata coinvolta e l’ho apprezzata.
La parte finale, non l’epilogo che è una chicca che ho adorato, ma proprio l’ultimo blocco, quello che contiene grandi rivelazioni, non mi ha entusiasmata. L’ho trovata eccessiva e avrei preferito finisse prima. Mero gusto personale, ma è come se fosse stato inserito un cliché in un libro, anzi in una trilogia, che ne è stata priva fino ad ora.
Bellissimo trovare tutti i personaggi dei tre libri e vederli interagire. Ha dato un senso di chiusura molto appagante e mi ha fatto piacere.
Amo lo stile di Anna Chillon, ora devo recuperare il resto che ha scritto (e magari rileggere pure Alakim), perché la sua penna così elegante e curata mi ha proprio conquistata.
Anna Chillon è un’autrice che mi piace perché sa scandagliare l’animo umano come poche altre persone riescono. In questa storia, narrata in prima persona da Agata, si conosce benissimo la ragazza, che è ricca di contraddizioni. Lei è insoddisfatta della sua vita e allo stesso tempo si sente in colpa perché sa di essere una privilegiata. Ma quanto influiscono le aspettative dei nostri cari sulle nostre scelte? E quanto le scelte sono realmente nostre?
Questa riflessione può essere meno drammatica di altre, ma io l’ho trovata molto attuale e incisiva, anche perché gestita benissimo dall’autrice. Nonostante io non abbia mai provato i dubbi di Agata, sono riuscita a immedesimarmi in lei tantissimo, l’empatia è stata fortissima, anche perché di nuovo la Chillon ha scritto un romanzo molto introspettivo e PRIVO DI BUONISMO.
Di nuovo l’assenza di giudizio è un aspetto che mi ha colpita tantissimo, non è facile riuscirci anche per il tipo di rapporto che la ragazza instaura con Primo, soprattutto per quanto riguarda il lato fisico. Ho trovato anche stavolta la storia molto coraggiosa e diversa dal solito e mi è piaciuta molto.
Durante la lettura ho provato meno trasporto rispetto alle due pietre precedenti, complice anche il fatto che Primo è difficile da interpretare, proprio per le sue caratteristiche. Lo stesso però sono stata coinvolta e l’ho apprezzata.
La parte finale, non l’epilogo che è una chicca che ho adorato, ma proprio l’ultimo blocco, quello che contiene grandi rivelazioni, non mi ha entusiasmata. L’ho trovata eccessiva e avrei preferito finisse prima. Mero gusto personale, ma è come se fosse stato inserito un cliché in un libro, anzi in una trilogia, che ne è stata priva fino ad ora.
Bellissimo trovare tutti i personaggi dei tre libri e vederli interagire. Ha dato un senso di chiusura molto appagante e mi ha fatto piacere.
Amo lo stile di Anna Chillon, ora devo recuperare il resto che ha scritto (e magari rileggere pure Alakim), perché la sua penna così elegante e curata mi ha proprio conquistata.
Bella recensione Chiara, pure io non ho apprezzato fino in fondo la lunghissima parte finale. L'ho trovata eccessiva ...per il resto concordo un gran bel libro..
RispondiEliminaabbiamo avuto le stesse impressioni
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