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giovedì 10 ottobre 2019

Recensione "Il gioco del silenzio" di Rob Keller

Autore: Rob Keller
Titolo: Il gioco del silenzio
Editore: DeA Planeta
Data di pubblicazione: 24 settembre 2019
Pagine: 330

Trama:
Una famiglia maledetta. Una villa piena di segreti. Con una sola regola: se parli, muori.Cristina era una criminologa, forse la migliore, ma ha lasciato la professione per occuparsi a tempo pieno di suo figlio Leone, che soffre di un disturbo di iperattività. Ma questa è solo la versione ufficiale, che ha creato per ingannare persino se stessa. La verità è che l’ultimo caso della sua carriera l’ha letteralmente distrutta, costringendola a cambiare vita e a rifugiarsi in una routine scandita da rigorose abitudini. Poi, un giorno, il telefono squilla. Uno zio a lei molto caro si è suicidato, nel paese sul lago di Como dove è cresciuta e dal quale è fuggita molti anni prima. Troppi incubi, troppi fantasmi, per Cristina, in quelle acque scure e profonde. Tornare sul lago significa ritrovare suo padre, con il quale ha un rapporto tormentato, e soprattutto rimettere piede nella Villa degli Orologi, la spaventosa tenuta dalla quale i Radlach controllano non solo gli affari di tutta la zona, ma anche le vite di chi vi abita. La donna resiste con ogni forza alla tentazione di indagare sulla morte dello zio, perché intuisce che la verità si annida nel groviglio di segreti che lega la storia della sua famiglia a quella dei Radlach. Ma quando Leone troverà in soffitta un orologio da taschino con una misteriosa dedica, diventerà impossibile non aprire il cassetto doloroso dei ricordi. Tra antiche leggende, strane visioni e pericoli più che reali, Rob Keller costruisce un inarrestabile sistema di ingranaggi narrativi, nel quale le tenebre del lago impallidiscono di fronte a quelle ben più inquietanti dell’animo umano. 
 
Ho voluto leggere questo libro spinta dalla trama intrigante, dopo un periodo monopolizzato da letture fantasy e in cui sentivo la necessità di qualcosa di diverso. Negli ultimi anni di thriller ne leggo pochi, ho fatto incetta anni fa e mi è un po’ passata la voglia, ma ogni tanto ritornare a questo genere mi fa veramente piacere. Questa volta però mi è andata male, perché il libro non mi è piaciuto. 
 
Cristina, criminologa in pausa dal lavoro ufficialmente per seguire il figlio iperattivo, torna al suo paese di origine, Cadenabbia, sul lago di Como. Torna dopo anni di assenza e dopo essere letteralmente scappata via, torna malvolentieri e solo perché l’adorato zio Francesco è morto, apparentemente suicida. Tanti, troppi misteri sono avvolti dalle nebbie del lago e tutti i non risolti dell’infanzia sono come catapultati con prepotenza nella vita di Cristina. Ma certi segreti non possono più essere mantenuti. 
 
Parto subito col dire che la trama di questo libro sarebbe stata veramente intrigante se gestita in maniera diversa. L’idea del passato che condiziona le nostre scelte, il ritorno al paese Natale e soprattutto l’intreccio di due famiglie avrebbero potuto diventare qualcosa di complesso ma veramente affascinante. Purtroppo non è capitato, molti dei tanti troppi segreti sono facilmente intuibili e il tutto, per me, è gestito in maniera confusa. Alcune cose sono decisamente prevedibili, mentre altre rimangono buttate lì, senza un contorno adatto. 
L’impressione che ho avuto è che si volesse concentrare tanto in poche righe, sia le spinose questioni familiari, tra passato e presente, sia la parte investigativa che non trasmette la giusta suspense. 
 
La cosa che però mi è piaciuta meno è la caratterizzazione dei personaggi: l’unica creata con cura è Cristina, la protagonista, che però a me è risultata antipatica fin da subito e non è mai riuscita a farmi cambiare idea. Non sono riuscita a provare empatia nei suoi confronti, nemmeno un briciolo di simpatia. 
Gli altri personaggi, tantissimi, li ho trovati approssimativi, con caratteristiche anche qui buttate a caso e non contestualizzate. Un esempio: il figlio di Cristina, Leone, viene più volte etichettato come iperattivo. Ma questa caratteristica non ha nessuna importanza per la storia raccontata, né vengono spiegate eventuali difficoltà o una gestione familiare differente. È semplicemente la scusa per aver mollato il lavoro, ma anche in questo caso viene subito detto che è proprio un pretesto. 
 
Ho faticato quindi a leggere questo libro, non tanto per lo stile, che è molto scorrevole, quanto proprio per mancanza di interesse. Mi perdevo nei miei pensieri in continuazione e ho dovuto rileggere alcune parti più volte. 
 
Di positivo posso elencare due cose: l’ambientazione e la descrizione del mondo degli orologi, che è un elemento particolare e importante del libro (anche se però non viene data alcuna spiegazione sul perché di questa passione). Le descrizioni dei luoghi sono accurate e mai pesanti, donano il giusto pathos. Così come i vari meccanismi e il lavoro certosino da fare sul funzionamento degli orologi, l’ho trovato interessante. 
 
Nell’insieme è stata una lettura impegnativa, ma solo perché poco interessante per me. 
Voto:

Ringrazio Francesca e la Casa Editrice per la copia


6 commenti:

  1. Sembra interessante, ma se è pesante salto! Grazie per la recensione

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    1. Benedetta io l'ho trovato pesante perché non mi è piaciuto, ma lo stile non lo è

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  2. Mi spiace non ti sia piaciuto, io avevo letto la trama, ma l'ho bypassato in favore di altri libri e a questo punto dico "per fortuna" se non ti è piaciuto difficile che piaccia anche a me...meglio così la mia lista ringrazia...

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  3. Che peccato!
    In effetti la trama era carina, ma ci sono andata cauta perché non è proprio il mio genere ma dopo le tue parole direi che ho fatto benissimo

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