martedì 28 aprile 2020

Ci provo con - Recensione "Tesoro d'Irlanda" di Manuela Chiarottino e recensione di Ludovica "L'ora di Agathe" di Anne Cathrine Bomann

Buongiorno, torna puntuale la rubrica mensile nata da una mia idea per buttarsi su nuovi autori. Con me ci sarà anche Ludovica.

Rubrica a cadenza mensile in cui si legge un autore o un'autrice per la prima volta.

A me piace fare rubriche in compagnia, ovviamente senza nessun obbligo, così ho esteso l'invito alle mie amiche blogger. Se vi facesse piacere partecipare avete solo da dirlo.

Io ho letto:
Autrice: Manuela Chiarottino
Titolo: Tesoro d'Irlanda
Editore: More Stories
Data di pubblicazione: 13 marzo 2020
Pagine: 278

Trama:
Non sempre il cuore ha radici nel luogo in cui vive, ed Eillen lo sa bene.
Cresciuta con suo padre fin dalla tenera età, subendo l’abbandono della madre, la giovane frontwoman di un gruppo celtico è ormai una donna adulta con grandi ambizioni ma che non ha ancora incontrato l'amore.
La terra verde della sua infanzia sembra di nuovo chiamarla a sè, giorno dopo giorno.
Ogni particolare conduce i suoi passi sulle tracce dell’isola, e l’incontro con Fosco, un uomo taciturno e affascinante, la turba fino a costringerla a mettere tutto in discussione, dal cuore alla ragione.
E se avesse avuto sempre ragione sua madre, mentre narrava di fate dei boschi e magie d’altri tempi?
E se l’amore prescindesse la realtà, scegliendo vie a volte surreali, ma altrettanto vivide?

Dall'autrice dell'indimenticabile LA BAMBINA CHE ANNUSAVA I LIBRI una nuova storia dalla forza di un amore incontenibile.

Eillen è per metà italiana e per metà irlandese. La madre l'ha abbandonata quando era piccola, soffocata dagli impegni, alla ricerca di una nuova libertà e la ragazza ha rinnegato la parte irlandese di sé, quella fatta anche di miti e leggende, oltre che di voglia di avventure. Eillen però non ha ancora capito cosa vuole dalla vita. Sarà l'incontro con Fosco, un uomo tormentato e dal passato pesante a mettere in moto una catena di eventi che la porteranno a riscoprire le sue origini, grazie anche proprio a un gesto inaspettato della madre. 

Questo è il primo libro che leggo di questa autrice e ci tengo subito a dire che lo stile mi ha colpito molto in positivo. La Chiarottino scrive bene, è molto scorrevole e non pesante. 

La storia raccontata è divisa in due parti: una prima ambientata in Italia, incentrata soprattutto sulla storia d'amore tra Fosco ed Eileen e una seconda in cui voliamo insieme a loro in Irlanda e dove tutto prende una piega più misteriosa, con una punta di suspense. 

Nell'insieme il libro mi è piaciuto, soprattutto grazie allo stile che, come ho detto subito, mi ha conquistata, però non mi ha convinta del tutto. 

La caratterizzazione dei personaggi è fatta bene, ma non sono riuscita a provare empatia per nessuno. Eileen mi è stata antipatica sempre, l'ho trovata anche egoista oltre che viziata, mentre su Fosco avrei preferito che l'autrice avesse speso qualche parola in più. 

Credo che la critica maggiore che mi viene da fare è aver percepito una certa fretta. C'è un instant love non spiegato in maniera adeguata, c'è un perdono che arriva in due righe e cancella pagine e pagine di tormenti, c'è un mistero che si risolve in pochissimo (e che è prevedibile da subito, senza però dare fastidio). 

Ho apprezzato però l'ambientazione, soprattutto quella irlandese, ben farcita di quelle leggende che tanto apprezzo. È un paese che amo e che da sempre mi affascina e in questo libro la sua cultura ha una rilevanza fondamentale che viene ben trattata. 

Un piccolo appunto da lettrice noiosina: in un libro come questo non avrei scelto un nome scozzese per il gatto, l'ho trovata una cosa che ha stonato. Questo è un particolare irrilevante al fine della storia, ma l'ho notato subito con fastidio. 

È stata una lettura piacevole, che avrebbe potuto essere migliore, ma che nell'insieme è carina e funziona. Sicuramente leggerò altro di questa autrice.
Voto: 












Ludovica ha letto:
Autrice; Anne Cathrine Bomann
Titolo: L'ora di Agathe
Editore: Iperborea
Data di pubblicazione: 13 febbraio 2019
Pagine: 153

Trama:
In una cittadina francese degli anni Quaranta, uno psicanalista fa il conto alla rovescia, con puntiglio maniacale, delle ore che lo separano dalla pensione. Scapolo e senza amici, la sua vita si divide tra lo studio, dove ascolta svogliatamente i pazienti fingendo di prendere appunti mentre disegna caricature di uccelli, e la casa d’infanzia in cui ancora abita e si rintana dal mondo, origliando dai muri la vita del vicino che non ha mai visto. Qualcosa cambia quando una giovane tedesca di nome Agathe insiste per essere presa in cura da lui. Costretto ad accettarla suo malgrado e nonostante l’imminente ritiro, il medico scopre che dietro quell’aspetto fragile si nasconde una donna forte, sagace, pronta a scavare nel suo passato per affrontare il trauma inconfessabile che le ha imbrigliato l’esistenza. Una donna che lo affascina e lo sfida cogliendo in lui quel male di vivere che li accomuna e li lega in un’intesa sottile. Una paziente capace di girare lo specchio e invertire i ruoli, obbligando lui, lo psichiatra a fine carriera, il vecchio disilluso, a guardare dentro la sua stessa infelicità e a mettere in discussione, solo ora e per la prima volta, la sua vita. Scrittrice e psicologa, Anne Cathrine Bomann realizza un romanzo che dalla sua delicatezza e finezza empatica trae un fascino peculiare. «L’ora di Agathe» è il racconto di una tardiva quanto fervida educazione sentimentale, il diario di una lotta interiore tra il desiderio di intimità con gli altri e con il mondo e la paura di perseguirlo, una storia che ci costringe a rallentare il ritmo, ad affinare i sensi e i pensieri, trascinandoci dolcemente nel percorso dei due protagonisti, inseguendo la speranza di essere sempre in tempo per ricominciare.


Difficilmente acquisto un libro solo per la sua copertina. Mi era successo solo una volta nella vita, tanto tempo fa, dopo un esame di latino medievale in cui mi sono premiata per un 30 e l’ho fatto alla mia maniera, cioè entrando da Libraccio e seguendo solo il mio istinto. (Gastaldi Sciltian, Angeli da un’ala soltanto)


L’ora di Agathe è stato un colpo di fulmine, una donna non nitida, tante sfumature dal verde, passando per l’azzurro fino ad arrivare al blu intenso dei capelli, un formato, che è quello dell’Iperborea, che adoro e che ha aggiunto una spinta al mio impulsivo acquisto.

Anni Quaranta. Francia. Lui uno psicanalista settantenne prossimo alla pensione. Lei, Agathe, una sua paziente. Giovane, con gravi disturbi di depressione e tentativi di suicidio alle spalle.

Un romanzo breve, troppo breve, e ad una più accurata riflessione, non solo breve, per le poche pagine, ma breve perché tutto si consuma troppo velocemente. Tutto in poche stanze, quella dello studio medico dello psicanalista, dove lui sta lavorando per le sue ultime 800 ore prima della pensione e quella della sua casa, ereditata dai suoi genitori ed in cui lui in tanti anni mai ha sentito la necessità di cambiare nulla.

Al centro del racconto, non solo Agathe, che pure porta il titolo del libro, ma soprattutto lo psicanalista, di cui non si conosce il nome, ma di cui si conoscono i pensieri, i dubbi, quelli che si insinuano lentamente, ma anche i suoi ripensamenti. Su cosa? Dopo tanti anni di professione sembra quasi essersi accomodato sulla sua poltrona, da dove prende appunti sui suoi pazienti, anche se il più delle volte si perde in schizzi deformanti la realtà, nel senso che sembra quasi niente lo possa più scalfire. Se ne sta fermo, nella sua immobile realtà, quasi convinto, ormai, che a causa della sua vecchiaia, non possa più entusiasmarlo niente, che niente più lo possa colpire e soprattutto che lui stesso non possa più fare niente per aiutare i suoi pazienti.

È un uomo finito?

No, anche se negli anni ‘40, magari a 70 anni credeva di aver già vissuto il vivibile, ma il suo problema è proprio che egli stesso si senta FINITO dentro. Arido. Non in grado più di guardare dentro se stesso, provare affetto, cambiare. Si può cambiare a settant’anni, soprattutto se pensi di essere già morto un po’? Eh, bella domanda.
Se lo psicoterapeuta non avesse incontrato Agathe, forse, e dico forse, non avrebbe sentito la necessità di guardarsi dentro! Sembra un controsenso: uno psicologo che aiuta gli altri a capirsi, che non sia minimamente interessato a capire se stesso, ma è questo quello che avviene in questo libro. Agathe sarà la spinta per lui a ritrovarsi, a liberarsi di vecchie catene, a darsi un’altra possibilità.
Proprio lei, Agathe, così fragile ma anche tanto forte, così sempre sul punto di spezzarsi, ma che alla fine sarà proprio lei a fornire a lui l’interrogativo che non si rivolgeva da anni: “Oggi ha l’aria triste dottore. È triste dottore?”

Questo libro, così lineare ed intenso, così intenso e breve, è stata una lettura più che interessante, profonda, introspettiva. Lo psicanalista, anche con l’aiuto di Agathe, non è l’unico ad andare alla spasmodica ricerca della sua anima, dei suoi sentimenti, è ognuno di noi che viene catapultato all’interno del proprio Io. Mi sono ritrovata, insieme allo psicanalista, a chiedermi il senso della vita, della mia, il senso degli anni che passano, dell’inafferabilità degli eventi.

È un libro psicologico, non solo perché gli episodi si consumano all’interno di uno studio medico o per voce di uno psicoterapeuta, ma perché ad un certo punto Agathe sparisce e il lettore diventa Agathe. Forse alcuni argomenti vengono lasciati in superficie, senza essere approfonditi come dovrebbero, ed io avrei voluto, o forse l’autrice stessa ha scelto di lasciarli così per indurre il lettore ad indagarsi ancora più in profondità.

Con me l’esperimento è riuscito, dato che alla fine della lettura, ero talmente sottosopra, da non capire se mi fosse piaciuto o meno. Lo sbigottimento è dato anche da un finale non aperto, ma apertissimo (che io detesto), però in questa visuale così psicologica del romanzo, ci sta pure che il finale sia lasciato alla personale interpretazione del lettore.

Grazie alla recensione, all’aver quindi dedicato al libro la giusta attenzione, rileggendo ad esempio tutte (e sono tante!) le frasi sottolineate, ho potuto decidere, con tutta tranquillità, che sì, il libro mi è piaciuto e che per una volta essermi fidata del mio istinto ha portato a dei frutti positivi!
Voto: 





31 commenti:

  1. Il libro di Ludovica per quanto sia un po' lontano dalle mie corde mi ispira e la tua recensione mi ha incuriosito ancora di più.
    Il libro di Chiara non l'ho letto ma aspettavo il tuo parere, ho letto due libri di Manuela e sono d'accordo con te sullo stile scorrevole tuttavia quelle rimostranze che avevo ancor prima di leggere questo libro e leggendo le tue parole mi fanno capire che per questa volta passo

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  2. Concordo con Chiara per le impressioni ricavate dal libro della Chiarottino.
    Non conoscevo quello di Ludovica ma sembra essere del tipo che piace a me

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  3. Io devo confessare di non essere attratta da nessuno dei due.
    Benché le recensioni siano stupende la trama di entrambi i volumi non mi ispira.

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    1. Capita dai, i libri da leggere non mancano

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    2. Al di là della copertina mi aveva attratto anche la trama!

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  4. @Chiara: bella recensione, io adoro l'Irlanda. Però questo libro non mi attira molto, penso che non lo leggerò
    @Ludovica: io oramai le copertine non le guardo più, vado sempre a trama. Bella recensione ma il tuo libro non mi ispira per nulla.

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  5. IL libro di Chiara mi incuriosisce molto. Quello presentato da Ludovica sono indecisa.

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  6. Chiara se non ha convinto te su alcuni aspetti non lo segno, tanto ho i tuoi precedenti suggerimenti. 😉

    Il libro di Ludovica invece lo segno. Il mio genere.

    Grazie per i consigli.

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  7. Tesoro d'Irlanda è un libro che seguo da un po' anche se non l'ho ancora preso, tra l'altro è possibile prenderlo con Kindle unlimated,mi incuriosisce molto. Invece L'ora di Agathe seppur ben delineato come libro non è nelle mie corde

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    1. Se riesci a prenderlo leggilo Floriana

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    2. Peccato! Avevo un po’ timore anche io all’inizio, ed invece...

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  8. Ho letto Tesoro d'Irlanda e mi è piaciuto moltissimo, soprattutto per l'atmosfera celtica che si respirava.
    Il libro letto da Ludovica non lo conoscevo ma mi ispira davvero tanto.

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  9. Avevo letto le recensioni e poi non avevo commentato! Vi capita mai? Allora per quanto riguarda il libro scelto da Chiara non ho percepito grande entusiasmo quindi per me è un no (la trama non sembrava male, ma una protagonista per la quale non si prova empatia non è una bella cosa). Che dire del libro di Ludovica? Mi intriga, così come mi piace molto la casa editrice, che non propone mai testi facili. Però vale sempre la pena di faticare un po', altrimenti ci si impigrisce come lettori. Ciao da LEa

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    1. Mi capita spesso di dimenticarmi!

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    2. Credo che mi farò trasportare dallo sguardo e sceglierò ancora tra il loro ricco ed impegnativo catalogo!

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  10. Per Chiara: della Chiarottino ho letto "La bambina che annusava i libri" e mi è piaciuto moltissimo <3 Questo l'ho preso in prestito con KU, ma ancora non ho avuto l'occasione di affrontarlo! Mi spiace, però, che non ti abbia convinta del tutto :( P.S.: Sarai "noiosina", ma lo sarei anche io di fronte al nome scozzese del felino :P ahahah
    Per Ludovica: quanti libri mi fate scoprire con queste rubriche *-* E, malauguratamente per il mio portafoglio, sono tutti degni di nota XD Mi segno anche questo e penso in quale ordine Amazon infilarlo ahahah

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    1. voglio leggere altro di questa autrice

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    2. A distanza di mesi posso ancora dire che è stato davvero un bel libro!

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    3. A distanza di mesi posso ancora dire che è stato davvero un bel libro!

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