venerdì 5 maggio 2017

Recensione "La guardia, il poeta e l'investigatore" di Jung-myung Lee

Eccomi qui di nuovo in veste di #bancarellablogger, per lasciarvi il mio pensiero di un altro libro della sestina finalista, quello che noi abbiamo soprannominato "Il coreano" perché dire il cognome fa impappinare.

Autore: Jung-myung Lee
Titolo: La guardia, il poeta e l'investigatore
Editore: Sellerio 
Data di pubblicazione: 21 gennaio 2016
Finalista premio Bancarella 2017

Trama:
In un campo di prigionia giapponese durante la seconda guerra mondiale si può morire per amore dell’arte e della letteratura. Un omicidio, una intricata cospirazione, due guardie, un giovane poeta e i suoi versi clandestini. 
Nel 1944 la Corea è sotto l’occupazione giapponese, e nella prigione di Fukuoka non si permette ai detenuti coreani di usare la propria lingua. Un uomo, una guardia carceraria, viene trovato brutalmente assassinato, e un giovane collega dall’animo sensibile e letterario viene incaricato di condurre l’indagine e trovare il colpevole. La vittima era temuta e odiata per la sua brutalità, ma quando l’improvvisato investigatore avvia la sua inchiesta interrogando custodi e detenuti, ricostruendo poco a poco i movimenti degli ultimi mesi, un diverso e sorprendente scenario si impone alla sua attenzione. Dall’inchiesta sull’uomo emerge il passato di un povero analfabeta orfano dei genitori, il faticoso riscatto attraverso il lavoro, la carriera nella prigione, la scoperta di una passione inaspettata, il ruolo di «censore» con l’incarico di controllare la corrispondenza in entrata e in uscita dal carcere. E soprattutto il legame con un detenuto particolare, un famoso poeta coreano, autore di scritti sovversivi. E proprio attorno al poeta ruota l’intera vicenda: nel corso dei suoi interrogatori il giovane si trova a parlare sempre di più con il prigioniero e, come prima di lui la guardia assassinata, a immergersi in un dialogo fatto di letteratura, d’arte, di libertà. Si scopre a desiderare la bellezza dei suoi versi clandestini, a subire il potere eccitante e al tempo stesso rasserenante della parola poetica.
Calibrando suspense e ricostruzione storica, dolore e dolcezza, il romanzo dipinge un universo di contrasti: le condizioni dei detenuti obbligati ad abolire il proprio nome, la costante violenza fisica e psicologica alla quale sono sottomessi, il raggio di luce dei poemi del poeta realmente esistito Yun Dong-ju le cui parole diventano merce di contrabbando, balsamo di speranza, sfida provocatoria e coraggiosa alla crudeltà degli esseri umani.



Libro ambientato durante la seconda guerra mondiale nella prigione di Fukuoka, in Giappone. E qui inizio col dire che mi ci è servito del tempo prima di capirne l'ubicazione, così come la nazionalità del protagonista, la giovane guardia carceraria giapponese.
Il problema principale è proprio la mia ignoranza in fatto di nomi e luoghi che, essendo così lontani dal mio quotidiano, fatico anche solo a pronunciare.
"La vita è poesia", disse Hiranuma. "Le poesie che scrivi riflettono il modo in cui vivi la tua esistenza".
In questo carcere è stato commesso un crimine, o almeno ne è stato commesso uno che salta subito all'occhio perché non conforme alle leggi: è stata brutalmente uccisa una guardia, una di quelle più efferate e che meno avevano pietà con i prigionieri, soprattutto quelli di nazionalità coreana.
Un giovane libraio, arruolato da poco e spedito lì, ne prende il posto indagando nel contempo e scopre che non tutto è come sembra, partendo proprio dalla vittima: in realtà "il macellaio" era un poeta in erba e forse per questo è stato ucciso. Ma la guerra prosegue e le sorti cambiano e chi è controllore diventa detenuto. Non rimane che la verità, finalmente da svelare.
L'unica cosa che è cambiata è che ora dietro le sbarre ci sono io, la mia divisa marrone da guardia è diventata quella rossa da prigioniero e sul petto porto stampato un numero in cifre nere: D29745.
Ho faticato a leggere questo libro, è complicato, intenso. Innanzitutto per il motivo detto sopra, la difficoltà con nomi per me non facili. E' spiazzante. Poi ci sono diversi periodi temporali, prima, durante e dopo la guerra, che spiegano il racconto, ma non sono facili da capire. Spesso ho dovuto rileggere dei pezzi per raccapezzarmi e questo ha appesantito la lettura.

Una parte fondamentale è la poesia. Diverse composizioni sono inserite e formano parte integrante del testo che assume una connotazione quasi lirica. Molto profondo, ma non ha aiutato la scorrevolezza.

La storia però è interessante. Mi è piaciuto questo continuo scambio di ruoli, questo non focalizzare mai un personaggio come netto, un perpetuo scoprire il prossimo. Credo che un messaggio da trasmettere fosse questo: è sbagliato giudicare o cercare di capire una persona da pochi gesti.
Sugiyama viveva unicamente attraverso le dicerie. Solo con la sua morte riuscii finalmente a rendermi conto della sua esistenza. Compresi allora, per la prima volta, che non sapevo niente di lui.
E poi l'amore per lo scritto, la poesia e la letteratura. La guardia/libraio diventa censore ed è costretto a bruciare i libri definiti dal sistema come sovversivi. La sua sofferenza è palpabile.
Senza svelare troppo della trama anche l'idea dei prigionieri coreani mi è piaciuta. 
Mi mancò il respiro. In quel momento capii che erano quelle poche parole, non i proiettili o le bombe, a uccidere i soldati mandati a morire sul campo di battaglia. Una sola riga aveva il potere di capovolgere il mondo e di distruggere molte vite umane; ecco come i ragazzi diventavano soldati, venivano spediti al fronte a combattere.
Di sicuro fa riflettere molto, sulla tragedia della guerra e sulle condizioni disumane dei prigionieri. Sulle angherie che subivano, continuando a sperare nella libertà (bellissima la scena dell'aquilone).
Tanto anche sulla scelta giusta da fare e su quanto una persona può essere diversa, se solo lo vuole.
Un libro difficile da leggere, profondo e impegnativo che richiede molta concentrazione e pregno di spunti di riflessioni.
Voto:






18 commenti:

  1. Un libro che non rientra tra le mie corde e molto sicuramente questo non è il mio periodo adatto per la sua lettura, però sembra interessante per quel che riguarda la storia e l'inserimento delle poesie. Le citazioni che hai inserito sono molto belle.

    :D

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    1. Grazie! E' una storia veramente interessante e fa notare qualcosa di diverso relativo alla guerra

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  2. Non so se al momento possa rientrare nelle mie corde, ma mi è piaciuta molto la tua recensione, completa ed onesta sotto ogni punto di vista. Magari, passato il periodo, potrei buttarmi anche su questa lettura ;)

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  3. Nonostante le difficoltà sei stata brava a leggere un libro del genere.
    Non è per niente il mio genere ma ho letto la tua recensione con piacere e sicuramente è un libro interessante soprattutto per l'ambientazione che lo circonda

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    1. Grazie Susy. Ci tenevo a leggere tutti i libri finalisti per il premio Bancarella e poi ogni tanto uscire dalle solite letture fa bene, è stimolante

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  4. Deve essere un libro tosto che non so se rientra nelle mie corde...

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  5. Credo lo leggerò la prossima settimana e sono curiosa di confrontare i nostri giudizi.
    Un saluto da Lea

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  6. Questo libro si vede parecchio in giro e l'ambientazione mi piace molto, ho solo bisogno della giusta disposizione per metterci mano 😏

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  7. Quando ci è stata comunicata la sestina e la conseguente suddivisione delle letture mi sono tuffata sul giallo perché, anche se coreano, è pur sempre un genere che a me piace.
    Devo dire che, dopo averti letta, non sono affatto scoraggiata, anzi. Mi hai davvero incuriosita e quindi attendo il suo momento :)

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  8. Il coreano ahahahah! Ma dico io, questi libri complicati non ti fanno venire il blocco del lettore? Come fai? Tu hai una passione delle lettura smisurata altrimenti non si spiega ;D
    Ottimi spunti di riflessione ma passo alla grande :D

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    1. Ihihih non mi faccio venire il blocco perché per fortuna non leggo un solo libro alla volta. Questo sapevo in partenza che sarebbe stata una sfida, ma ci tenevo per il progetto Bancarella e alla fine sono contenta di averlo letto. E' stato impegnativo

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