domenica 17 marzo 2019

L'angolo vintage 2.0 - Recensione "Il terzo relitto" di Barbara Bellomo e recensione di Ludovica "Le assaggiatrici" di rossella Postorino

Buongiorno lettori, torna puntuale questa rubrica inventata da me che è stata rivista e alla quale si sono aggiunte compagne di viaggio, compresa Ludovica a cui presto questo spazio. L'idea sembra piaciuta (ha pure dato spunto ad altri), ne sono veramente felice, questo mese potrete trovarla anche sui blog: Le mie ossessioni libroseLetture a pois, Librintavola, Libri al caffè, Made for books, La nostra passione non muore ma cambia colore.


In cosa consiste la rubrica? Anche se la qualcuno pensa che a noi blogger i libri vengano sempre e solo regalati vi assicuro che non è così, noi ne compriamo e pure tanti! Se poi si è un po' compulsivi, tipo me e le mie socie, ci si ritrova ad avere intere pile di arretrati da leggere.
Quindi ogni mese sceglierò (magari facendomi aiutare con qualche sondaggio sui social) un libro comprato da un po' e non ancora letto e lo recensirò. Sarò in compagnia e pubblicherò ogni 17 del mese.


Di nuovo non ho fatto il sondaggio sulla pagina facebook e nelle stories di instagram per la scelta del titolo perché ho voluto incastrare una lettura per una challenge (sempre colpa loro!). Ho comprato il libro a luglio 2017, appena uscito, ma i vari impegni e qualche recensione non proprio positiva mi hanno fatto tergiversare, nonostante abbia amato molto il precedente.

Autrice: Barbara Bellomo
Titolo: Il terzo relitto
Editore: Salani
Data di pubblicazione: 8 giugno 2017
Pagine: 380

Trama:
Isabella De Clio è una giovane archeologa siciliana. Bella e preparatissima, nasconde un segreto: è cleptomane e sente continuamente il bisogno di rubare oggetti che rappresentano per lei ricordi.
Decisa a rimettere ordine nella sua vita, a guarire dal suo disturbo, a creare un rapporto d’amore duraturo con l’affascinante Ottavio, durante una ricerca trova un documento inedito. È la copia di un manoscritto perduto, proveniente da El Zahra, in Tunisia, scritto nel terzo secolo avanti Cristo. Nel testo l’anonimo autore racconta una nuova versione della battaglia delle Lipari, combattuta da Cornelio Scipione nel 260 a.C., nel corso della Prima guerra punica, e descrive tre relitti affondati misteriosamente nelle acque delle Eolie per difendere un prezioso carico.
Isabella, incuriosita, cerca cosa sia stato già riportato in luce e trova che due delle imbarcazioni romane sono state ritrovate, anni prima, da un noto ricercatore, esperto in immersioni, Paul Anderson, e dal suo collega Luca Tridente. Ma nulla si sa del carico delle navi.
Che il manoscritto non sia affidabile? Che il tempo e il mare abbiano distrutto tutto?
Mentre la giovane è intenta a ricostruire le dinamiche storiche, un’altra verità torna a galla: durante la campagna di recupero dei relitti, una sub esperta, Carla Sollini, ha perso la vita in circostanze misteriose.
Ed ecco che quella che è iniziata come una ricerca da tavolino, si trasforma per lei in una vera avventura, piena di insidie e pericoli, che la metterà a contatto con uomini privi di scrupoli e la porterà nel mare delle Eolie alla ricerca del terzo relitto e dell’assassino di Carla.
Dopo la Ladra di ricordi, Barbara Bellomo torna con un mix tra presente e storia antica in un romanzo carico di suspense, adrenalina e di travolgenti suggestioni marine.
Questo è il secondo libro con protagonista Isabella de Clio, archeologa che a volte non riesce a trattenersi e deve rubare un ricordo. Il primo libro, La ladra di ricordi, ne spiega bene il perché. Anche se è un secondo libro, può benissimo essere letto da solo. L'autrice nelle note finale racconta che questa storia è nata prima dell'altra.

Questa volta siamo in Sicilia, alle prese con la ricerca di un relitto perduto. Lasciatemi subito dire che l'ambientazione è spettacolare, ma proprio tanto. Non ho mai visitato questa regione ma davvero mi è sembrato di vederla, con i suoi colori e profumi. Traspare proprio l'amore dell'autrice per questa terra.

Anche in questo caso la storia di dipana in più piani temporali, ma mentre ne La ladra di ricordi erano due, presente e antica Roma, ne Il terzo relitto sono tre: presente, 1998 e antica Roma. Infatti un avvenimento accaduto 19 anni prima sarà parte integrante e decisiva dell'evolversi della trama.
Devo dire che, nonostante la capacità dell'autrice di destreggiarsi bene tra i vari periodi, ho trovato tutto più complesso e intricato, persino troppo.

I capitoli sono brevi e se da una parte permettono una lettura più veloce, dall'altra stavolta mi hanno fatto faticare un pochino di più per entrare in sintonia con il racconto.

Isabella è un personaggio complesso, molto particolare, che continua ad affascinarmi. Nel primo libro l'avevo trovata intrigante proprio per la sua freddezza che in questo libro perde, a favore della fragilità. Ho amato scorgere questo suo lato, più femminile.

La parte relativa all'antica Roma mi ha coinvolta meno, anche se il lavoro di ricerca è sempre esemplare. L'autrice sa di cosa parla e si capisce tutta la passione che prova. Riesce a unire passato e presente in modo magistrale, senza annoiare né essere saccente.

La parte "gialla" del libro è quella che in maniera minore mi ha appassionata, l'ho trovata confusa e meno curata. In compenso il finale mi ha lasciata a bocca aperta, non lo svelamento del mistero, proprio l'epilogo, non me lo aspettavo.

Un bel libro, una storia che unisce passato e presente, scritto benissimo. Ho preferito la componente introspettiva rispetto a quella investigativa ma ho letto tutto con piacere. Una protagonista che continua a intrigarmi.
Voto:









Ora tocca a Ludovica, che ha letto questo libro, che io ho lì che mi guarda (pure autografato)

Autrice: Rossella Postorino
Titolo: Le assaggiatrici
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: 11 gennaio 2018
Pagine: 285

Trama:
La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: “mangiate” dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le ss studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato.
Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica.
Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer – fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito.

Non amo leggere libri ambientati durante la seconda guerra mondiale, soprattutto quelli che parlino di guerra, Hitler, lager ed ebrei, e non perché sia solita mettere la testa sotto la sabbia, ma perché in gioventù ne ho letti talmente tanti, ed ho visto talmente tanti film, che oggi faccio fatica a sceglierli a cuor leggero.
In questa fase della mia vita in cui sento la necessità di abbattere vecchi muri, mi sono ripromessa di tornare a leggere anche libri su temi dolorosi, che fanno ancora male ed affrontare anche argomenti spinosi, magari così riuscirò a sconfiggere qualche mio personale fantasma!

È la storia di Rosa questa, e di altre nove donne che come lei sono state scelte per assaggiare i cibi prima che vengano sottoposti al Fürher, per evitare eventuali avvelenamenti. È anche la storia privata di Rosa, di lei che perde i genitori, di lei che va a rifugiarsi in campagna dai suoceri, di lei che pur essendo sposata da quattro anni non ha figli, non perché non ne voglia ma perché il marito non vuol mettere al mondo persone destinate a morire, di lei che vive lontana dal marito che è al fronte.

È intelligente la nostra Rosa, è ironica e questo non guasta quando ti trovi a condividere una stanza con altre donne che come te hanno ingoiato dei cibi che potrebbero farle stramazzare al suolo da un momento all’altro. È anche vista di cattivo occhio dalle altre, perché lei viene da Berlino, lei è una cittadina, lei ha vestiti fatti da sartorie specializzate, lei legge romanzi, lei sa cantare.

È giovane la nostra Rosa, ed è bella, e forse è per questo che il nuovo tenente che giunge nella caserma dove lei si reca tre volte al giorno per assaggiare i cibi, la nota, e va ad aspettarla fuori dalla finestra di casa, ed è per questo che senza tante parole riesce a comunicarle il suo desiderio, ed è per questo che lei lo conduce nel fienile. Senza pensare che lì vicino ci siano i suoi suoceri a dormire, senza pensare che suo marito non sia stato dichiarato morto, ma solo disperso in Russia, senza pensare alle conseguenze della sua scelta, diventare l’amante di un SS. Ma solo seguendo un suo istinto, un suo bisogno, un suo desiderio, una sua paura. Vive di sensi di colpa Rosa, per tutto. Per aver tradito Gregor, suo marito, per avere ingannato i suoi suoceri, di non fidarsi abbastanza delle sue compagne di sventura da confessare la sua relazione con il tenente.

Tra le donne, a parte un primo momento in cui si studiano e si criticano e si provocano per tastare il terreno, si viene a creare un’intensa ed aggrovigliata rete di aiuto, di solidarietà, di amicizia. Ci saranno per Haike quando avrà bisogno di sostegno, ci saranno per Leni quando avrà bisogno di giustizia, piangeranno per Elfriede, ci saranno anche solo per acconciare i capelli di Rosa o per rubare il latte che servirà a sfamare i figli di Augustine. Ci saranno perché sono consapevoli che non si trovano insieme solo per condividere un pasto, ma nella più negativa delle ipotesi anche la morte. Potrebbero morire insieme, non tutte insieme, ma potrebbero poter vedere morire le altre e non poter far niente per aiutarle. Per salvarle. Per salvarsi.

Avevo paura di leggere questo libro, avevo paura di trovare troppe scene drammatiche, nella loro attinenza alla realtà, avevo paura di non riuscire neanche ad arrivare alla fine, ed invece, seppur la scrittura sia molto diretta ed anche dura e realista, si arriva all’ultima pagina senza neanche rendersene conto. Seppur si conosca la fine del nazismo e di Hitler, sono stata con il fiato sospeso fino all’ultimo, nell’attesa di un improbabile ritorno di Gregor, nell’attesa della morte di Rosa, nell’attesa che le cose semplicemente avvenissero.

Il mio personaggio preferito? Il tenente Albert Ziegler, perché per la prima volta mi ha permesso di immedesimarmi con un suddito del Fürher e scoprirlo quasi umano, perché sono sicura che quello che ci fosse con Rosa fosse vero amore, seppur lei ne dubiti continuamente e continuamente cerchi delle scuse per non ammetterlo. Perché lui farà per lei una grande scelta di amore, anche se non poteva e non doveva soprattutto, farla, perché anche se non lo aveva mai espresso a parole le dimostrerà amore facendole un regalo che non potrà fare neanche a se stesso.

Questo romanzo mi ha piacevolmente sorpreso, mi ha fatto comprendere quanto anche l’intera popolazione tedesca abbia subito le scelte di un uomo come Hitler, di un pazzo che una mattina si è svegliato credendosi il Re del mondo, di quante persone tra i tedeschi si siano ribellati al suo volere, come ad esempio il padre di Rosa, di quanti lo abbiano capito strada facendo, come Gregor, di quanti lo abbiano sempre intuito ma non abbiano potuto rivoltarsi alla realtà ma ci si siano adattati sopra, come Rosa.

Il grandissimo merito della scrittrice è che attraverso le sue parole costringe il lettore a fermarsi a riflettere, non solo sul tragico momento storico di cui parla, anche se solo in sottofondo, ma sulla vita stessa, sul senso della vita, sulla fede, di cui lascia tracce visibili in tutto il libro, sulla fedeltà, sull’amicizia, sull’amore.

«Tornai a pensare che non avessimo il diritto, noi, di parlare d’amore.
Abitavamo un’epoca amputata, che ribaltava ogni certezza,
e disgregava famiglie, storpiava ogni istinto di sopravvivenza.»


La Postorino fa pronunciare questa frase a Rosa, ad una Rosa che sente il peso del mondo sulle sue esili spalle, che arriva a sentirsi responsabile delle sue compagne, dei suoi suoceri, colpevole con il suo tradimento dell’eventuale non ritorno di suo marito dal fronte, ma credo che con la vita e con le azioni Rosa abbia abbondantemente dimostrato che ogni cosa fatta sia stata fatta con amore. Ed ogni cosa passata o dimenticata o aggirata sia comunque stata fatta con sentimento. 
Voto:











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21 commenti:

  1. Non conosco il libro di Chiara, mentre ho letto con piacere Le assaggiatrici:

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    1. Ero terrorizzata dall’idea di leggerlo ed infatti lo avevo sepolto sotto decine di libri! Ma poi il mondo dei libri arriva... SEMPRE!

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    2. leggi la Bellono, potrebbe piacerti

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  2. Chiara il tuo libro in ha incuriosito tanto. Ludovica, la tua recensione è spettacolare!!!

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  3. Chiara, leggendo la trama, la storia mi sembra molto intrigante, magari inizierò leggendo il primo libro.

    Ludovica: ho letto Le assaggiatrici qualche mese fa e immediatamente mi sono sentita conquistare dalla prosa dell'autrice e dall'intensità della narrazione, tanto ricca di suggestioni legate ai temi importanti che via via venivano toccati, poi, dopo circa 2/3 il pathos è calato e ho sentito che qualcosa si stava perdendo. Il finale mi ha lasciata insoddisfatta, ma per il resto è sicuramente un libro da leggere

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    1. Il finale e l’epilogo effettivamente hanno lasciato insoddisfatta anche me,ma nel complesso mi è piaciuto!!!

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    2. Maryella la Bellomo è proprio il libro per te!

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  4. Ciao Chiara! Il romanzo che ci hai consigliato oggi sembra intrigante. Non nego che ciò che mi incuriosisce di più è l'ambientazione!

    Ciao Ludovica! Anche io non sono sempre invogliata a leggere storie ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale, proprio per via delle tante letture che ho affrontato nel periodo scolastico. In questo romanzo ho però notato degli elementi di originalità che mi incuriosiscono.

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    1. Ciao Silvia! Ero terrorizzata all’idea di leggere episodi cruenti,ma in realtà la storia viaggia su binari paralleli rispetto alla guerra e al nazismo!

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    2. Silvia se ti capita leggi la Bellomo, potrebbe piacerti tanto

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  5. a differenza di Dolci invece io ho letto iol libro recensito da chiara e mi trovo d'accordo con lei mentre quello letto da Ludovica non mi attira anche se ne sento parlare benissimo. Sono restia anche io a leggere cose di guerra relative ai nazisti in particolare. o almeno questo non è il momento per affrontarne la lettura.

    Riguardo la bellomo vorrei aggiungere una cosa, in molti hanno criticato il secondo volume perchè troppo simile al primo, vero si assomigliano ma ho comunque trovato la lettura estremamente piacvole così come la scrittura e credo che il personaggio di Isabella potrebbe riservarci nuove e belle avventure.

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    1. Esatto Chicca, mi ha soddisfatta e non sono d'accordo con le critiche. Sono anche curiosa di leggere il terzo che è già uscito

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    2. Chicca,ti assicuro che è molto meglio rispetto a quello a cui mi ero preparata!

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  6. Il libro di Chiara non lo conosco, la recensione è come sempre molto interessante ma non sono sicura che il libro rientri nelle mie corde.
    Invece il libro di Ludovica, lo conosco e ne ho sentito parlare. Di sicuro non è un libro che si possa leggere a cuor leggero, ora come ora non è il momento giusto..

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    1. Ciao Sabri grazie! Non credo sia il tuo di libro

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    2. Sabrina,come dico sempre,ogni libro ha il suo tempo🥰

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  7. La Bellomo mi ispira da un pò, mentre le assaggiatrici mi è proprio piaciuto e fa vedere lato inedito della Storia.

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    1. Diana la Bellomo te la consiglio proprio

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    2. Hai detto bene! Il lato meno conosciuto della storia,ma comunque storia.

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