martedì 28 marzo 2023

Ci provo con - Recensione "Lolita" di Vladimir Nabokov

Buongiorno, torna la rubrica mensile nata da una mia idea per buttarsi su nuovi autori. 

Rubrica a cadenza mensile in cui si legge un autore o un'autrice per la prima volta.

A me piace fare rubriche in compagnia, ovviamente senza nessun obbligo, così ho esteso l'invito alle mie amiche blogger. In basso trovate le partecipanti di questo mese e se vi facesse piacere partecipare avete solo da dirlo.

Questo mese mi sono cimentata con un classico, ho letto:
Autore: Vladimir Nabokov
Titolo: Lolita
Editore: Adelphi 
Data di pubblicazione: 1996 (prima uscita 1955)
Pagine: 395

Trama:
Sarebbe difficile, per chi non ne è stato testimone, immaginare oggi la violenza dello scandalo internazionale, per oltraggiata pruderie, che "Lolita" provocò al suo apparire nel 1955. E tale è l’abitudine alla sciocca regola secondo cui ciò che fa chiasso è inevitabilmente sprovvisto di una durevole qualità letteraria, tanta era allora l’ignoranza dell’opera di Nabokov che solo pochi capirono quel che oggi è un’evidenza dinanzi agli occhi di tutti: "Lolita" è non solo un meraviglioso romanzo, ma uno dei grandi testi della passione che attraversano la nostra storia, dalla leggenda di Tristano e Isotta alla Certosa di Parma, dalle canzoni trobadoriche ad Anna Karenina. Ma chi è Lolita? Questa «ninfetta» (geniale invenzione linguistica di Nabokov, poi degradata nell’uso triviale, quasi per vendetta contro la sua bellezza) è la più abbagliante apparizione moderna della Ninfa, uno di quegli esseri quasi immortali che furono i primi ad attirare il desiderio degli Olimpi verso la terra e a invadere la loro mente con la possessione erotica. Perché chiunque sia «catturato dalle Ninfe», secondo i Greci, è travolto da una sottile forma di delirio, lo stesso che coglie l’indimenticabile professor Humbert Humbert per la piccola, intensamente americana Lolita. America, Lolita: questi due nomi sono di fatto i protagonisti del romanzo, scrutati senza tregua dall’occhio inappagabile di Humbert Humbert e di Nabokov. Realtà geografica e personaggio sono arrivati a sovrapporsi con prodigiosa precisione, al punto che si può dire: l’America è Lolita, Lolita è l’America. E tutto questo, come solo avviene nei più grandi romanzi, non è mai dichiarato: lo scopriamo passo per passo, si potrebbe dire miglio per miglio, lungo un nastro senza fine di strade americane punteggiate di motel. "Lolita" apparve per la prima volta in inglese nel 1955 e solo dodici anni più tardi nella versione russa dello stesso Nabokov.


Grazie a una challenge ho recuperato questo libro, che non ha bisogno di presentazioni. Lolita racconta una storia raccapricciante, che da madre si vive in maniera ancor più traumatica, e lo fa con uno stile impeccabile, curato all’inverosimile in ogni dettaglio.

Nabokov riesce a farti entrare nelle mente Humbert, un pedofilo (questa è l’unica definizione) che ci fa conoscere il suo livello di mostruosità. Il libro entra proprio nella testa del protagonista, attraverso una specie di diario, di memoria, e ci racconta la sua visione dei fatti, non purgata di nulla.

Il libro è suddiviso in due parti: gli ho preferito la prima, più introspettiva ma più comprensibile per me. La seconda è proprio un viaggio allucinante, fisico e mentale, che man mano diventa sempre più caotico e confusionario, come la mente del protagonista.

Nella prima parte ho apprezzato anche il fatto che Humbert si prendesse tutte le colpe delle sue perversioni. Forse la componente che più mi ha destabilizzato è proprio questo ribaltamento nella seconda parte, quando la sua ninfetta dimostra di aver voluto giocare e giocato. Mi ha schifato.

Non è stata per nulla una lettura facile, tutt’altro, sia per argomento che per stile. Per leggere Lolita bisogna riuscire a mantenere il giusto distacco, cosa per niente semplice, ed essere molto concentrati. L’ho trovata molto faticosa da leggere.

Non è un’esperienza che rifarei e non so se mi sentirei di consigliare questa lettura così provocatoria e disturbante alle mie conoscenze, soprattutto ai genitori.
Voto: 3*
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10 commenti:

  1. Non l’avrei pensata in effetti come una lettura nelle tue corde. Comunque è un classico che ancora mi manca…

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  2. Ugh.. no, no, troppo pesante per me, grazie della recensione

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  3. Comprato una vita fa. È ancora lì che mi guarda. Credo che aspetterà un altro po’. Ludovica

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    1. aspetta che tua figlia sia adulta, consiglio spassionato

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  4. Viste un paio di produzioni cinematografiche a fatica. Il libro non mi ha mai attirato proprio per quello che hai scritto tu: non riuscirei a prendere le distanze dalla perversione umana.

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    1. volevo recuperare il film con Jeremy Irons, ne ho un po' paura però

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  5. Io mi fido di te e non lo segno, sarebbe probabilmente troppo impegnativo per me al momento oltre a non attirarmi molto.

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