Oggi tocca a me parlarvi di questo libro, ringrazio tantissimo Silvia per l'organizzazione dell'evento e la Casa Editrice Mondadori per la copia.
Grazie a Dolci per la grafica
Il libro:
Autore: Richard K. MorganTitolo: L'acciaio sopravvive
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 15 febbraio 2022
Pagine: 480
Serie: Cosa resta degli eroi Vol.1
Trama:
LA GUERRA CONTRO IL POPOLO DELLE SQUAME è finita, ma gli uomini non hanno bisogno di mostri per dilaniarsi tra loro.
L'aristocratico Ringil Eskiath, giovane eroe del- la resistenza, vive in esilio volontario, disprezzato per la sua omosessualità. Egar Rovina del Drago, capo dei barbari delle steppe, non trova pace tra gli agi del Sud ma neppure nella semplice vita guerresca della sua vecchia patria. Archeth Indamaninarmal, ultima erede degli alieni Kiriath e della loro tecnologia prodigiosa, cerca di far progredire l'Impero dei mortali e affoga il proprio senso di abbandono nelle droghe. Tre solitudini, tre eroismi rinnegati e incompresi, tre vite spezzate che si sono conosciute durante il conflitto, legandosi in un'amicizia che adesso dovrà affrontare una nuova sconvolgente minaccia.
Al pari dei suoi bestseller cyberpunk, con questa sinistra e superba trilogia fantasy Richard K. Morgan ha realizzato un capolavoro che ha fatto scuola e ha spinto il grimdark verso nuovi scioccanti confini, contaminandolo col noir e la fantascienza, fondendo Le Guin, Moorcock e Murakami. Un viaggio spettrale attraverso un mondo fastoso e feroce, nel quale resiste tuttavia la tensione verso qualcosa a cui aggrapparsi nella tempesta che tutto travolge.
Questo libro mi è stato consigliato da Amarilli, persona che stimo e i cui gusti – soprattutto nel fantasy – sono simili ai miei, inoltre in un gruppo facebook di libri grimdark lo hanno definito “imperdibile”. Aspettative alle stelle, che non solo non sono state deluse, ma il gradimento è andato ben oltre.
Morgan con questo libro è entrato a far parte degli autori per me “sacri”, grazie alla sua penna incisiva, rude, cruda e quasi – passatemi il termine – “sporca”. Per questo sottogenere supera l’ideale, mi ha catturata da subito senza più mollarmi; è risultata tra l’altro molto scorrevole, a volte mi sono imposta di rallentare per comprendere meglio le dinamiche e il worldbuilding.
Farei un plauso anche al traduttore, Maria Antonietta Struzzero, che ha reso questo testo così incisivo.
La trama è complessa, non ci si raccapezza subito nel mondo in cui è ambientata la storia, ma Morgan tramite flashback racconta al momento giusto ciò che serve. Ho apprezzato questo approccio: non stufa e dopo un po’ i pezzi tornano a posto; si capisce il contesto, o almeno si intuisce cosa sia successo, e perché si sia arrivati a quel punto. Per gli amanti delle descrizioni dettagliate può essere destabilizzante; io l’ho apprezzato anche se ammetto che è stata una lettura sicuramente impegnativa però per me mai confusa.
Ci sono tre filoni con tre protagonisti: Ringil, Egar e Archeth, che hanno un passato comune pur essendo profondamente diversi, sia nel carattere che nell’appartenenza a categorie sociali e di popolazione.
Un fatto fondamentale è l’omosessualità di Ringil, che gli porta da sempre discriminazione e isolamento. Nel suo mondo essere gay è punibile con la morte (pure in maniera molto cruenta). Questo però non è un libro che parla di accettazione (che non c’è proprio), né di omosessualità in generale, è solamente una componente di Ringil, che contribuisce a farlo diventare così disilluso e cinico, con un odio profondo verso le ingiustizie rese ai più fragili.
Mi sono innamorata di Ringil, che però non è assolutamente annoverato tra i buoni (forse proprio per quello). Lui è un treno, non guarda in faccia nessuno, ma ha un senso di colpa che lo corrode, anche se questo non lo ferma. Mi è piaciuta la sua arroganza, che stempera con un sarcasmo poco sottile e molto volgare, con battute sagaci e pungenti. Ho adorato il suo senso di giustizia, anche se lui credo non lo riconosca come tale.
È un’anima spezzata dal passato, capace però di muovere masse, con un carisma che in grandezza rivaleggia solamente con il suo ego. Un personaggio complesso che ha un’evoluzione che sul finale mi ha incuriosita non poco.
Il barbaro Egar e la mezzosangue Kiriath Archeth sono un po’ meno trattati rispetto a Ringil, ma anche loro mi sono piaciuti parecchio, soprattutto Archeth. Accomuna tutti questo senso di disincanto e non vedo l’ora di scoprirne di più.
Ho faticato non poco con i nomi (io sono una pasticciona in questo), ho sentito il bisogno più volte di farmi uno schemino, ma ho adorato, tantissimo, il fatto che le armi ne avessero uno loro. Per quanto riguarda L’Amica dei corvi, la spada Kiriath di Ringil, mi ha dato l’idea di essere quasi senziente, di essere proprio un altro personaggio. Non è il primo libro che leggo in cui le armi hanno nomi, ma adoro sempre tantissimo questo particolare.
Bisogna essere forti di cuore e non patire la violenza o il linguaggio molto colorito per leggere questo libro, che appartiene a pieno titolo al Grimdark, genere che apprezzo ogni volta di più.
Non credo sia una storia adatta a tutti (e non solo per il suo essere cruda), ma credo fortemente che per le persone che apprezzano questo sottogenere sia una bomba.
Per fortuna non devo attendere il seguito, intanto vi consiglio di leggerlo se vi incuriosisce, partendo preparati e prendendosi tutto il tempo necessario a elaboralo per bene. Lo merita.
Voto: 5*
Anch'io ho una predilezione speciale per Gil, così disilluso, cinico e bastardo quando serve. Uno dei miei eroi-non eroi di sempre.
RispondiEliminaMi ha veramente conquistata, tutto quanto! Grazie ancora
EliminaPiù volte ti ho chiesto spiegazioni perché non ho assimilato tutto, però non mi è dispiaciuto per nulla
RispondiEliminaè sicuramente molto complesso, ma meraviglioso!
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