venerdì 18 luglio 2025

I pensierini

Rubrica in cui vi lascio il mio piccolo pensiero su libri letti che non hanno una recensione vera e propria.




"Il peso di tutto" di N.R. Walker
Questa autrice mi piace, mi rilassa e anche questa volta è riuscita nello scopo: farmi staccare la spina con una storia dolce e allegra.
Il peso di tutto mi ha ricordato un po' Dimmi che è vero di Klune, come se lo scimmiottasse, ma pur non essendo esilarante come l'altro, mi sono divertita e anche le analogia non mi hanno più di tanto infastidita.
La storia racconta di Henry, del suo bisogno di accettarsi e di migliorarsi, dell'aiuto ricevuto da Reed e di una dolce storia d'amore che si sviluppa pian piano.
Ho adorato molto i secondari, soprattutto le amiche di Henry e mi sono immedesimata facilmente con il protagonista.
È una storia che fa bene al cuore, che rilassa e regala più di un sorriso.
Voto: 4*


"Corrispondenza imperfetta" di Laura Nottari
Mi piace questa autrice, trovo che abbia uno stile scorrevole e una buona dose di ironia che permette di stemperare anche le situazioni più spinose.
Però è la prima volta che leggo un suo storico e, al di là dell’introduzione para…. dell’autrice (che non ho apprezzato come gesto, ma che non ha cambiato niente in quanto io non sono purista del genere), posso dire che preferisco i suoi contemporanei.
Corrispondenza imperfetta racconta una storia d’amore, una di quelle impossibili tra un Conte e un’istitutrice. Mi è piaciuto tutto il contorno di tematiche, da quelle sociali a quelle riferite alla differenza di età, passando poi – benissimo secondo me – attraverso la questione femminile. Trovo che questa storia faccia riflettere su molte questioni, in maniera tra l’altro non retorica e (quasi del tutto) senza buonismo.
Non mi è piaciuta la protagonista, non l’ho trovata proprio ben caratterizzata, a volte ha avuto reazioni non conformi a quanto raccontato fino a quel momento e l’ho trovata una banderuola che passava tra un bigottismo ristretto (che ci sta per il suo vissuto) e una modernità esagerata.
Il Conte invece è veramente un personaggio eccezionale, l’ho adorato e secondo me con lui invece ha fatto un ottimo lavoro, ogni azione ha un suo perché e il suo carattere, così estremo e spigoloso, ha sempre motivazioni.
Ho apprezzato anche molto i personaggi secondari, soprattutto Annabelle e il dottore; a volte sono stata persino più appassionata riguardo la loro storyline. Menzione particolare per il Visconte, che ho adorato tantissimo.
Ho trovato questo libro troppo ricco, con ripetizioni riguardo le introspezioni che hanno reso un po’ noiosa soprattutto la parte centrale. Nonostante sia una seconda versione del testo (io non ho letto la precedente), a mio gusto avrebbe avuto bisogno di una buona sforbiciata in fase di editing, perché troppo spesso io mi sono annoiata a rileggere questioni già trattate e ritrattate.
Secondo me il punto forte di questa autrice è dato dai dialoghi, frizzanti e moderni. Li ho apprezzati anche in questo contesto, senza pizzi e merletti.
Voto: 3.5*



"525. La guerra di Sean e Agnes" di Naike Ror
Questa è una novella spin-off di Usheen, secondo libro della serie R.U.D.E. leggibile anche singolarmente.
Io l’ho letta dopo sia Usheen che 366 (il libro su Donal e Isabel) e sono stata contenta così in quanto in questo libro si fa ovviamente riferimento agli altri. È stato quindi bello ripercorrere, seppur come sottofondo, anche la loro storia.
525 porta l’hate to love su un altro livello. Se, come me, amate questo trope, non potete assolutamente perdervi questo libro, il cui fulcro sono appunto i battibecchi tra i due protagonisti.
Ho adorato i due protagonisti, a volte però li avrei presi a sberle, credo che questo sia stato l’intento dell’autrice. In questo caso la similitudine di carattere ha giocato a favore degli scontri verbali, rendendo il tutto più elettrico.
Mi sono piaciuti i dialoghi quindi, tantissimo, ma anche l’evoluzione della storia con la corrispondente maturazione dei personaggi.
Naike Ror sa scrivere e sa appassionare, oltretutto in questo caso i capitoli sono brevi e si fanno veramente divorare. Lo sfondo di Derry poi a me è sempre gradito.
Voto: 4*



"Non più di dieci parole" di Rebecca Quasi
Questo libro è uno spin-off de Il gigante con il violino, avente per protagonista Nicola (lo zio di Diego) e Francesca. Può essere letto da solo ma io ovviamente consiglio di leggere prima l’altro, qualche riferimento c’è.
I due protagonisti si conoscono adulti e già con la vita avviata, Nicola è soprannominato Lo squalo bianco, avvocato penalista e zio single a tempo pieno, Francesca è un procuratore ed è sposata con due figli adolescenti. Il loro incontro più di un colpo di fulmine è un’agnizione, come viene definito nel libro, loro sono anime gemelle, è proprio un riconoscersi. Diciamo che l’insta-love raggiunge un livello successivo ecco.
Devo dire che subito questo mi ha un po’ destabilizzata, ma l’autrice l’ha gestito benissimo e anche in maniera adulta, come giustamente porta l’età dei protagonisti.
Ho apprezzato molto i dialoghi, questa autrice è bravissima in questo, e ho letto veramente in poco tempo questa storia che mi ha coinvolta tantissimo.
Mi è piaciuto il target più maturo, così come ho apprezzato gli scorci di Elena, Marina e Ortensia, che hanno portato la giusta dose di freschezza.
Un po’ tutti troppo buoni forse per i miei gusti, io lo patisco sempre, soprattutto alla fine, ma ci sta.
Voto: 4*




"Ballata di fango e ossa" di Maurizio Ferrero
Ho questo libro da un po’, dopo aver letto qualche commento entusiasta e perché del sottogenere grimdark, che apprezzo molto. Per essere grimdark, lo è, molto dark, però ammetto che a me non ha entusiasmato più di tanto, non è brutto, ma non ha lasciato il segno.
L’ambientazione pesca nell’Italia medievale, con qualche elemento fantasy ma non esagerato (sì c’è un mostro, non un drago come parrebbe nella cover, ma c’è), è molto dettagliata e secondo me è la cosa che è riuscita meglio.
Ho avuto qualche difficoltà con i personaggi perché pur non essendo definibili né buoni né cattivi, come in realtà mi aspettavo, li ho trovati piatti, non hanno una maturazione e non sono riuscita ad affezionarmi a loro, né a provare empatia per nessuno.
Ecco, l’apatia ha caratterizzato questa mia lettura, non ho faticato ma non c’è stato quel trasporto che di solito queste storie mi portano ad avere, nessun coinvolgimento pressante.
È molto crudo, me lo aspettavo e non mi ha infastidito, ma neanche l’ho trovato così necessario, come se dovesse per forza far fare certe azioni ai personaggi per inserirli nel genere, non so se mi spiego.
Però non è pesante, né noioso, si legge in fretta e non si fatica.
Insomma un libro che per me non è brutto, ma che non mi ha lasciato molto.
Voto: 3*

Ne conoscete qualcuno? 

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