Buongiorno, oggi è il turno di Ludovica per questa rubrica, nata da una mia idea, in collaborazione con Dolci.
Ogni mese verrà scelto un argomento e troverete le recensioni sui vari blog partecipanti. Ognuno quindi avrà un titolo diverso, sarà una specie di catena di recensioni, tutte con un comun denominatore.
L'argomento di settembre è
Un libro non letto dalla TBR estiva
Ludovica ha scelto questo (e ha fatto benissimo):
Autrice: Alice Basso
Titolo: Il morso della vipera
Editore: Garzanti
Data di pubblicazione: 2 luglio 2020
Pagine: 302
Trama:
«Ogni mattina Anita si accomoda alla Olivetti e digita digita digita. Le storie che deve trascrivere sono belle. Anita coi personaggi entra subito in confidenza. Tempo due racconti e le sembra di conoscerli da una vita. In ogni storia il protagonista di turno si ritrova in un agguato, in una sparatoria, in una rissa. E Anita ormai lo sa che il personaggio ne uscirà intero, o perlomeno con buone prospettive di ripresa, perché sono racconti seriali, giusto? Mica lo fai crepare, il protagonista che deve tornare ancora e ancora, ci arriverebbe anche un cretino; eppure a ogni lama di coltello che balugina nel buio di un vicolo, a ogni sguardo nero dell’occhio cavo della canna di una pistola, a ogni sagoma minacciosa che si staglia contro la porta di una bisca, Anita trasale e digita più in fretta per vedere come andrà a finire.»
Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia: racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l’altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall'affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa.
Forse per questo, quando un’anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l’unica a crederle. Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c'è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l’intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi.
Tutto quello che passa dalla penna di Alice Basso risplende di unicità e stile. Dopo aver creato Vani Sarca, uno dei personaggi più amati degli ultimi anni dai lettori e dalla stampa, l’autrice torna con una nuova protagonista indimenticabile: combattiva, tenace, acuta, sognatrice. Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri ma maestri di vita.
Il suono metallico dei tasti risuona nella stanza. Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia: racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l’altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Eppure le pagine di Hammett e Chandler, tradotte dall'affascinante scrittore Sebastiano Satta Ascona, le stanno facendo scoprire il potere delle parole. Anita ha sempre diffidato dei giornali e anche dei libri, che da anni ormai non fanno che compiacere il regime. Ma queste sono storie nuove, diverse, piene di verità. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua. Perché poteva accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado, come avrebbe fatto qualsiasi altra giovane donna del 1935, invece di pronunciare quelle parole totalmente inaspettate: ti sposo ma voglio prima lavorare. E ora si trova con quella macchina da scrivere davanti in compagnia di racconti che però così male non sono, anzi, sembra quasi che le stiano insegnando qualcosa.
Forse per questo, quando un’anziana donna viene arrestata perché afferma che un eroe di guerra è in realtà un assassino, Anita è l’unica a crederle. Ma come rendere giustizia a qualcuno in tempi in cui di giusto non c'è niente? Quelli non sono anni in cui dare spazio ad una visione obiettiva della realtà. Il fascismo è in piena espansione. Il cattivo non viene quasi mai sconfitto. Anita deve trovare tutto il coraggio che ha e l’intuizione che le hanno insegnato i suoi amici detective per indagare e scoprire quanto la letteratura possa fare per renderci liberi.
Tutto quello che passa dalla penna di Alice Basso risplende di unicità e stile. Dopo aver creato Vani Sarca, uno dei personaggi più amati degli ultimi anni dai lettori e dalla stampa, l’autrice torna con una nuova protagonista indimenticabile: combattiva, tenace, acuta, sognatrice. Sullo sfondo di una Torino in cui si sentono i primi afflati del fascismo, una storia in cui i gialli non sono solo libri ma maestri di vita.
Alice Basso. Ah! Alice Basso. Colei che negli
anni, dopo una scoperta del tutto casuale sul Kindle del suo primo libro, L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, è diventata non solo una certezza, ma un’attesa
piacevole ed a volte anche spasmodica.
Avevo
paura di leggere il suo primo libro senza che la protagonista fosse la famosa
Vani Sarca, entrata ormai talmente nelle nostre vite, che sembrava di dover
fare un torto a lei a leggere qualcosa di Alice Basso di cui non fosse lei
unica e indiscussa protagonista? Sì, forse un po’, ma ho così fiducia in questa
scrittrice che non ho mai dubitato, mai, neanche per un secondo, che avrei
trovato del bello in questa sua nuova storia. È per questo che io, lettrice
famosa per non fare liste che tanto stravolgerà, ignorerà, ribalterà,
dimenticherà, me la sono rischiata mettendola al vertice di un’ipotetica
scaletta, ma riuscendo a farlo molto oltre il tempo prefissatomi, cioè la data
di uscita, quindi ne ho approfittato per partecipare a questa rubrica, ideata
da Chiara e Dolci.
Prima
sensazione? Già dalle primissime pagine? Che mi trovassi di fronte ad un libro
che mi avrebbe fatto riflettere, anche sorridere, ma che soprattutto avrebbe
approfondito dal punto di vista storico un’epoca, quella del fascismo,
abbastanza vicina da non poter essere trascurata, ma abbastanza lontana da
poter essere oscurata.
È un
tema caldo quello che sceglie di trattare Alice Basso, perché ancora troppi in Italia ne inneggiano
le qualità, ma lei che, ho scoperto grazie a questo libro, possiede nel suo
armamentario di esperienze anche una laurea in storia, riesce a farlo come
sempre si dovrebbe. Con dovizia di conoscenze, con il necessario distacco
tipico di uno storico (anche se qualche giudizio, qua e là, lo fa pronunciare
alla mia nuova pupilla Anita), con quello sguardo esterno alla faccenda, ma,
allo stesso tempo, intriso del pensiero, della filosofia, degli stati d’animo
di un’epoca. Lo fa soprattutto con una ricerca storiografica, documentale,
materiale che accoglie a meraviglia una storia piena di fascino, bellezza,
semplicità.
È in
una Torino di metà ventennio, 1935, quando ancora la libertà di espressione non
era un miraggio, ma quando già per esprimere le proprie idee si dovevano
cercare mille escamotages, che Alice piazza Anita,
una giovane donna proveniente da una famiglia benestante ed operosa, che, pur
di ritardare di qualche mese il suo pur sognato e desiderato matrimonio,
comunica a famiglia e fidanzato che vuole lavorare come dattilografa, almeno un
anno, prima di compiere il grande passo. Passo che la rinchiuderà in casa, a
far da madre ad una nidiata di figli, a cui il fidanzato ha già scelto nomi
(!), passo che non le permetterà più di inseguire sogni, anche se lei al
momento non è che ne abbia, che non le permetterà più di fingersi libera.
Ciò che
ho più amato in Anita, è la sua estrema curiosità, la sua voglia di mettersi in
gioco, anche se sa di non essere culturalmente preparata, e non perché non ne abbia la capacità ma perché in quella assurda, e pur vera,
dicotomia tra essere o bella o sciocca, lei aveva sempre preferito dedicarsi
alla sua bellezza. Eppure, facendo la dattilografa per la rivista “
Saturnalia“, emerge il suo lato più vero, quello che
si fa domande e vuole assolutamente trovare delle risposte. Quello che si
appassiona ad autori nuovi, proprio lei che si era sempre rifiutata di leggere
qualsiasi cosa, se non le riviste femminili.
L’evoluzione di Anita, non solo culturalmente
ma emotivamente, ideologicamente, socialmente, è il fulcro di tutta la storia, è
ciò che dà il ritmo al romanzo. È ciò che spinge il lettore a pensare,
riflettere, sorridere. È quello che ti fa dire che c’è sempre
una possibilità di crescita, anche quando si vuole credere che si sta bene come
si sta.
Anita
prima di ricevere la richiesta di matrimonio pensava che fosse proprio il
matrimonio la sua massima aspirazione, non chiedeva altro a se stessa, non si
era mai sforzata di interessarsi a qualcosa in particolare, però, però come
sempre accade quando meno te lo aspetti, lavorare in una piccola redazione,
stare al fianco di una grande personalità come quella di Sebastiano
Satta Ascona (ormai soprannominato da tutti noi lettori Satta Coso) è
l’elemento che ti sprona ad uscire dal guscio, è l’input a correre un po’ più veloce
di quanto si era preteso dalle nostre gambe. Ed Anita correrà talmente veloce
da diventare quasi una paladina della giustizia, spingerà Satta Coso a
pretendere di più anche dal suo ruolo, dalla sua posizione, dal suo sapere, da
se stesso.
Anita
è quanto di più diverso da Sebastiano, che invece per spessore culturale e
sagacia sarebbe stato un ottimo amico di Vani, se appare leggera nelle parole,
nei pensieri, poi ti stupisce con fatti memorabili, degni di un’eroina. Anche
nel silenzio della notte, nel silenzio che la sua posizione di donna impone,
lei compie delle scoperte che, seppur non potranno avere un seguito giuridico,
rappresentano comunque un seme che germoglierà. Di speranza. Di fiducia.
Non
credo bisogna star qui ancora a parlare dello stile di Alice Basso, la sua è una
scrittura ironica, ma anche ponderata, certosina, ogni virgola è piazzata lì non
a caso, ma seguendo un ben preciso disegno. È una scrittura che ti inchioda
alla pagina, sia se parla di cose frivole e spassose, sia se parla della
violenza, della dittatura, della non libertà di espressione.
Più che
fare paragoni con Vani Sarca, a cui non ho pensato neanche una volta durante la
lettura, ero impensierita dal libro storico in sé e dal preciso periodo storico
che la scrittrice aveva scelto, ed invece, seppur sentendo sulla mia pelle l’ingiustizia
di fondo che da sempre associo al fascismo, ho letto senza pause e senza
potermi fermare mai. Mai.
Il
successo di questo libro è tutto quello che Alice Basso mette insieme per
emozionarci, farci riflettere, anche farci divertire, perché davvero io ho riso
tantissimo, è tutto quello a cui ci ha abituato negli anni, sì, ma secondo me
questo libro contiene un pizzico in più di qualcosa, che al momento non so
definire, ma è qualcosa che rende tutto ancora migliore di quanto letto di suo
finora.
Voto:Le altre tappe del mese:
ho comprato il romanzo a scatola chiusa appena uscito ma poi presa sull'onda delle mille cose per il blog ne sto rimandando la lettura. ogni volta che leggo una recensione positiva mi prenderei a schiaffoni per il troppo tempo che sto lasciando passare.
RispondiEliminaIo ho aspettato circa un mese dall’uscita e già mi sembrava un secolo! Ci credi che mi sembrava mi chiamasse a gran voce?
EliminaL’ho adorato proprio!
Ciao Ludovica, complimenti per la recensione! Anch'io adoro Alice Basso e ho apprezzato moltissimo questo libro... e sono molto curiosa di leggere il seguito ;-)
RispondiEliminaNon vedo letteralmente l’ora di leggere il seguito!
EliminaDevo ancora leggerlo, lo tengo per i momenti di tristezza...Felice ti sia piaciuto, ma io ho una grande fiducia nei confronti della scrittrice! Ciao da lea
RispondiEliminaLa scrittrice ormai è una sicurezza, anche se, dopo aver amato a dismisura Vani, c’era un po’ la preoccupazione di non saper accettare i nuovi personaggi, ed invece... non solo mi sono piaciuti, ma mi sono già entrati nel cuore!
EliminaCiao Ludovica! Io non ho ancora letto nulla della Basso, però ho in casa alcuni titoli e devo assolutamente recuperare! :)
RispondiEliminaLa Basso va letta: crea dipendenza e dà sollievo al cuore
EliminaHo letto pochissimo della tua recensione perché ho il libro che mi aspetta per essere letto! Sono contenta che la Basso sia sempre una garanzia :)
RispondiEliminaUna garanzia, sì. Per me con questo ha anche superato le altissime aspettative!!!
EliminaAhhhhhhh devo leggerlo!
RispondiEliminaNon lo hai ancora letto? Corriiiiii
EliminaIo non ho ancora letto un libro della Basso....prima o poi ci arriverò
RispondiEliminaErica, ti prego, DEVI!
EliminaMi ripeto sempre di dover leggere la Basso (non ho ancora conosciuto Vani Sarca, fatti due conti ahah), però, più passa il tempo, più non mi sento invogliata... Non so, a volte non mi capisco e forse è proprio questo il problema XD
RispondiEliminaDue serie diverse, con un meraviglioso comun denominatore: Alice Basso
Elimina