venerdì 9 maggio 2025

Recensione "Dimmi che non vuoi morire" di Stefania Crepaldi

Ringrazio l'autrice, la casa editrice e Alessandro per la copia

Il libro:
Autrice: Stefania Crepaldi
Titolo: Dimmi che non vuoi morire
Editore: Salani
Data di pubblicazione: 1 aprile 2025
Pagine: 304

Trama:
Chioggia. Mentre la nebbia, con tempismo perfetto, invade la laguna nella notte di Halloween, Fortunata è china su un cadavere. Nessun macabro scherzo però, è soltanto il suo lavoro: sta truccando il viso di un'anziana signora per il funerale che si terrà di lì a poche ore. A dire il vero la ragazza ha sempre desiderato un destino diverso, magari come pasticciera o come cuoca in un grande ristorante, ma suo padre ha bisogno di lei nell'impresa funebre di famiglia e farebbe qualunque cosa pur di rimandare i sogni della figlia. Il giorno dopo, Fortunata riceve una chiamata d'urgenza. Il suo padrino Dante Braghin, colonnello della Guardia di Finanza, deve darle due notizie. La prima: c'è una giovane donna, soffocata nell'incendio di una fabbrica, e vorrebbe che fosse lei a occuparsi del trasporto in ospedale. La seconda, ben peggiore: il loro comune amico, l'agente Vito Sabelli, l'uomo che più volte le ha spezzato il cuore, è di nuovo operativo. Sono i segni inequivocabili che altre disgrazie stanno per scombussolarle la vita, quando il suo unico desiderio sarebbe quello di sfornare pasticcini e rendere felici gli altri. Mescolando le atmosfere cupe del noir con quelle brillanti della commedia, Stefania Crepaldi costruisce un'indagine ricca di sorprese che ha come oggetto i contrasti, le speranze, le insicurezze che accompagnano chiunque cerchi di dare una direzione alla propria esistenza.



Siamo arrivati al terzo libro con protagonista Fortunata Tiozzo Pizzegamorti, tanatoesteta e aspirante pasticcera, ambientata in veneto.

Questo libro l’ho trovato più introspettivo dei precedenti, soprattutto perché c’è il ritorno di Vito, già conosciuto nel primo libro e mai andato via dalla mente della ragazza. Ho trovato il suo ritorno gestito benissimo, in linea perfetta con il suo personaggio, così nebuloso, così ambiguo.

Dico subito che proprio Vito mi è piaciuto tantissimo, è proprio il genere di personaggio che io adoro: non facilmente inquadrabile, non si capisce fino all’ultimo (e anche lì c’è poi da interpretare) se sia annoverato tra i buoni o i cattivi, se si può veramente categorizzare così. Ho proprio trovato il suo personaggio affascinante e tormentato, mi ha conquistata in pieno!

Ho apprezzato tantissimo l’evoluzione di Fortunata. Lei non è invece il classico personaggio che di solito mi piace, per i miei gusti si lamenta troppo e si oppone troppo poco, inoltre sa quel che vuole ma non si ribella a nulla. In questo libro però lei (anche se non sembra) sceglie e soprattutto matura. Ho adorato la sua consapevolezza, l’evolversi dei rapporti familiari e tutte le sue elucubrazioni, positive e negative.

Questa volta Chioggia non è più protagonista, ma bensì la sua cugina più famosa, Venezia. Un po’ mi è dispiaciuto, ormai ero affezionata a Chioggia e l’ho sempre trovata una scelta più originale.

Il finale per me è stato spettacolare, ho trovato bello e giusto tutto quanto, mi ha proprio coinvolta e ne ho apprezzato tutte le sfaccettature.

Che dire sullo stile? Stefania sa il fatto suo, è capacissima a inchiodare il lettore alle righe quando serve e a depistare, sa rendere vivide le descrizioni e strutturalmente il prodotto è impeccabile.

La storia di Fortunata potrebbe tranquillamente finire così, con un finale aperto, ma io spero di leggere ancora di lei.
Voto: 4*


Vi ho incuriosito?
Complimenti ancora a Stefania e non vedo l'ora di leggerla ancora

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