venerdì 27 novembre 2020

Questa volta leggo - Recensione di Ludovica di "L'ultimo respiro" di Eleonora Gaggero

Anche per Ludovica è arrivato il turno di questa rubrica, rinnovata da questo mese. 

Come sempre grazie a Dolci, Queen della grafica
 
 
Ogni mese verrà scelta una parola e nell'ultima settimana troverete le recensioni sui vari blog partecipanti. Ognuno quindi avrà un titolo diverso, scelto in relazione alla parola data, tutti con un comun denominatore.

La parola di novembre è:

P I O G G I A

Ludovica ha scelto questo titolo, il riferimento alla parola è presente nella cover:
Autrice: Eleonora Gaggero
Titolo: L'ultimo respiro
Editore: Fabbri Editore
Data di pubblicazione: 28 maggio 2019
Pagine: 180

Trama:
Da quando un dramma ha sconvolto la sua famiglia, Cass ha un vuoto dentro, e solo a caro prezzo, negli anni, è riuscita a riconquistare un equilibrio precario. Per quello che ha già vissuto, Cass si sente più grande, più matura dei suoi diciotto anni. Ma qualche volta vorrebbe un po' della spensierata leggerezza di April, la sua migliore amica. Vorrebbe innamorarsi, sentire quelle famose farfalle nello stomaco… una sensazione che finora non ha mai provato. Quando una sera April le chiede di andarla a prendere in un locale perché non sa come tornare a casa, Cass non sa dire no. Mentre aspetta l'amica al bancone del bar, un ragazzo dagli occhi magnetici le si avvicina. Aiden. Il classico bello, dannato e pericoloso. Cass non gli dà corda, ma pochi giorni dopo il destino li fa incontrare di nuovo. Aiden però è coinvolto in giochi molto più grandi di loro, e Cass ancora non sa quanto potrebbe perdere…


Attenzione possibili spoiler!

Con il tempo ho imparato a fare anche le recensioni negative, e devo dire che in alcuni casi sia stato divertente e liberatorio, niente a che vedere con quelle di libri che ti hanno talmente segnato che le parole si rincorrono sul foglio e non fai in tempo a fermarle, però per la maggior parte delle volte, nutro ancora molte difficoltà a fare apprezzamenti negativi sul lavoro di qualcuno. Proprio perché riconosco che dietro ogni progetto ci sia, o debba esserci, una mole di fatica non indifferente, a partire anche solo dalla decisione di credere talmente in se stessi da mettersi a tavolino e cominciare a scrivere, costruire una storia,  immaginare dei personaggi e renderli concreti e più reali possibile, fare i conti con potenziali insuccessi, proprio perché non mi piace sparare a zero sul lavoro altrui, cerco di trovare sempre valide attenuanti.

 

Ma questa volta sarà molto difficile trovarne. Questa volta mi sono chiesta per tutto il tempo come un libro del genere possa essere arrivato  in una casa editrice, come possa un libro del genere non essersi scontrato con un sonoro NO.

 

Partiamo dal presupposto che io ami a dismisura la narrativa per ragazzi, soprattutto della fascia adolescenziale, quindi ho un bagaglio non indifferente su cui basare i miei giudizi. Cosa ricerco generalmente da questo genere di narrativa? Scrittura brillante e frizzante, zero retorica, immediatezza nel provare sentimenti, libertà di comunicazione. Una storia può anche essere costruita su pochi fatti, lasciando più spazio ai sentimenti, ma se ci sono devono essere sviluppati con coerenza e chiarezza, devono avere una loro logica, deve esserci un preciso causa-effetto, gli eventi non devono essere casuali.

 

Ecco, in questo romanzo, di una giovanissima autrice, ho trovato tanta confusione, a partire dal motivo per cui ha inizio la storia stessa: un ragazzo della malavita vede una ragazza, la vuole per sé, senza neanche scambiare con lei due parole in croce e decide che deve averla ad ogni costo. Un altro ragazzo, trovatosi per caso lì, mentre l’altro comunica ai suoi scagnozzi di volere la ragazza, decide che la deve salvare ad ogni costo. Perché? Come può essere questo il motivo per cui una storia prende le mosse e svolge il suo essere per 180 pagine?

 

Troppi cliché: bad boy che affascina ragazza per bene solo con uno sguardo, passato difficile in entrambi per rendere più sdolcinata la storia, innamoramento super veloce, nel giro di una settimana succede tutto, e di tutto, inseguimenti, tentate violenze, sparatorie, dichiarazioni d’amore, tutto in sole 180 pagine.

 

Avevo delle aspettative perché ho grande fiducia nelle giovani penne, se giovanissime ancora di più, ma qui ho trovato proprio poco sia come scrittura, che come struttura, come trama, come descrizione di personaggi ed ambiente. Tutto troppo superficiale e melenso. Ed il finale? Vogliamo parlare del finale? Melodrammatico, ma senza sentimento, e soprattutto una domanda: era necessario comunicare a potenziali giovani lettori che quando incontri l’amore della tua vita, per quanto possa essere considerato così un ragazzo conosciuto due settimane prima, possa finire tutto con un colpo sparato per errore? Amo i finali tristi, anche tragici, ma solo se e quando l’autore mi ha portato ad affezionarmi ai personaggi, solo quando quel finale è il frutto di intrecci precedenti, è inevitabile per l’evoluzione del racconto stesso, non quando viene messo lì a caso!

Ed allora due considerazioni e poi mi taccio. Per scrivere, e soprattutto per scrivere bene, non basta volerlo fare, bisogna sì saperlo fare, ma anche leggere tanto, tantissimo, mettersi in discussione, studiare, studiare e studiare.

E poi mi chiedo, anche con una nota polemica, perché tanti scrittori, capaci, tanto capaci, si trovino a doversi auto-pubblicare, quando invece storie, senza arte né parte, si trovano in bella vista sugli scaffali delle librerie? Come può esserci tanto dislivello tra una realtà e l’altra? Su questo amletico interrogativo, chiudo la mia personale riflessione su un libro che ho letto in poche ore, ore che avrei a questo punto potuto impiegare in modo migliore!

Voto:





Le altre recensioni:


 

13 commenti:

  1. Per rispondere alla tua domanda come un libro così possa essere arrivato in libreria ti faccio io una domanda. Sai chi è Eleonora Gaggero?
    Da mamma di due adolescenti posso dirti che si tratta di una giovane attrice di serie per ragazzi e ho il dubbio che l'editore abbia voluto puntare proprio sulla sua fama verso il pubblico giovane per spingere la vendita.

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    1. Non l’ho capito subito chi fosse l’autrice, ma poi l’ho riconosciuta! Comprendo motivi di marketing, ma non li condivido. Un libro deve almeno parlare di qualcosa, cavolo!

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    2. Concordo in pieno. Purtroppo spesso i meritevoli restano nell'ombra e quelli un filino famosi hanno la strada sgombera

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  2. Concordo con quello che dice Chicca perché purtroppo oggi si punta più sul nome che sulla qualità.
    Ho letto questo libro e come te non mi ha fatta impazzire

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  3. Ciao, da lettrice posso dirti che abbiamo tutti gusti diversi quindi è normale - sarebbe strano se non lo fosse - che un libro non ci piaccia.

    Da aspirante scrittrice posso dirti che arrivare in libreria è sempre una durissima lotta. Me ne rendo conto quando partecipo ai concorsi letterari, spunta sempre lo scrittore/la scrittrice affermata sotto pseudonimo che vince il concorso.

    A volte bisogna auto-pubblicarsi per farsi notare, quello che posso consigliare è la segnalazione in massa di libri belli da porre all'attenzione delle CE. Non risolve il problema ma aiuta.

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    1. Le tue riflessioni mi trovano parecchio d’accordo. È proprio perché leggo, ed ADORO, molte autrici che si autopubblicano, che non tollero questo dislivello!

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  4. Oh god! Scappo! Scappo a gambe levate da un romanzo come questo, se si può definirlo romanzo. Le tue riflessioni sono assolutamente lecite libri così non dovrebbero essere pubblicati, soprattutto quando ce ne sono di bellissimi che rimangono non considerati!

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    1. È così fastidioso che molti autori vengano considerati di terz’ordine solo perché si autopubblicano, ed invece scrivono dei SUPER romanzi, quando invece scritti così mediocri trovino posto sugli scaffali delle librerie

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  5. Ah, eventi drammatici messi alla membro di segugio in un libro solo per fare figo... Il non-sense è una delle cose che più aspetto al varco quando devo recensire negativamente un libro XD Comunque, vedila così... "Tolto il dente, Tolto il dolore" ;) Ora sai che quest'autrice non fa per te... Da ora in poi, le starai alla larga, leggendo bellissime storie piuttosto che le sue (sono quasi certa che ne verranno altre dopo la suddetta, per sfortuna ahah) ;)

    P.S. La tua domanda pone l'accento su una questione ancora irrisolta e tanto controversa... Ma, come ti hanno già detto, purtroppo basta avere un nome conosciuto in altre vie per pubblicare con una casa editrice... Non importa se sai scrivere o meno, quello è un plus che non serve XD ahah (rido, ma ci sarebbe da piangere, sangue)

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  6. Che peccato che non ti sia piaciuto

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