giovedì 27 dicembre 2018

Recensione di Ludovica "La mossa del principe" di C.S.Pacat

Buongiorno lettori, sopravvissuti alle abbuffate? Io ammetto di star ancora boccheggiando!
Oggi cedo nuovamente il blog alla mitica Ludovica perché questo libro le è piaciuto talmente tanto da inviarmi privatamente la sua recensione. Ho pensato quindi di condividerla con voi perché merita di essere letta, davvero.
Ho amato molto anche io questo libro (recensione mia qui) e quindi capisco bene il suo entusiasmo.

Autrice: C.S.Pacat
Titolo: La mossa del principe
Editore: Triskell Edizioni
Data di pubblicazione: 23 febbraio 2018
Pagine: 330
Serie: #2 Captive Prince

Trama:
Con i loro due paesi sull'orlo di una guerra, Damen e il suo nuovo padrone, Laurent, dovranno lasciarsi alle spalle gli intrighi del palazzo e concentrarsi sulle più ampie forze del campo di battaglia mentre viaggiano verso il confine per scongiurare un complotto fatale.
Costretto a nascondere la sua identità, Damen si sente sempre più attratto dal pericoloso e carismatico Laurent, ma via via che la fiducia nascente tra i due uomini si approfondisce, le scomode verità del passato minacciano di infliggere il colpo mortale al delicato legame che ha cominciato a unirli…
 
 Di Ludovica


 
 
“Mi ha conquistato Laurent, perché so che mi inquieterà, mi ammalierà, mi stupirà, mi stordirà, mi tramortirà e mi farà innamorare di lui. Lo so. E quindi aspetto che lo faccia.”
La mia recensione a “Il principe prigioniero” terminava così, e non solo non mi ha deluso, ha addirittura superato le aspettative.
Laurent, e Laurent insieme a Damen, e il libro stesso mi hanno inquietato. Ammaliato. Stupito. Stordito. Tramortito. Ed emozionato, a tal punto che nelle pagine finali non sono riuscita a trattenere le lacrime. Incredulità. Dolore. Nostalgia. Distacco.

Se il primo si svolgeva interamente, o quasi, nella corte di Arles, tra le insidie del palazzo, tra i vizi lussureggianti che ne costituiscono la principale occupazione, tra le macchinazioni dei due diversi poteri, il secondo è tutto ambientato all’esterno, in viaggio da Arles fino ai confini della nazione di Vere, confini che il reggente ha obbligato Laurent ad andare a difendere. E Laurent questa volta, in questa infinita partita a scacchi che gioca con suo zio, il reggente di quello che a breve sarà il suo regno, non può esimersi dal farlo, nonostante sappia che lì, al confine, molto probabilmente troverà mille minacce architettate da suo zio, troverà situazioni difficili da gestire, potrebbe trovare la morte, sua e del battaglione che il reggente gli ha messo a disposizione.

Ma Laurent, che ne sa una più del diavolo, ed anzi, alcune volte sembra che il diavolo si sia travestito con i suoi capelli biondi e profondi occhi azzurri (santa pace benedetta, quegli occhi e quelle mani nei capelli...da brividi), ha più di un asso nella manica: porta con sé il suo schiavo, Damen, combatte le sue personali battaglie, vincendole una ad una, dimostra a tutti i suoi soldati, anche a quelli datigli dallo zio, che lui non è solo un principe di corte, delicato e gracile, disinteressato alle armi, ai cavalli e alle
tecniche di guerra come tutti credevano, ma in realtà lui è un vero stratega, e dove non arriva la sua esperienza, si lascia consigliare da quello che dovrebbe essere il suo sottoposto, il suo schiavo, il suo peggior nemico, Damen.
Ed è così che le loro serate passano uno di fronte all’altro a parlare di strategie, di territori, di geografia, in un’intimità sempre crescente ed una fiducia conquistata lentamente ma inevitabilmente, e le giornate procedono cavalcando, uno al fianco dell’altro, come se fossero due pari e non due nemici, come se fossero due amici e non due nemici, come se fossero molto di più che due amici.


Ed insieme cambiano, e quanto cambiano, e come cambiano!
Esce fuori il vero carattere di Damen, di un uomo abituato al comando, alle truppe, alla guerra, al ragionamento, e di lui esce la sua parte più vera, quella generosa, altruista, focosa e passionale, quella giusta. Damen mi ha da subito suscitato un profondo senso di stabilità, di fermezza, di razionalità. E ne sa qualcosa il povero Laurent (sono ironica, perché in nessun momento ho provato pietà per lui, ho provato miliardi di altri sentimenti, ma pietà mai) che, nei suoi momenti di stridore interiore, messo alle strette dalle azioni dello zio, è riuscito a ritrovare il suo equilibrio stando in silenzio, azzerando la sua impulsività e affidando la sua vita ed il suo esercito proprio a Damen.


E se, con il primo libro avevamo trovato un principe ereditario fatto schiavo, inviato come servo di piacere al suo peggior nemico e nel secondo lo ritroviamo senza le catene ai polsi e al collo ad indicare il suo stato, quindi se in lui è avvenuto un vero e proprio cambiamento, è Laurent il personaggio che muterà di più, è in lui che crolleranno molte più catene di quelle fisiche che andranno a liberare i polsi di Damen.

 
«Capi all’improvviso di aver perduto il controllo di sé e delle proprie emozioni
e fece appello a ogni briciolo di ragione rimasta
per porre fine a...qualunque cosa fosse.»
È proprio in Laurent che cominciano a vedersi delle piccole incrinature, la corazza costruita con attenzione in tanti anni, comincia a presentare delle aperture, per carità, lievi e quasi invisibili, almeno all’inizio, ma la fiducia che concede a Damen, addirittura facendolo diventare il suo capitano, mi ha totalmente intenerito e conquistato. Laurent è tutto l’opposto di Damen: è ingegnoso, imprevedibile, è sì un calcolatore e al lettore non è mai dato sapere dove porteranno gli ingranaggi della sua mente, ma è proprio per questo che noi (come anche Damen) non riusciamo a staccargli gli occhi di dosso. Impossibile non restare completamente affascinati (ammaliati, stregati, incantati) da Laurent, dal suo portamento, rigido ed altero, dai suoi sogghigni e persino dalla sua freddezza, dalla gelida satira delle sue frasi, mai casuali, mai istintive, ma sempre ponderate. (No, non è vero, non è solo fascino quello nei confronti di Laurent, è adorazione proprio. Io ho ADORATO Laurent in tutte le sue manifestazioni da “maledetto demonio biondo dallo sguardo impassibile”, l’ho adorato nei suoi sorrisi sagaci, nelle sue frasi sconce e in quelle taglienti, nei giochi perversi e logici della sua instancabile mente. L’ho adorato mentre sconfiggeva in un duello all’ultimo sangue Govart, l’ho adorato su quel balcone, l’ho adorato con quell’orecchino indossato con disinvoltura, l’ho adorato quando si preoccupava della schiena di Damen dopo avergliela flagellata, l’ho adorato mentre cavalcava, mentre studiava le mappe, quando riduceva i suoi nemici nelle miserevoli persone che in realtà erano, l’ho adorato quando, finalmente, permetteva a Damen di accarezzarlo e di ridargli un po’ dell’umanità che ogni giorno combatteva)....

«Quando era avvolto nei suoi abiti severi,
la sua grazia letale gli conferiva un aspetto quasi androgino.
O, per essere più esatti, era difficile associarlo a un corpo fisico:
avevi sempre e solo a che fare con una mente.
Persino durate la battaglia, o quando spronava il cavallo per fargli compiere qualche prodezza ardita,
il corpo era controllato dalla mente.»
Dopo questa breve parentesi (totalmente non-obiettiva, non-super partes, non-politicamente corretta, non-adatta ad una recensione, insomma totalmente invasata) torniamo ad un tono
più maturo e pertinente, dicendo che ormai sono entrata nel pieno di questi Romance m/m e la cosa che di questo mi ha lasciato piacevolmente stupita è il sentimento che permane in tutti i dialoghi, belli intensi e profondi, e in tutti i gesti che sia Damen che Laurent compiono uno per l’altro, uno verso l’altro. Non c’è mai oscenità o volgarità o passione e sesso fini a se stessi. No, nei loro occhi c’è sempre sentimento, che sia di rabbia o di rispetto o di lealtà o di fiducia o di amore. Anche quando Laurent sputa fuori parole vergognosamente acide o quando Damen vorrebbe confessargli il suo segreto o i suoi sentimenti, anche quando portano ad un altro ed alto livello il loro rapporto, è impossibile non accorgersi che anche i loro silenzi parlino. I loro sguardi comunicano, i loro gesti, misurati e contati, perché non sia mai che la mano di Damen possa in qualche modo posarsi in una lieve carezza sul volto di Laurent, dimostrano un sentimento che c’è, esiste, ma è insondabile e velato, è una cosa loro.

«Ebbe come la sensazione che, in mezzo  tutte le loro menzogne, quella fosse l’unica verità.
Non importava che il giorno seguente sarebbe partito.
Si sentì rinascere nel desiderio di regalargli almeno quello:
di offrire a Laurent tutto ciò che avrebbe voluto accogliere,
senza chiedere nulla in cambio,
assaporando quel cauto segnale di apertura
perché sarebbe stato tutto ciò che il giovane principe si sarebbe concesso di avere.»
Al di là dei personaggi principali, che ovviamente sono Laurent e Damen, c’è un folto gruppo di persone descritte in maniera puntigliosa e precisa, caratterizzate nei più disdicevoli atteggiamenti e in prove di lealtà ed onestà incommensurabili. Niente è lasciato al caso, nessun personaggio, seppur volessimo definire minore, è solo un personaggio, o solo una pedina, no, è un bullone di un marchingegno enorme, in cui anche il più piccolo assume un valore enorme.

La Pacat è un genio del male, nel senso che come ordisce dispositivi esplosivi lei, nessuno mai. Ogni capitolo è un colpo di scena, quando credi di aver capito cosa succederà, lei stravolge tutto e si riparte da zero. Ma se lei è il deus ex machina, è sicuramente Laurent (oddio! Ancora lui?! Ma come lo archivio ora questo personaggio? Come metterlo nel dimenticatoio? Parlando seriamente, ma perché mai dovrei dimenticarlo? IMPOSSIBILE) colui che lei sceglie per le sue macchinazioni, per le sue dichiarazioni più esaltanti, per i dialoghi più incisivi.


Credo si sia capito, ma lo ribadisco: il Libro mi è piaciuto talmente tanto che per fare la recensione avrei solo voluto rileggere le 63 evidenziazioni fatte, solo per rientrare un po’ in una storia letta un mese prima ma che ancora sentivo viva dentro di me, ma ho finito invece per rileggerlo tutto, rigo dopo rigo, pagina dopo pagina, fino alla parola fine. E mi sono emozionata come la prima volta, ed ho sorriso, e mi sono inquietata, ed ho provato piacere a vedere sconfitti i cattivi, ho sussultato di fronte alle scene impreviste ed ho gongolato nelle scene più tenere ed intime.
E so, con assoluta certezza, che tornerò a leggerlo, tornerò a Vere, tornerò da Laurent e Damen, perché non ne posso fare a meno, è quasi un Richiamo... (si sarà sentito così Ashton quando Eloise invocava il suo aiuto e lo attraeva eternamente accanto a lei?)
Voto:


1 commento:

  1. oh mamma mia Ludovica che recensione!
    finalmente dopo aver letto il libro posso leggere le tue parole.
    che posso dirti che tu non abbia già detto? assolutamente nulla.
    tutto ciò che penso io lo hai descritto tu perfettamente. Laurent Damen le strategie la passione, i duelli la tenerezza e la crudeltà, ogni cosa in questo romanzo è magnifica e io lo adoro.

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