giovedì 22 febbraio 2024

Recensione di Ludovica - Tu leggi? Io scelgo! - "Il canto di Calliope" di Natalie Haynes

Buongiorno lettori, oggi tocca a Ludovica, per questa rubrica che amo molto, nata dall'idea di Rosaria e ora gestita da me e Chicca. Se vi facesse piacere partecipare fatemi un fischio.


La rubrica, a cadenza mensile, consiste nel leggere un libro recensito da un altro blog partecipante. 

Questa volta ha scelto tra le recensioni di Floriana del blog La biblioteca del libraio, e ha scelto questo titolo.
 
Il libro:
Autrice: Natalie Haynes
Titolo: Il canto di Calliope
Editore: Sonzogno
Data di pubblicazione: 21 gennaio 2021
Pagine: 320

Trama:
Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia. Fuori dalle mura, la regina e altre sventurate attendono un destino che verrà deciso dai vincitori. È la caduta di Troia. Dieci interminabili anni di guerra sono giunti alla tragica conclusione, mentre le avventure dei protagonisti andranno a ispirare, nei secoli a venire, le opere di artisti e scrittori. «Cantami o Musa» invoca il sommo poeta Omero, che ha raccontato le gesta degli eroi. Ma Calliope, musa della poesia epica, questa volta è meno accomodante: è convinta che non tutto sia stato narrato, che qualcosa di fondamentale, legato alle figure femminili, manchi ancora per completare l’affresco. Se il bardo vuole che lei canti, allora lei canterà insieme a tutte le donne coinvolte nella grande tragedia. Dando voce a ciascuna di loro, Calliope prende in mano la storia e ce la racconta da una nuova prospettiva. Ecco Andromaca, Cassandra, Pentesilea, Clitennestra, che vengono alla ribalta, con i loro pensieri, con i complicati risvolti psicologici delle loro scelte, con la sete di vendetta, la solitudine, la dignità di fronte alla morte. E poi tutte le altre, da Penelope a Briseide, da Creusa a Ifigenia, dalle troiane che, vinte, saranno rese schiave, alle greche che attendono il rientro dei loro uomini, senza dimenticare le capricciose divinità che governano le sorti dei mortali. Attingendo alle fonti antiche, anche le meno note, Natalie Haynes rivisita una delle più grandi narrazioni di tutti i tempi, facendoci palpitare di commozione accanto alle leggendarie eroine, e trasmettendoci il sentimento vivo di come la guerra di Troia e la sua epopea appartengano alle donne non meno che agli uomini.
 

 
Libro corale questo, le cui voci, pur trattandosi della Guerra di Troia, anzi di quello che accadde ai Troiani dopo la sconfitta inferta loro dagli Achei, non sono quelle che siamo soliti sentire, Odisseo o Achille o Ettore o Priamo, no, questa volta la guerra è lasciata alle donne.

Donne che hanno ugualmente lottato accanto a mariti, fratelli, figli; donne che hanno combattuto e portato su di sé il fardello del dolore, della perdita, del tradimento, dell’abbandono, ma la cui voce è stata ignorata, o solo dimenticata; donne che hanno visto morire, essere uccisi, umiliati, oltraggiati i loro affetti più cari, ma che mai sono state prese in considerazione, se non marginalmente.

Non avevo grosse aspettative, a dire il vero ho preso il libro quasi a scatola chiusa, guidata solo dalla mia passione, mai sopita, lasciatami in eredità da studi classici, ed è per questo, forse, che totalmente digiuna da pareri e giudizi, ho potuto godere di questo tuffo nell’antichità.

Tanti nomi, tutte donne, alcune impresse nella memoria, altre forse lasciate sui banchi di scuola, dee, ninfe, mortali, madri, sorelle, mogli, tutte accomunate da un unico destino: l’amore. Un amore disperato, un amore che le ha spogliate di qualsiasi dignità, un amore felice ma che ha comunque lasciato l’amaro in bocca.

È Calliope, Musa della Poesia, ad ispirare il titolo e a dare inizio a questo lungo susseguirsi di racconti femminili, che già conosciamo, che abbiamo già fatto nostri, non c’è nessuna sorpresa nello scoprire quale sarà la fine di Creusa (certo non arrivare in Italia con suo marito Enea) o capire perché Enone dopo che per dieci anni l’ha totalmente ignorata, dopo che ha fatto scoppiare una guerra per un’altra donna, decide di non salvare suo marito Paride, ma di lasciarlo soffrire in una lenta agonia. Tutto è già scritto, sì, ma la prima a cambiare la rotta della nave è proprio Calliope, quando si rifiuta di cantare quello che le chiede Omero, ma di dare voce alla voce delle donne. Queste donne, tutte, da Briseide a Ifigenia, tutte hanno dieci, cento, mille motivi per lamentarsi, per piangere sui fatti che le hanno strappato i loro uomini, che le hanno rese schiave degli Achei, che le hanno soggiogate al volere dei loro padri o di un qualche dio dispettoso o malvagio, ma loro no, loro reagiscono tutte con orgoglio e coraggio, ognuna a modo suo, ma tutte alzando la testa.

Il tono scanzonato e l’ironia di fondo, sempre più pressanti e potenti, a partire dalla stessa Calliope e proseguendo per Ecabe, moglie di Priamo, concludendosi con Penelope, moglie di un vincitore ma sempre colei che per più di dieci anni ha perso il marito, Penelope che è la più disincanta e viva versione di lei che abbia mai letto (finalmente pure lei si dà una svegliata!), è ciò che rendono questo libro così originale, dinamico e profondo.

Ho letto anche La canzone di Achille e Circe e sì, mi sono piaciuti, anche se ho sentito pareri discordanti tra loro, anche se quando il tema è, come in questo caso, la classicità è più facile trovare oppositori che sostenitori. A me queste modernizzazioni, o meglio attualizzazioni, o ancora meglio solo uno sguardo diverso rispetto a quello con cui abbiamo sempre pensato ad opere ingombranti come Iliade ed Odissea, fanno solo riflettere su quanto siamo inesorabilmente legati alle nostre radici, ma, allo stesso tempo, di quanto abbiamo bisogno di sentire più vicini a noi questi personaggi e queste storie.

Se l’idea dell’autrice era, non solo portare al centro del discorso la donna in quanto tale, sulla scia anche di tutto un pensiero moderno che a volte invece di darle valore, gliene toglie, ma soprattutto mettere al centro le emozioni, un sentire diverso, un’angoscia latente ma anche una grande forza d’animo, allora sì, con me il suo obiettivo è stato raggiunto. Se la sua idea era di farci percepire il senso di smarrimento e rabbia e totale perdita che solo la guerra può far provare, e quello che sta accadendo in questo preciso periodo storico dovrebbe ricordarci di quanto ogni guerra sia uguale all’altra, e di quanto ogni guerra andrebbe evitata a prescindere, per salvaguardare l’uomo e non solo il potere dei potenti, allora sì, con me il suo obiettivo è stato raggiunto.

Ho una speranza: che personaggi così antichi possano continuare a trovare un loro posto nelle nostre vite, forse esteriormente molto diverse, ma ancora così bisognose di ideali, sentimenti, pensieri.
Voto: 4.5*

Le altre recensioni:
Grazie Dolci per la grafica

2 commenti:

  1. Io adoro i retelling in generale e ancor di più quelli a sfondo storico e mitologico. Ancora non ho letto questo però che mi guarda dalla libreria
    La tua recensione è meravigliosa però e lo leggerò a breve

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  2. Già volevo leggerlo e la tua recensione m'invoglia ancora di più

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