Ciao a tutti! Oggi vi lascio con la recensione di un libro che mi ha accompagnata per tutta la vacanza, perché ci ho messo più di una settimana a leggerlo. Non è lungo, anzi, ma proprio non riuscivo ad andare avanti, l'ho preso a piccole dosi, come una medicina. Volete sapere quale e la mia opinione?
Autrice: Paola Calvetti
Titolo: Olivia, ovvero la lista dei sogni possibili
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 15 maggio 2012
Pagine: 181
Trama:
Inaspettati. Così sono tutti i doni degni di questo nome. E del tutto inaspettato è l'inizio di questa storia, con gli sguardi di due bambini che si sfiorano da lontano. Qualche anno dopo, a pochi giorni dal Natale, Olivia - la poco più che trentenne protagonista di questo romanzo - viene licenziata. O meglio: non viene licenziata perché non è mai stata assunta; semplicemente perde il posto di lavoro precario e si ritrova più precaria e fragile di prima. Così, con la sola compagnia dello scatolone che ha dovuto portare via dall'ufficio, di una buona dose di malinconia e degli stratagemmi che la nonna le ha insegnato per affrontare le difficoltà, Olivia si avvia per le strade della sua città. Trovato riparo in un bar tabacchi, scorre il suo curriculum pensando a tutto ciò che quelle pagine tralasciano: gli incontri che l'hanno segnata, gli amori veri e quelli che credeva lo fossero, le persone che non ha fatto in tempo ad abbracciare. E le passioni, i sogni, i fallimenti, la forza dei desideri. In quel bar tabacchi, che con il passare delle ore si popola di personaggi buffi, matti, generosi e pedanti, su Olivia veglia la nonna mai scomparsa davvero dalla sua vita, capace di leggere i segnali segreti della felicità nelle scie di un aereo o nel verso di una poesia. La stessa nonna che le ha fatto un dono speciale: una Polaroid con la quale strappare al tempo gli istanti più belli, complici dell'inarrestabile e salvifica fantasia di Olivia. Tra le mura ospitali di quel provvisorio rifugio, lungo una giornata iniziata nel peggiore dei modi, Olivia riflette che le cose migliori succedono sempre quando ci si rinuncia... Nelle stesse ore, come in un film a montaggio alternato, irrompono tra le righe i passi di Diego. Anche per lui è un giorno speciale, forse l'alba di un nuovo inizio, che saprà offrire una tregua all'innominabile ferita che ha segnato la sua infanzia. Olivia e Diego non sanno di essersi sfiorati per tutta la vita, ma fra loro vibrano le onde invisibili della serendipità, quella sensazione di euforia che si prova quando si scopre una cosa mentre se ne sta cercando un'altra. E se è vero che il destino segue regole invisibili, in quelle ore forse il loro, di destino, si sta organizzando in una bizzarra successione di eventi. Paola Calvetti dà vita a un romanzo popolato di personaggi intensi e vitali, che racconta con delicatezza le fragilità più estreme - quelle dell'anima, dell'età, del lavoro e della sua mancanza - e intona le note coraggiose di chi, anche quando piovono guai, sa scrutare nel cielo cercando lo squarcio di sereno sempre pronto ad aprirsi.
Ci sono istanti nella vita in cui tutto cambia. Istanti in cui succede qualcosa che modifica radicalmente tutto quello che è esistito fino all'attimo che li ha preceduti.
Come ormai saprete partecipo alla challange delle LGS, che ogni mese ci sfidano a leggere due libri bonus, scelti da loro. Quando ho visto cover e sinossi di questo ero molto felice, di mio sono ottimista o almeno ci provo e adoro le storie di rinascita dalle proprie ceneri. Qualcosa però non ha funzionato e da subito. Ho odiato profondamente questo libro e la sua protagonista, sentimento mitigato solamente dalla noia profonda che ho patito. Non mi è piaciuto il modo di scrivere dell'autrice e non mi capacito del perché. E' scorrevole e moderno e, cosa che apprezzo sempre, molto sincero. Ma mi sono annoiata. Andavo avanti a fatica e ho avuto la voglia di mollarlo praticamente per tutto il tempo. Ho sperato sempre in un colpo di scena o in qualcosa di stimolante per me, ma non è mai arrivato. Mi sono imposta di finirlo sia per la challange, dopotutto è una sfida, sia perché è piaciuto a tante persone e ho letto belle parole. E' proprio vero che la lettura è soggettiva.
Non so bene cosa aspettarmi, ma aspetto. Una soluzione, una tregua, qualcosa che somigli a un'idea.
La storia si svolge in un bar tabacchi dove Olivia si rifugia per leccarsi le ferite dopo aver perso il lavoro. Fa un bilancio della sua vita, soprattutto quella lavorativa, e cerca di stilare liste per il futuro, per non soccombere all'autocommiserazione e darsi da fare. Intervallata alla sua storia conosciamo quella di Diego, figlio superstite dal fratello, con delle lacerazioni nel profondo non indifferenti. La sua vita e quella di Olivia si sono sfiorate in continuazione senza mai incontrarsi, come spesso accade, a pensarci bene. Ma sono anime affini ed è destino che prima o poi si incontrino, o forse no?
L'idea di scegliere una via piuttosto che un'altra e che questo porti a un incontro oppure no è veramente interessante. Una specie di Sliding doors. Così come l'idea di prendere un brutto colpo e ripartire da lì per trovare finalmente la felicità. Così pure come l'idea del bar tabaccheria e degli strani incontri che si possono fare se si presta la dovuta attenzione.
Ci sono storie dappertutto, basta saperle ascoltare. Forse non sono buone storie, ma sono vere. E non devono necessariamente avere un lieto fine.
Questo libro è pieno di temi che mi piacciono ma che durante la lettura mi hanno solo annoiata. Credo che sia dovuto anche all'antipatia profonda che ho provato per la protagonista. L'autrice ce la presenta piena di difetti (cosa che di solito apprezzo tanto), ma poi vuole convincermi che i suoi difetti in realtà sono pregi, che tutti gli altri sono sbagliati, solo lei e la sua perfettissima nonna hanno capito tutto dalla vita. Poi è pieno di parti su come una volta era tutto migliore, un po come i vecchietti che dicono sempre "Ai miei tempi...". Olivia nel libro ha poco più di trent'anni, è nata nel 1976 (io l'anno dopo), quindi le cose che ha citato le conosco tutte ma questo modo di porsi, questo dire che quello che abbiamo vissuto noi è per forza migliore, mi irrita sempre. Si può avere un buon ricordo senza imporlo agli altri come superiore.
Olivia si sente diversa ed è contenta di questo. Ma fa sembrare gli altri "normali" sbagliati e superficiali. E' snob e viziata e le sue stranezze non mi hanno per niente affascinata.
E ora Diego. Ho avuto un compagno delle elementari che ha perso il fratello tragicamente e troppo presto ed è stato trasformato nel figlio sopravvissuto, proprio come lui. Diego mi ha fatto pensare a lui. Un bambino e un ragazzo molto provati dalla vita. Ma non mi sento di giudicare. Prima di diventare madre un comportamento come quello dei genitori di Diego l'avrei giudicato severamente. Ora non so dire come reagirei e non ci voglio nemmeno pensare. Credo solo che molta terapia avrebbe aiutato tutti. A parte la compassione però non ho avuto nessun'altra emozione per lui, è freddo e distaccato, ha i suoi motivi ma non mi ha conquistata.
Un libro di cui forse non ho colto il significato, che non è riuscito a conquistarmi, neanche nel finale.
Una storia che inneggia all'ottimismo ma che mi ha lasciato come immagine solo quella di una polaroid scattata a una sedia vuota.
Voi l'avete letto? Vi è piaciuto? Siete incuriositi?