giovedì 27 marzo 2025

Recensione di Ludovica - Tu leggi? Io scelgo! - "Non aspettare la notte" di Valentina D'Urbano

 Buongiorno lettori, oggi tocca a Ludovica, per questa rubrica che amo molto, nata dall'idea di Rosaria e ora gestita da me e Chicca. Se vi facesse piacere partecipare fatemi un fischio.


La rubrica, a cadenza mensile, consiste nel leggere un libro recensito da un altro blog partecipante. 

Questa volta ha scelto tra le recensioni di Erica, e ha scelto questo titolo.
Il libro:


Autrice: Valentina D'Urbano
Titolo: Non aspettare la notte
Editore: Longanesi/TEA
Data di pubblicazione: 25 agosto 2016
Pagine: 384

Trama:
Giugno 1994. Roma sta per affrontare un'altra estate di turisti e afa quando ad Angelica viene offerta una via di fuga: la grande villa in campagna di suo nonno, a Borgo Gallico. Lì potrà riposarsi dagli studi di giurisprudenza. E potrà continuare a nascondersi. Perché a soli vent'anni Angelica è segnata dalla vita non soltanto nell'animo ma anche su tutto il corpo. Dopo l'incidente d'auto in cui sua madre è morta, Angelica infatti, pur essendo bellissima, è coperta da cicatrici. Per questo indossa sempre abiti lunghi e un cappello a tesa larga. Ma nessuno può nascondersi per sempre. A scoprirla sarà Tommaso, un ragazzo di Borgo Gallico che la incrocia per caso e che non riesce più a dimenticarla. Anche se non la può vedere bene, perché Tommaso ha una malattia degenerativa agli occhi e sono sempre più i giorni neri dei momenti di luce. Ma non importa, perché Tommaso ha una Polaroid, con cui può immortalare anche le cose che sul momento non vede, così da poterle riguardare quando recupera la vista. In quelle foto, Angelica è bellissima, senza cicatrici, e Tommaso se ne innamora. E con il suo amore e la sua allegria la coinvolge, nonostante le ritrosie. Ma proprio quando sembra che sia possibile non aspettare la notte, la notte li travolge...



Sono arrivata al terzo libro della D’Urbano ed ormai so con assoluta certezza che questa autrice o la si ama o la si odia. Io semplicemente la temo, perché so che quando inizio un suo romanzo, le sue parole mi colpiranno come pugnali e che per rimarginare le ferite causate dalle sue storie mi ci vorranno giorni, se non mesi.

Questo volume era sullo scaffale da molto, probabilmente troppo tempo, ma è stato quasi impossibile resistere alla tentazione di acquistarlo anche se, come con nessun autore se non lei, so che dovrà proprio giungere il momento giusto, se non perfetto, per iniziarlo.

I personaggi della D’Urbano sono rotti, sì, proprio rotti e anche se e dove non manifestino delle fratture evidenti, nel caso di questo libro Angelica ha il viso deturpato da cicatrici subite dopo un incidente stradale quando era piccola e Tommaso ha un problema alla vista e rischia di restare totalmente cieco, comunque si portano dentro e dietro le crepe di una spaccatura.

In questa mia recensione non voglio parlare della storia d’amore, che c’è, che è anzi il filo rosso probabilmente dell’intero racconto, che è il motivo innegabile che mi ha fatto versare qualche lacrima qua e là, che mi ha fatto,  per certi versi, battere il cuore, come ogni volta che i protagonisti sono così giovani e sono alla loro prima esperienza di amore vero ed assoluto, quando si è incapaci di trovare una mediazione tra il bianco e il nero.

Non vorrei neanche soffermarmi sulla capacità di questi personaggi di uscire fuori dalle pagine, di essere, per quanto le loro vite possano essere portate all’esasperazione, così reali e così veri.

E neanche sulla forza ed il coraggio che ci mettono tutti, anche personaggi secondari, ad esempio come Giulia, di cui ho condiviso rabbia e dolore, ad alzare la testa, non piangersi addosso e lottare con ogni arma a loro disposizione, per tornare ad amarsi.

Io vorrei solo, invece, urlare il motivo per cui questa autrice mi sia entrata così prepotentemente nella testa. La sua scrittura arriva dritta allo stomaco, è serrata, ruvida, non lascia niente di non detto o non definito, e non usa giri di parole o frasi astruse, no, lei con pochi vocaboli ti tira in faccia quello che ha deciso. Senza sconti. Senza gentilezza. Senza indossare guanti. Senza indorare la pillola.

Ho capito che, aprendo un suo libro, io mi aspetto di restare senza fiato, di avere il cuore accartocciato, di non riuscire a staccare il pensiero da quelle pagine per ore, e non solo me lo aspetto, è proprio ciò che voglio. È quello che cerco, è quello che, per assurdo, mi faccia stare bene nel dolore.

Sì, forse rispetto ad altre sue opere, ad esempio Tre gocce d’acqua, in questo testo, la D’Urbano ha anche moderato la sua innata attitudine a sconvolgere le notti di povere lettrici, ma io, davvero, so che sicuramente passerà un anno prima di iniziare un suo libro, già pronto sul comodino, ma che “aspetterò la notte”, consapevole che per amare una scrittura questa deve portarti davvero in luoghi in cui non sei mai stata e deve tenere il mondo fuori, anche solo per una manciata di pagine. 

Voto: 4*

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Grazie Dolci per la grafica

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