Che
Sara Rattaro sia una garanzia quando si tratti di riportare il lettore in
luoghi conosciuti e da personaggi amati, come se il tempo non fosse mai
passato, è fuor di dubbio.
Andiamo
a vedere il giorno è, in un
certo senso, il prosieguo di un altro romanzo, Non volare via, peccato
che quando mi sia trovata a scegliere dalla libreria di Floriana, non avevo
assolutamente colto un collegamento tra i due volumi. Solo che più andavo
avanti con la lettura e più avevo l’impressione di sapere già chi fosse Alice o
Alberto o Sandra o Matteo. E sì, li conoscevo bene tutti, perché quel libro,
con la storia di Sandra e Alberto che scoprono che il loro bambino fosse muto,
con Alice che sembrava una donna fin da bambina, quando si trova davanti
qualcosa di assolutamente più grande di lei, mi erano rimasti molto nella
mente.
Come parla d’amore la Rattaro, cioè andando a sviscerare davvero la psiche umana da più angolazioni e prospettive, è uno dei motivi per cui vivo ogni suo libro come un viaggio anche all’interno della mia, di psiche, e del mio di cuore, perché pur parlando di tutti, lei sembra proprio parlare a te.
Al centro di questo romanzo c’è Alice, un’Alice adulta, un’Alice tutta d’un pezzo, una che ha da sempre visto il tradimento del padre come una grande onta per lui e come qualcosa che a lei non sarebbe mai potuta succedere. Ed invece l’amore di cui ci parla in questo romanzo la Rattaro, la coglie di sorpresa, in una maniera insospettabile, e soprattutto in un momento in cui lei non avrebbe dovuto lontanamente lasciarsi andare, ed invece lo farà perché alcune persone hanno questo potere di non lasciare scelta. Ti conquistano con poche parole (che guaio quando un uomo molto più grande e molto più saggio decida che debba essere proprio tu l’oggetto del suo corteggiamento mentale) e tu non hai via di uscita. Alice sembra quasi intrappolata in questo amore che la sconvolge e per cui, un po’, si perde in se stessa e in lui, sembra quasi dimenticare le sue parole verso il padre che aveva tradito e che lei, comunque, aveva continuato a giudicare colpevole.
Non giudica mai la Rattaro, non lo aveva fatto con Alberto e non lo fa di certo con Alice, lascia che sia lei a capire cosa sia meglio per lei, quale scelte debba fare per poter essere un po’ felice.
Il mio rapporto con questa autrice è molto vario, nel senso che la maggior parte dei suoi libri li ho amati, alcuni davvero moltissimo, ma altri, invece mi hanno lasciato del tutto tiepida, come anche questo.
Come dicevo in apertura, ho apprezzato tantissimo il fatto che il tempo non sia passato tra i due libri e l’autrice riesca senza grosse difficoltà a ricollegare fatti persone storie e sentimenti, ma ciò che mi ha lasciato l’amaro in bocca è che stavolta credo abbia lasciato troppe porte aperte, troppi cerchi non chiusi. In alcune parti ho patito la retorica usata dietro frasi o anche concetti, la ripetitività di alcuni episodi, l’improbabilità di un viaggio da Parigi al sud della Francia, in cui anche l’obiettivo, ritrovare l’amante del padre, mi sembra debole come pretesto.
io i libri della Rattaro li devo leggere quando sono nel mood giusto perchè ogni volta è un colpo al cuore. questo mi manca
RispondiEliminaMi allinro molto alla tua recensione per la Rattaro. Di lei ho amato diversi titoli ma poi alcune storie le ho trovato ripetitive nei concetti e nella retorica, come hai scritto tu. Però io ho smesso di leggerla, per ora.
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