Ho chiuso l’ultimo libro della trilogia (Ignite me) nel 2018, totalmente presa da quella che ho archiviato come una delle più belle saghe Fantasy Young Adult che abbia letto, nonostante nell’ultimo capitolo la Mafi avesse lasciato un finale troppo aperto per i miei gusti. Approcciandomi, dopo ben 7 anni, ad un nuovo libro ero terrorizzata innanzitutto di non ricordare molto, o non ricordare proprio nulla, ma anche di non riuscire ad entrare in una storia che sì mi aveva lasciato tanto, ma di cui temevo di aver perso le emozioni, che probabilmente è il bagaglio più ingombrante che mi sia portata dietro.
Mi sono bastati, invece, pochi minuti
e qualche pagina per rientrare nel vivo della trama, per ricollegare i vari
avvenimenti che avevano portato la protagonista, Juliette, a divenire la
Comandante Suprema del Settore 45. Mi è bastato molto meno per ricordarmi perché
ad un certo punto, dall’iniziale sbandata che mi ero presa per Adam, sia
passata direttamente ad idolatrare Warner, fino a farlo divenire in assoluto
uno dei miei protagonisti maschili preferiti.
Rispetto al terzo capitolo della saga,
con cui l’autrice fa terminare la prima trilogia, questo quarto volume, ma
insieme anche primo della nuova trilogia, è molto più lento, un po’ perché,
anche se è ambientato solo sedici giorni dopo la fine del terzo, è uscito
parecchi anni dopo (per l’esattezza 4) quindi si ripercorrono gli episodi
salienti, e direi anche per mia fortuna, così ho potuto riacciuffare con poco
sforzo la trama generale, un po’ perché questo è effettivamente il primo
capitolo di una nuova trilogia, quindi c’è stato bisogno di introdurre nuovi
personaggi, nuovi risvolti e dare l’incipit a nuovi percorsi ed anche
approfondire un argomento importante, cioè la Restaurazione di cui sì si parla
dalla prima pagina, ma mai davvero in maniera esaustiva.
Il pretesto che l’autrice ha trovato
per farci capire meglio cosa sia la Restaurazione, è inserire Juliette, giovane
diciassettenne, vissuta per gran parte della sua vita in un orfanotrofio,
divenuta Comandante supremo dopo aver ucciso il precedente comandante, in un
ruolo di cui non conosce nulla, in un mondo politico fatto di intrighi e stratagemmi,
lontanissimo da quanto lei sia preparata a vivere, che esige conoscenze non
solo dell’immediato presente ma anche di un passato ingombrante.
È stato piacevole, ed anche
divertente, ritrovare Kenji, nel suo fraterno rapporto con J., lui che le fa da
spalla, lui che è il suo confidente, lui che la tranquillizza su un ruolo che
fa apparire lei piccola e inadeguata, ma anche nel nuovo rapporto che deve
costruire con Warner, per amore di Juliette. Lei rispetto ai precedenti volumi,
sembra essere divenuta molto meno lagnosa e più sicura di sé, anche se
probabilmente aver ucciso il padre di Warner le abbia dato troppa
consapevolezza di sé, anche dove a mancarle non è solo l’esperienza, ma magari
anche l’umiltà di farsi consigliare dall’uomo che è stato cresciuto per
rivestire questo ruolo di potere. Warner.
Come è mio solito, di lui potrei
scrivere un capitolo a parte, grazie anche al fatto che la Mafi ci ha fatto
questo regalo di un doppio punto di vista, in cui è proprio lui, con la sua
capacità analitica e introspettiva di guardare la realtà, a dare voce ai suoi
pensieri. Non so quali ingredienti l’autrice abbia usato per tirare fuori un
personaggio così equilibrato, nonostante tutte le brutture vissute e compiute,
così innamorato, nonostante il mostro che l’ha tirato su senza amore, ma l’esperimento
è riuscito alla perfezione.






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