Titolo: Nostalgia del sangue:
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: 17 gennaio 2018
Pagine: 544
Finalista Premio Bancarella 2018
Trama:
Il primo serial killer italiano è tornato.
Certe mostruosità possono maturare solo in posti così: una provincia del nord Italia, dove soltanto pochi metri separano un gregge di pecore da un centro commerciale con sala slot e fitness, dove la gente abita in villette a schiera con giardino, tavernetta e vetrina con i ninnoli in cristallo, dove riservatezza è il nome che si attribuisce a un’omertà che non ha niente da invidiare a quella dei paesi dove comanda la mafia.
Gli stessi luoghi che più di cento anni fa, infestati dalla miseria, dalla denutrizione e dalla pellagra, videro gli spaventosi delitti di Vincenzo Verzeni, il “vampiro di Bottanuco”, il primo serial killer italiano, studiato da Lombroso con la minuzia farneticante che caratterizzava la scienza di fine Ottocento e aggiungeva orrore all’orrore.
Il serial killer che sembra citare il modus operandi di quel primo assassino non è però un giovane campagnolo con avi “cretinosi”, è una mente lucidissima, affilata, che uccide con rabbia ma poi quasi si diletta, si prende gioco degli inquirenti.
A raccontare ai lettori le sue imprese e, a un certo punto, a tentare in prima persona di dargli la caccia, la coppia più bella mai creata dal noir italiano: Marco Besana, un giornalista di nera alle soglie del prepensionamento, disilluso, etico e amaro come molte classiche figure della narrativa d’azione, e una giovane stagista, la ventiseienne Ilaria Piatti, detta “Piattola”. Goffa, malvestita, senza neppure un corteggiatore, priva di protezioni, traumatizzata da un dolore che l’ha segnata nell'infanzia e non potrà abbandonarla mai, eppure intelligentissima, intuitiva, veramente dotata per un mestiere in cui molti vanno avanti con tutt’altri mezzi, Ilaria è il personaggio del quale ogni lettrice e lettore si innamorerà.
Un uomo anziano e una ragazza rappresentanti emblematici delle due categorie più deboli della società italiana di oggi, uniscono la loro fragilità e le loro impensabili risorse per raccogliere la sfida lanciata dal male.
Oggi vesto di nuovi i panni di Bancarella Blogger e ritorno a un genere che negli ultimi anni ho trascurato un po', il thriller. Ho avuto bisogno di una pausa dopo aver fatto il pieno tempo fa ma posso dirmi soddisfatta di questo rimpatrio.
Nostalgia di sangue è un thriller che presenta tutti gli elementi tipici del genere. Ci sono i colpi di scena, la suspense e due protagonisti che indagano su una serie di efferati delitti.
La trama è veramente interessante. Mi è piaciuto molto questa associazione fra delitti avvenuti così tanto tempo fa e quelli moderni in cui l'assassino sembra emulare il passato. È proprio gestita bene questa unione, con pezzi ambientati nel passato che spiegano come venivano gestite sia le indagini che le "cure" nel manicomio.
I protagonisti sono due giornalisti, la vecchia scuola, Marco Besana, e quella nuova, Ilaria Piatti.
Besana è quasi prossimo alla pensione, c'è aria di prepensionamento in seguito alla crisi e ai vari tagli effettuati e lui è disperato. Il suo lavoro è la sua vita, l'ha sempre anteposto a tutto, famiglia, affetti. Lui respira il giornalismo, vive per quello che fa.
Ilaria è una stagista, che non cura né aspetto né apparenza e che ha un bagaglio passato ingombrante, ma una passione e una bravura difficili da contenere.
All'inizio i due non sono proprio il massimo della simpatia, ma andando avanti con le pagine ho iniziato a provare empatia e alla fine posso dire di adorarli. Questo per me è un ulteriore punto di forza.
Lo stile degli autori, a parte appunto l'eccessiva ripetitività lavorativa, è molto scorrevole, il ritmo è incalzante e viene voglia di leggerlo in fretta per arrivare a capire la conclusione (cosa che non sono riuscita a fare prima di leggerla). I capitoli corti poi permettono proprio di divorarlo.
Un altro particolare importante è l'ambientazione. Siamo nella provincia milanese, in questi paesoni dove ci si conosce tutti e i segreti all'apparenza non esistono, dove tutte le strade sembrano uguali ma se c'è da parlare nessuno ricorda o ha visto nulla. Aleggia questo senso di oppressione, quasi a richiamare la nebbia padana. L'utilizzo di questo tipo di luoghi trovo che abbia creato la giusta suggestione e, a me personalmente, ha permesso di immedesimarmi ancora meglio.
Voto:
Capire perché è successo non restituisce una voce a chi ne sente la mancanza, non restituisce tempo - maggiore o minore, in ogni caso tempo, altro tempo, ancora tempo - a chi ne voleva e ne aveva diritto. Restituisce solo giustizia, quando ci riesce.Ho proprio apprezzato la storia, la parte relativa al mistero e agli omicidi: il modus operandi del serial killer, l'investigazione, i colpi di scena, i vari indizi disseminati. È un intreccio complesso e ben strutturato, con le rivelazioni fatte al momento giusto.
I protagonisti sono due giornalisti, la vecchia scuola, Marco Besana, e quella nuova, Ilaria Piatti.
Besana è quasi prossimo alla pensione, c'è aria di prepensionamento in seguito alla crisi e ai vari tagli effettuati e lui è disperato. Il suo lavoro è la sua vita, l'ha sempre anteposto a tutto, famiglia, affetti. Lui respira il giornalismo, vive per quello che fa.
Ilaria è una stagista, che non cura né aspetto né apparenza e che ha un bagaglio passato ingombrante, ma una passione e una bravura difficili da contenere.
All'inizio i due non sono proprio il massimo della simpatia, ma andando avanti con le pagine ho iniziato a provare empatia e alla fine posso dire di adorarli. Questo per me è un ulteriore punto di forza.
"Piattola, se si sceglie la nera non bisogna aver paura di niente"Sulla questione giornalismo però mi viene da fare una critica. Dario Correnti è lo pseudonimo dietro cui si celano due autori di cui non è dato sapere il nome. Io sono convintissima che almeno uno di loro faccia questo mestiere perché il libro è pregno di esperienze di questo lavoro. E per me sono state troppe. È un romanzo corposo, pieno di particolari, e io ho trovato eccessivo questo continuo rimando al giornalismo, alla lunga ne ha appesantito la narrazione altrimenti fluida.
Lo stile degli autori, a parte appunto l'eccessiva ripetitività lavorativa, è molto scorrevole, il ritmo è incalzante e viene voglia di leggerlo in fretta per arrivare a capire la conclusione (cosa che non sono riuscita a fare prima di leggerla). I capitoli corti poi permettono proprio di divorarlo.
Un altro particolare importante è l'ambientazione. Siamo nella provincia milanese, in questi paesoni dove ci si conosce tutti e i segreti all'apparenza non esistono, dove tutte le strade sembrano uguali ma se c'è da parlare nessuno ricorda o ha visto nulla. Aleggia questo senso di oppressione, quasi a richiamare la nebbia padana. L'utilizzo di questo tipo di luoghi trovo che abbia creato la giusta suggestione e, a me personalmente, ha permesso di immedesimarmi ancora meglio.
"La riservatezza ,eh."
"È il cappio di questa ottusa provincia. Non possiamo fare altro che mettercela al collo e soffocare nei nostri segreti."Un thriller coinvolgente e dalla storia originale, con due protagonisti fuori dagli schemi che spero di incontrare di nuovo.
Voto:
Voi l'avete letto? Vi ispira?
Questo me l'ero proprio perso! E se già mi aveva conquistato la sinossi, dopo aver letto la tua recensione non ho proprio più dubbi! Lo metto subito in wish-list!!!!
RispondiEliminaGrazie che carina. Ogni tanto un thriller ben sviluppato è proprio l'ideale
EliminaMolto interessante, lo metto in lista... spero di riuscire a leggerlo. Complimenti per la recensione :*
RispondiEliminaGrazie Maryella che piacere
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