Ciao a tutti, la recensione di oggi è anche il domino letterario di Agosto, cioè la scelta, insieme ad altri blog, di leggere qualcosa che in qualche modo si ricolleghi alla lettura precedente.
Il mio collegamento questa volta è il titolo in inglese.
Autore: Leonardo Patrignani
Titolo: Time Deal
Editore: DeAgostini
Data di pubblicazione: 13 giugno 2017
Pagine: 475
Trama:
Ci sono promesse che non possono essere mantenute. Come quella che Julian ha fatto ad Aileen. Era solo un bambino quando l’ha vista per la prima volta, e se n’è innamorato perdutamente. Da quel momento ha giurato che non l’avrebbe lasciata mai. Che sarebbe rimasto con lei per sempre. Ma si può davvero promettere per sempre? Non in una città come Aurora. Una metropoli schiacciata da un cielo plumbeo e soffocata dall’inquinamento, in cui l’aspettativa di vita è scesa drasticamente. Almeno fino all’arrivo del Time Deal, un farmaco in grado di arrestare l’invecchiamento cellulare. Nessuno ne conosce i possibili effetti collaterali, solo qualcuno immagina quali possano essere le conseguenze morali e sociali. La città è divisa in due: da una parte chi insegue ciecamente il sogno della vita eterna, dall’altra chi invece rifiuta di manipolare la propria esistenza e preferisce che il tempo scorra secondo natura. Julian è tra questi ultimi. Ma Aileen non ha avuto scelta: figlia di un noto avvocato, che finanzia da sempre la casa farmaceutica del Time Deal, è stata sottoposta al trattamento. Finché qualcosa va storto. Aileen inizia ad accusare disturbi della memoria, e poi sparisce nel nulla. Julian però è disposto a tutto pur di ritrovarla. E di regalarle il loro per sempre.
Dalla penna di un autore bestseller internazionale, un romanzo dal ritmo serrato e dalla travolgente storia d’amore. Una lettura sorprendente che vi terrà incollati fino all’ultima pagina.
Mi dispiace tanto, ma tanto tanto. Questo libro per me è stata una fatica infinita, non riuscivo a vederne la fine e più andavo avanti peggio era. E il dispiacere è ancora più grande perché parte da un'idea per me geniale.
La gioventù non è il futuro. La vita eterna non è un sogno. La gioventù è il presente. La vita eterna è realtà.
Siamo nel futuro, in un'isola sopravvissuta all'ultima guerra nucleare. Gli abitanti di Aurora sono i soli sopravvissuti e vivono seguendo nuove regole, nuovi calendari, hanno reinventato un po' tutto. La novità più eclatante è il Time Deal, un farmaco capace di arrestare l'invecchiamento. Chiunque lo prenda smette di invecchiare fisicamente, rimane come congelato. E' sinonimo quasi di vita eterna, salvo incidenti, e sono in molti a volerlo, ma non tutti. Ovviamente la casa farmaceutica che detiene il brevetto del TD è diventata molto potente; coloro che assumono il farmaco entrano a far parte di una setta, quasi religiosa. Ma non tutti sono d'accordo e non tutto va secondo i piani.
Io amo i libri distopici, quelli post-apocalittici. Adoro le situazioni portate all'estremo che si basano su perni reali e questo libro è tutto questo, o almeno parte da qui.
Sì perché la premessa è grandiosa ma, sempre per me, non viene sviluppata bene.
Stan aveva ragione, non si poteva discutere su questo: il Time Deal funzionava. Funzionava eccome. E aveva sovvertito l'ordine naturale delle cose.
Per la prima parte del libro mi sono annoiata tantissimo, ma proprio da faticare a restare concentrata. E' vero che deve spiegare un'ambientazione nuova, termini da imparare, abitudini da capire, ambiente da scoprire, ma è noioso, tanto. Lo stile è corretto, impostato e anche abbastanza ricercato ma, per me, piatto, senza emozione. L'ho trovato quasi come un resoconto, non ho provato nessun sentimento, nessuna partecipazione. Asettico se mi passate il termine. Con le premesse date dalla sinossi io mi aspettavo un coinvolgimento pieno e tanta azione.
Tutta questa tecnologia, tutte le innovazioni mediche, cos'erano se non un inganno alla natura dell'uomo?Tengo a ribadire che ci sono molti libri bellissimi e lenti, non devono per forza essere scorrevoli per piacermi. Secondo me però qui la scarica di adrenalina manca proprio, per come è la storia che la chiede.
Passiamo ai personaggi. Il protagonista è Julian, un ragazzo di 17 anni rimasto orfano che si prende cura della sorellina piccola (malata, abbondiamo pure). Lui è un idealista, vuole invecchiare naturalmente e non sopporta i soprusi e gli inganni. E' innamorato di Aileen da quando l'ha conosciuta da bambina e sogna un futuro con lei.
Odio totale. Il buonismo di Julian mi ha infastidita dalla prima all'ultima riga, l'ho detestato, quando non mi annoiava. E' esageratamente perfetto, insopportabile. Sembra un maestrino che guarda tutti dall'alto in basso e solo lui sa quel che è giusto.
Ma parliamo di Aileen. Figlia viziatissima di genitori ricchi e potenti che le impongono ogni cosa. Lei si lamenta e si lagna in continuazione, salvo poi non fare nulla e obbedire perché non ha scelta. Sapete già vero cosa penso di lei? L'unico momento in cui mi è piaciuta è quando è sotto effetto di farmaci e diventa aggressiva.
I personaggi secondari sono molto stereotipati: i buoni sono puri e perfetti, i cattivi crudeli e assetati di potere. Non ci sono sfumature e alcuni li ho confusi l'un l'altro, padri e figli, capi e aiutanti ecc.
Fanno così. Da sempre. Se non sei con loro, non esisti. Se sei con loro, non puoi più andartene. Non puoi cambiare idea. Era questo che contestavo, non la genialità della scoperta medica.Anche lo sviluppo della storia mi ha delusa. Aveva un potenziale altissimo invece cade nei cliché soliti in cui il bene deve trionfare e tutti o quasi diventano di colpo buoni e bravi. (Il voltafaccia repentino del padre di Aileen ancora mi sta sul groppo). La trama si dipana in maniera abbastanza scontata così come la fine.
Sul finale aggiungerei che mi sarei aspettata qualche morto in più e sicuramente dei colpi di scena che non sono arrivati se non nell'ultima pagina. Anche questo mi ha indispettita, l'ho trovato un'escamotage per un eventuale seguito.
In conclusione non mi è piaciuto, forse si è capito. Ripeto, mi dispiace molto perché avrebbe avuto del potenziale. Forse anche per quello la delusione è stata così grande.