lunedì 17 settembre 2018

L'angolo vintage 2.0 - Recensione "A volte ritorno" di John Niven

Buongiorno lettori e buon lunedì. Oggi vi propongo una rubrica inventata da me e purtroppo ultimamente molto trascurata. Ho deciso di riesumarla e renderla migliore, grazie anche alla compagnia di amiche che mi assecondano sempre. Speriamo funzioni, intanto sono già stata avvisata di essere stata fonte di ispirazione con questa idea


In cosa consiste la rubrica? Anche se la qualcuno pensa che a noi blogger i libri vengano sempre e solo regalati vi assicuro che non è così, noi ne compriamo e pure tanti! Se poi si è un po' compulsivi, tipo me e le mie socie, ci si ritrova ad avere intere pile di arretrati da leggere.
Quindi ogni mese sceglierò (magari facendomi aiutare con qualche sondaggio sui social) un libro comprato da un po' e non ancora letto e lo recensirò. Sarò in compagnia e pubblicherò ogni 17 del mese.
Se vi facesse piacere aderire a questa rubrica contattatemi.
Per questo mese gli altri blogger partecipanti sono: Le mie ossessioni libroseLibrintavolaLetture a poisLibri al caffè e Le trame del destino mentre il libro scelto da me è questo:

Autore: John Niven
Titolo: A volte ritorno
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 14 febbraio 2012
Pagine: 381

Trama: 
Dopo una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento, quando i terrestri scoprivano un continente alla settimana, e sembrava andasse tutto a gonfie vele. Al suo ritorno però, il quadro che gli fanno i suoi ha del catastrofico: il pianeta ridotto a un immondezzaio, genocidi come se piovesse, preti che molestano i bambini... Dio non è solo ultradepresso. Anche molto incazzato. L'unica soluzione, pensa, è rispedire sulla Terra quello strafatto di suo figlio. - Sei sicuro sia una buona idea? - gli chiede Gesú. - Non ti ricordi cosa è successo l'altra volta? - Ma Dio è irremovibile. Cosí Gesú Cristo piomba a New York, tra sballoni e drop out di ogni tipo. E cerca, come può, di dare una mano agli sfigati della terra. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla tv. Un gran bel modo per fare arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente ben visto dalle autorità. *** Quand'è che le cose hanno cominciato ad andare a puttane? Colpa di Mosè, forse. Quel falsario. Uno dei primi a cedere al protagonismo. Quando era arrivato in cima al Sinai e aveva messo gli occhi su quell'unica tavola perfettamente cesellata - le parole «FATE I BRAVI» incise nell'elegante corsivo inglese di Dio - aveva dato fuori di matto. Tutto quel can can e lui doveva, cosa?, scendere e dire: «Ehi ragazzi, fate i bravi! Be', non c'è altro. In bocca al lupo per tutto»? Col cazzo. E cosí quel figlio di mignotta si era messo sotto con lo scalpello. Quaranta sudati giorni di lavoro su quella sequela di minchiate. Quella stronzata del «Non desiderare la donna d'altri»? Tipico di Mosè. (Quante pedate nel culo s'era beccato quand'era arrivato qui? Dio gli aveva assestato la prima appena quel coglione aveva varcato la soglia, e aveva smesso solo nei Secoli Bui: almeno un centinaio d'anni. Alla fine ci aveva le chiappe che sembravano due barbabietole bollite). Poi di male in peggio. L'interpretazione. La fiera del «Io-credo-di-sapere-cosa-voleva-dire- Dio». Sbadabum: un millennio dopo qualche sciroccato taglia la gola ai neonati e se li getta alle spalle perché crede di avere Dio dalla sua parte. Cosa cazzo c'era da interpretare in «FATE I BRAVI»? La stessa, identica domanda che Dio aveva ripetuto per secoli, mentre prendeva a pedate Mosè. In ogni caso, ormai la frittata è fatta, pensa Dio con un sospiro, mentre si rende conto della piega che stanno prendendo i Suoi pensieri. Qualcuno avrebbe dovuto rispiegare al genere umano cosa significa «FATE I BRAVI».

Il mondo per com'è oggi necessiterebbe di un aiuto divino, anche quello ipotizzato da Niven. In questo libro si ricalca in chiave moderna la venuta di Cristo, il suo ritorno, con analogie impressionanti sulla sua prima volta, il tutto condito da molte parolacce e molto rock.
No, non ho bevuto e forse da questo libro mi aspettavo qualcosa di diverso, sicuramente di ridere di più. Quello che ho trovato però mi ha stupita e conquistata, facendomi scoprire un autore coraggioso che sicuramente leggerò ancora.

Inizio col dire appunto che mi sarei aspettata una parodia, qualcosa di dissacrante sul mondo odierno, punzecchiature varie ecc. Invece oltre a questo c'è pure una trama intensa e strutturata, molto fedele alla vera storia di Gesù e che, nonostante quindi mi immaginassi il finale, mi ha lasciata spiazzata e amareggiata, ma sapendo di avere finito un libro che lascia il segno nel profondo.

Suddiviso in sei parti, distinte per il luogo in cui sono ambientate, ho particolarmente apprezzato la prima e l'ultima, forse perché sono le più sarcastiche. Qui faccio una precisazione: sono credente ma non così devota e questo secondo me è fondamentale per apprezzare questa storia, in quanto mette davanti agli occhi concetti difficili da mandare giù solamente a forza di fede.

Ho adorato le analogie bibliche, soprattutto perché riviste in chiave decisamente moderna. A me non danno fastidio le parolacce e per fortuna, perché il turpiloquio in questo caso è costante. Anzi direi che rende persino meglio l'idea ma anche qui capisco che non sia apprezzabile da tutti. 
Io ho amato lo stile di Niven, riesce a esporre tematiche in maniera estremamente ironica ma senza sminuirne l'importanza, tutt'altro.

Credevo di divorare le pagine invece ho trovato questa lettura molto profonda e bisognosa di concentrazione, nonostante i toni sopra le righe. Tra una battuta e l'altra si affrontano i temi importanti riguardanti odio, discriminazione, razzismo e l'importanza di rispettare il prossimo, insegnamenti molti cari ai religiosi che spesso predicano una cosa facendo esattamente l'opposto.
In questo libro Niven si schiera, anche politicamente, e anche qui i miei ideali etici sono simili ai suoi, così ho potuto non solo coglierne il significato ma anche apprezzarlo.

L'unico neo che ho trovato è una fatica iniziale a "trasferirmi" dalla parodia alla storia insita del libro, forse perché appunto non me l'aspettavo. Inoltre c'è una distinzione netta tra i buoni, che sono i reietti, e i cattivi, gli arrivati. Però i personaggi così stereotipati sono essenziali per la storia raccontata.

Ho amato tantissimo i richiami alla musica. La mia anima rockettara ha apprezzato i continui riferimenti ai brani e agli artisti che amo. Inoltre per stemperare la serietà di alcuni momenti è stata preziosa.

In conclusione un libro profondo, presentato in maniera molto ironica, che fa riflettere e sorridere, sicuramente non adatto a tutti ma per me ideale. Un autore che voglio sicuramente leggere ancora.
E mi raccomando, fate i bravi!
Voto:


Cosa ne dite di questo libro? E di questa rubrica? Vi piace? Volete farla anche voi? 
Passate a vedere cosa hanno scelto le mie socie, io vi aspetto il prossimo mese con un altro libro che aspetta da molto di essere letto.



26 commenti:

  1. Ma tu sei un vulcano di idee!!! Chiara questa rubrica è bellissima complimenti! ❤️

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  2. Ma che bella questa idea! Mi ricordavo qualcosa del genere sul tuo blog ma ora non ce l'ho tanto presente e in effetti è vero ci sono sempre libri che vanno del dimenticatoio perchè leggiamo poi quelli recenti.
    Questo in particolare non lo conoscevo proprio ma a dirtela tutta non mi ispira per niente ma è bello vedere che nonostante l'hai letto dopo ti sia piaciuto lo stesso

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    1. È stata una lettura molto intensa e mi ha fatto piacere

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  3. oh ma finalmente! questo libro lo vedevo ogni due per tre :D
    sono proprio felice che ti sia piaciuto e come primo impatto con la rubrica vecchia e nuova va alla grande!

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  4. Questo è un autore che ho incrociato tantissime volte e ho sempre pensato che prima o poi lo avrei letto: devo dire che anch'io me ne sono fatta l'idea che nella recensione smentisci, tuttavia mi sembra ugualmente interessante. Resta in lista :-)
    Della Rubrica sono assolutamente entusiasta <3

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    1. Lascialo in lista! E sono contenta della tua partecipazione alla rubrica

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  5. Bella recensione.Avevo sentito parlare di questo libro, ma pensavo (come te) che fosse una parodia. Non so se lo leggerò mai, ma lo terrò a mente..

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  6. Lo lessi anni fa e mi ricordo che mi piacque, anche se esagerato in alcune parti

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    1. credo lo sia volutamente ma capisco il tuo punto di vista

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  7. Questo libro m'ispira un sacco, l'ho già visto in biblioteca e penso che prima o poi ci farò un pensierino!

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  8. Ho iniziato ad avere curiosità di leggere questo libro dopo aver letto Il vangelo secondo Biff, che ripercorre la vita di Gesù in modo ironico e sarcastico. Mi sono divertita tantissimo e spero di rimanere soddisfatta anche quando leggerò A volte ritorno.
    Bella recensione!

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    1. Io invece mi segno quello che hai detto tu, sono curiosa

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  9. In un certo senso adatto ad un'atea come me 😂 non so se proverò mai, ma materiale interessante sembra essercene.

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    1. bisogna avere una visuale molto flessibile per apprezzare questo libro, segna

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  10. è un libro che proprio non conoscevo ed è stato bello leggere la tua recensione. L'idea della rubrica è molto interessante perchè io ho sempre accumulato libri, anche prima di avere il blog, e quindi è giusto dare spazio anche a letture un po' retro. In fondo è bello riscoprire anche delle uscite passate, non trovi?

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    1. trovo e a volte fa proprio piacere leggere qualcosa di "dimenticato"

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  11. Ma che bella questa rubrica! Complimenti per l'idea!
    Per quanto riguarda il libro, lo addocchiai tempo immemore fa, attratto da titolo, ma sfortunatamente non l'ho ancora letto. Dopo la tua recensione, però, non credo lo leggerò presto.

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