venerdì 31 marzo 2023

Recensione di Ludovica - Tu leggi? Io scelgo! - "Resto qui" di Marco Balzano

Buongiorno lettori, oggi tocca a Ludovica, per questa rubrica che amo molto, nata dall'idea di Rosaria e ora gestita da me e Chicca. Se vi facesse piacere partecipare fatemi un fischio.


La rubrica, a cadenza mensile, consiste nel leggere un libro recensito da un altro blog partecipante. 

Questa volta ha scelto tra le recensioni di Emanuela del blog Confidenze librose, e ha scelto questo titolo.
 
Il libro:  
Autore: Marco Balzano
Titolo: Resto qui
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 20 febbraio 2018
Pagine: 180

Trama:
Quando arriva la guerra o l'inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole.
«Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare».
L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E cosí, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina. Il nuovo grande romanzo del vincitore del Premio Campiello 2015, già venduto in diversi Paesi prima della pubblicazione.


Quando ho comprato questo libro, credo appena uscito, non avevo nessuna idea di chi fosse l’autore, di che parlasse, in quale epoca fosse ambientato. Niente di niente. Solo colpita dal titolo: avevo immaginato una di quelle storie d’amore struggenti in cui uno dei protagonisti va via e l’altro resta ad aspettare che il dolore passi e che tutto sia sepolto dalla vita quotidiana.


Niente di più lontano all’orizzonte. Intanto a partire dalla scrittura, una prima persona, insolita e non sempre amata, almeno da me, ma rivalutata nel momento in cui ho capito che era una specie di diario che una madre scrive alla figlia. Dico una specie perché, pur non essendo premesso esplicitamente, si evince con l’avanzare della lettura il motivo per cui una madre sia costretta a parlare con la propria figlia, attraverso delle pagine che, molto probabilmente, non le arriveranno mai.

 

Purtroppo non si trattava di una storia d’amore travagliata, ma la descrizione di uno dei periodi più cupi e tragici della storia italiana: il Periodo Fascista e la conseguente Seconda Guerra Mondiale, ma non vista dalla parte italiana che, bene o male, conosciamo tutti, o solo attraverso i libri di scuola, o attraverso saggi e romanzi che negli anni ci hanno accostato ad un periodo tanto buio della nostra storia, no, stavolta si parla attraverso il punto di vista di un altoatesino.

Confesso immediatamente la mia ignoranza, dicendo che non solo non conoscevo la difficoltà che gli abitanti di quella zona hanno dovuto affrontare, trovandosi proprio a metà strada tra Italia ed Austria, tra Fascismo e Nazismo, tra la lingua italiana e quella tedesca, ma che, in tanti anni di bombardamenti da ogni dove sul Fascismo, non mi ero neanche mai posta la domanda su come le piccole identità così lontane dall’Italia, pur essendo da poco diventate italiane, potessero aver vissuto quel Momento.

 

E sì, dal punto di visto storico, ricordo che il romanzo non si fregia, assolutamente, di voler essere un romanzo storico, ma un semplice romanzo, fornisce molti interrogativi da cui partire, per poter affrontare ricerche più ampie e propriamente storiche. È la reale descrizione di un intero paese che, non solo, deve affrontare una guerra, con tutto lo scompiglio che provoca in qualunque parte del mondo si viva o da qualunque trincea si scelga (o non si scelga) di stare, ma la deve affrontare non sapendo neanche bene cosa si sia, visto che loro, e credo che per gli abitanti dell’Alto Adige, se non tutti, molti, si sentono tedeschi ma territorialmente sono italiani.

 

Ciò che accade a questo piccolo paese di montagna, Curon, è sconvolgente, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, perché nel momento in cui si dovrebbe ricostruire un’identità, dar nuova vita ad un territorio e ad un popolo, in cui tornare alla normalità dovrebbe essere l’unico obiettivo di persone già strapazzate abbastanza da due regimi totalitari, queste persone si vedono togliere quello che di più caro abbiano. La loro terra. Le loro radici. La loro vita. La loro fatica ma anche la loro forza. Il loro sudore ma anche i loro sorrisi. Si vedono togliere la possibilità di vivere con gli animali che su quella terra ci pascolano sopra da generazioni, si vedono strappare dalle mani tutto quello che hanno dolorosamente e faticosamente ottenuto negli anni. Vedono vanificarsi davanti agli occhi i sacrifici di una vita e solo perché sulla loro Curon devono costruire una diga.

 

Seconda ammissione di ignoranza, più totale: io non avevo mai sentito parlare di questa vicenda. Se non fosse stato per questo libro, che mi ha spinto a fare ulteriori ricerche, sarei rimasta nella totale non-conoscenza.

 

Ecco. Se dovessi spiegare in poche parole il libro ed il suo significato, lo esprimerei dicendo semplicemente quanto una famiglia, in verità poche persone, si siano battute, fin dove potessero arrivare con le loro precarie forze, con un potere, sia ecclesiale che temporale, che non li ha mai ascoltati veramente, per poter salvare quello che di più prezioso avessero: la loro terra, le loro origini, il loro passato ed il loro futuro.

 

Era la mia prima esperienza con questo autore, Marco Balzano, e debbo dire che non mi sia dispiaciuta, anche se avrei voluto andasse più in profondità in alcune vicende, e non mi riferisco alla Grande Storia, perché ripeto questo non è un romanzo storico, ma almeno nelle storia della diga e forse anche nella storia di Trina, la narratrice e di suo marito Erich. Ci sono interrogativi che non hanno avuto risposta e, certo, se questo da una parte lascia un finale aperto, dall’altra mi ha lasciato un po’ il senso di insoddisfazione. 

Voto: 4*


Le altre recensioni:



2 commenti:

  1. Ho questo libro in wish list da tantissimo tempo e ogni volta che leggo una recensione mi riprometto di recuperarlo sempre, perchè amo le storie che mi permettono di accrescere la mia cultura :-)

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  2. Ecco, mi ha aiutato proprio a conoscere qualcosa che ignoravo totalmente! Ludovica

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