La rubrica avrà cadenza casuale e Jules darà il suo parere irriverente stroncando un libro che non le è piaciuto.
Questo titolo gliel'ho suggerito io, dopo averlo tanto detestato (la mia recensione qui.)
Io che sono una brutta persona mi sono divertita molto a sentire i commenti di Jules mentre leggeva e pure con la sua recensione.
Sono presenti piccoli spoiler sull'inizio del libro
Autrice: Tracy Ryan
Titolo: Una vita tranquilla
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: 25 settembre 2015
Pagine: 250
Trama:
Pen Barber conduce una vita tranquilla a Perth, in Australia, con il marito Derrick. La loro relazione sembra serena, anche se negli ultimi tempi è diventata sempre più monotona e grigia.
Un giorno però, mentre stanno facendo dei lavori per rinnovare la loro casa, la donna scopre casualmente una lettera che Derrick ha scritto a una sua vecchia fiamma dell’università, Kathleen Nancarrow. Pen non riesce a credere ai propri occhi: in quelle pagine, risalenti a parecchi anni prima, Derrick pone Kathleen, che lo aveva sedotto quando era ancora uno studente, davanti a un ultimatum e le dice che se lei non tornerà, lui sposerà l’ignara Pen. Il mondo di Pen si sgretola in un istante. Non si era mai considerata un ripiego, ma la lettera è chiarissima: quando l’ha sposata, Derrick era in realtà innamorato di un’altra. Comincia così per lei un vero incubo, fatto di bugie e indagini nelle pieghe del passato, e Pen si ritrova a mettere in discussione tutte le sue certezze. Presto infatti la ricerca assumerà i contorni di una vera e propria ossessione nei confronti della sua rivale…
E se la persona di cui ci fidiamo fosse proprio quella di cui sospettare?
Pen Barber conduce una vita tranquilla a Perth, in
Australia, con il marito Derrick. La loro relazione sembra serena, anche se
negli ultimi tempi è diventata sempre più monotona e grigia.
Un giorno però, mentre stanno facendo dei lavori per rinnovare la loro casa, la donna scopre casualmente una lettera che Derrick ha scritto a una sua vecchia fiamma dell’università, Kathleen Nancarrow. Pen non riesce a credere ai propri occhi: in quelle pagine, risalenti a parecchi anni prima, Derrick pone Kathleen, che lo aveva sedotto quando era ancora uno studente, davanti a un ultimatum e le dice che se lei non tornerà, lui sposerà l’ignara Pen. Il mondo di Pen si sgretola in un istante. Non si era mai considerata un ripiego, ma la lettera è chiarissima: quando l’ha sposata, Derrick era in realtà innamorato di un’altra. Comincia così per lei un vero incubo, fatto di bugie e indagini nelle pieghe del passato, e Pen si ritrova a mettere in discussione tutte le sue certezze. Presto infatti la ricerca assumerà i contorni di una vera e propria ossessione nei confronti della sua rivale…
E se la persona di cui ci fidiamo fosse proprio quella di cui sospettare?
Un giorno però, mentre stanno facendo dei lavori per rinnovare la loro casa, la donna scopre casualmente una lettera che Derrick ha scritto a una sua vecchia fiamma dell’università, Kathleen Nancarrow. Pen non riesce a credere ai propri occhi: in quelle pagine, risalenti a parecchi anni prima, Derrick pone Kathleen, che lo aveva sedotto quando era ancora uno studente, davanti a un ultimatum e le dice che se lei non tornerà, lui sposerà l’ignara Pen. Il mondo di Pen si sgretola in un istante. Non si era mai considerata un ripiego, ma la lettera è chiarissima: quando l’ha sposata, Derrick era in realtà innamorato di un’altra. Comincia così per lei un vero incubo, fatto di bugie e indagini nelle pieghe del passato, e Pen si ritrova a mettere in discussione tutte le sue certezze. Presto infatti la ricerca assumerà i contorni di una vera e propria ossessione nei confronti della sua rivale…
E se la persona di cui ci fidiamo fosse proprio quella di cui sospettare?
Ed eccomi qui, a prendere in
considerazione un libro che per me ha costituito una “nuova frontiera” delle
letture trash: un thriller psicologico.
Mai avrei pensato che si riuscisse a
scadere nel trash in un genere come questo, ma in questo caso mi sento proprio
di dire che è così e vorrei provare a spiegare il perché.
A me piacciono i thriller e i gialli: mi
piacciono così tanto che credo di aver cominciato a leggerli prima dei dieci
anni (senza contare che, già allora, conoscevo a memoria tutte le puntate della
Signora in Giallo e del Tenente Colombo...); perciò devo dire che questa
lettura è stata davvero anomala. Quando mi dedico a questo genere, mi piace
seguire il corso della storia, immergermi nelle indagini, provare a scoprire
chi sia il colpevole e quali motivazioni ci siano dietro il suo gesto.
Nel caso in questione, invece, l’unico
istinto che la lettura mi ha risvegliato è stato quello del serial killer: alla
seconda pagina avrei già voluto uccidere tre dei personaggi, uno dei quali non
era nemmeno apparso di persona, ma solo evocato dai pensieri della
protagonista.
Perciò parto proprio da lei: Penelope,
detta Pen, che mi è sembrata dal principio una delle donne più insulse sulla
faccia della terra (esistono donne insulse? Se parliamo di Pen, direi proprio
di sì). Pen ha trent’anni, ha un rapporto piuttosto conflittuale con la madre
ed è la classica moglie che vive e compie le sue scelte in funzione dei
desideri e delle aspettative del marito: cucina quello che piace a lui, legge
quello che lui vuole vederle leggere (lei amava i romanzi “di genere”, per lui
erano letture indegne di essere considerate tali, perciò la spinge a scegliere
letture più “impegnate”: tema di attualità, questo, perfettamente in linea con
certe affermazioni che hanno fatto tanto rumore nei giorni scorsi, dopo l’ormai
famoso articolo riguardo il RARE di Roma). Lavorano perfino nella stessa
scuola, dove lei è “un’umile segretaria” (si definisce più o meno così), mentre
lui è un professore molto capace e apprezzato. Ovviamente lei lavora part time,
così ha il pomeriggio libero per occuparsi della casa che vogliono
ristrutturare insieme, senza l’aiuto di nessuno. Pen non si ritiene all’altezza
di niente e di nessuno. È come se questo senso di inadeguatezza le fosse stato
inculcato fin da piccola, una specie di “educazione alternativa”. Dall’inizio
alla fine del libro si comporta in modo talmente passivo che mi è venuto
naturale pensare che le disgrazie, lei, se le vada proprio a cercare: è una
specie di parafulmine che attira tutto il peggio che la circonda.
Parlando di disgrazie, passiamo alla mamma
di Pen, la signora Stone: credete di avere una madre invadente, irritante e
perfida fino al midollo? Penso che in confronto a questa donna, anche quella
che potrebbe sembrare la madre peggiore del mondo, verrebbe riabilitata. Sul
serio: perfino la strega cattiva di Biancaneve potrebbe prendere lezioni da
lei! Lo scopo della vita della signora Stone è assicurarsi che la propria
figlia continui ad ignorare il concetto di autostima; vive per criticarla, per
dimostrarle che sbaglia, per farle notare le sue mancanze. Al posto di Pen,
l’avrei avvelenata a pagina 2, visto che il libro si apre con loro che prendono
il tè. Ovviamente la madre fa notare alla figlia che la teiera che ha scelto è
bella ma pressoché inutile, visto che non tiene l’acqua calda abbastanza a
lungo. Ogni volta che compare nel libro è per muovere critiche più o meno
esplicite allo stile di vita e alle decisioni della figlia o, in alternativa,
per deriderla.
Ultimo personaggio che mi ha ispirato
l’omicidio immediato prima ancora di comparire è Derrick, il marito di Pen.
Quest’uomo si comporta come una specie di Pigmalione, che plasma la
manipolabile Pen cercando di renderla il più possibile corrispondente al
proprio ideale di donna, o almeno questa è l’idea che mi sono fatta. Lui le
dice cosa leggere, cosa guardare (film di un certo spessore); le dice che deve
imparare le lingue e le procura libri apposta, sostiene che devono essere più
socievoli, “migliorarsi” ... Devo specificare che io un uomo così lo
defenestrerei alla prima occasione utile? Peccato che vivano al piano terra.
Alcuni episodi del passato di Pen vengono
proposti man mano attraverso qualche flashback che interrompe la narrazione e
che mi hanno in parte disturbata dal momento che da uno di questi ricordi
emerge una donna completamente diversa, che ha avuto la forza di accollarsi la
responsabilità di fornire a suo marito i mezzi per finire gli studi, per poi
trovargli perfino un lavoro che fosse all’altezza delle sue enormi
potenzialità. Mah. Pensandoci bene, anche da qui traspare la sua propensione a
fare lo zerbino.
Il passato di Derrick è più oscuro:
sappiamo che ha conosciuto Pen durante il periodo in cui era ricoverato in
ospedale per un esaurimento nervoso, provocato dalla fine della storia con una
sua professoressa, Kathleen Nancarrow, che lo aveva sedotto quando lui aveva
solo diciassette anni.
Mentre Pen si occupa dei lavori in casa
(perché a chi vuoi che tocchi buona parte del lavoro di ristrutturazione
fai-da-te? A quella che ha l’impiego part time, ovviamente), trova casualmente
una busta indirizzata a Kathleen Nancarrow, spedita alla donna da Derrick ben
dieci anni prima. La busta era tornata al mittente senza venire aperta.
Divorata dalla curiosità, Pen non si fa scrupoli ad aprire la lettera: pur non avendo
mai visto la donna, conosce tutta la storia, quindi sente il bisogno di
scoprire cosa avesse da dirle il marito (all’epoca avevano cominciato a
frequentarsi da poco). Non l’avesse mai fatto! Con suo grande sgomento, Pen si
trova a leggere parole piene di sentimento, intense dichiarazioni d’amore che
lei non si è mai sentita rivolgere. Il colpo di grazia arriva verso la fine
della lettera, dove Derrick chiede a Kathleen una risposta, “minacciandola”, in
caso di un suo silenzio, di sposare Pen.
La poverina, ovviamente, si sente crollare
il mondo addosso: tutte le sue certezze vabè, se vogliamo chiamarle così
crollano e lei si sente come una specie di ruota di scorta (in realtà sei
uno zerbino e nemmeno te ne accorgi, cara mia), la seconda scelta, la
capricciosa ripicca di un amante respinto. La donna comincia a dare prova della
sua capacità di essere paranoica e comincia ad interpretare i comportamenti e
le parole di suo marito alla luce della rivelazione ricevuta dalla lettera.
Convinta di vivere un’enorme menzogna, Pen decide infine di andare alla ricerca
di Kathleen Nancarrow e, grazie ad una ricerca su Google (non facciamo
commenti...) riesce a trovarla. Decide di prendere contatti con lei e fa la sua
conoscenza. Perché, mi sono domandata, visto che questa donna aveva rifiutato
perfino di aprire la lettera del suo ex amante dieci anni prima? Non si capisce
cosa la spinga a prendere questa decisione e non lo sa nemmeno Pen che, per un
istante (un solo, brevissimo, insignificante istante), si domanda se non sia il
caso di uccidere la sua rivale, ma poi cambia idea. Questa indecisione mi è
sembrata l’apoteosi dell’assurdità di questo libro.
Qui, però mi fermo, perché in un thriller
trovo sarebbe sacrilego svelare troppo della trama, anche se in questo caso la
trama è davvero molto scarna e il delitto si consuma in modo piuttosto stupido
a poche pagine da un finale ancora più insulso. Davvero, leggendo l’ultima
pagina mi sono sentita presa in giro: la mia impressione è stata che l’autrice
sia rimasta completamente sbarellata, ad un certo punto, dopo aver avuto a che
fare con la stupidità della sua protagonista per pagine e pagine. Il titolo
originale di questo libro è “Claustrophobia” e lo trovo molto più calzante di
quello con cui è stato presentato in Italia: dalle prime pagine il lettore si
trova invischiato nella mente ristretta di Pen, senza apparente via di fuga e
con il terrore di non potersi più liberare. A me ha fatto venire voglia di
mettermi a urlare, di dire parolacce (e ne dico davvero davvero pochissime, di
solito, lo giuro), di lanciare via il mio povero e-reader... Insomma, thriller
psicologico soprattutto perché, come avevo accennato all’inizio, scatena
irrefrenabili istinti violenti. Una prova? Alla fine ero talmente inviperita e
assetata di sangue, che ho sentito il bisogno di trovare un altro finale
(fidatevi, quello originale fa davvero schifo); mi ci sono dedicata nei ritagli
di tempo e l’idea iniziale era di limitarmi a poche parole, una traccia anche
piuttosto vaga. Inutile dire che mi sono lasciata prendere la mano e ne è
venuto fuori uno spin off che ho intitolato “Una Vita Perfetta”. Ho mandato il manoscritto (sì, letteralmente
manoscritto, perché l’ho proprio scritto a mano su un blocchetto) alla mia
“Comandante”.
Prima di dare il voto, vorrei fare un
piccolo appunto. Scrivendo questa recensione, mi sono resa conto che buona
parte del mio “odio” nei confronti di Pen, probabilmente, deriva dal fatto che
troppo spesso, anche a me è capitato di non sentirmi all’altezza di una
situazione, e decidere di rinunciare a qualcosa senza nemmeno avere fatto un
tentativo. Mi sono anche accorta che sto rischiando di nuovo di commettere lo
stesso errore, riguardo una cosa a cui tengo e che stavo pensando di lasciar
perdere. Ma, come si dice, o la va o la spacca: l’importante è non tradire mai
se stessi e fare il possibile per non rinunciare ai propri sogni.
E dopo il momento serio, il voto. Dal
momento che è stato traviato uno dei miei generi preferiti, e che la delusione
è ancora bruciante, direi che Non Classificabile è la sola valutazione che mi
sento di dare.
Cara Jules mi sa che farò tesoro delle tue recensioni. Mentre leggevo mi hai fatto provare lo stesso fastidioso istinto omicida verso i personaggi 😂
RispondiEliminaGrazie, Anna!
EliminaMi fa piacere che traspaia il fastidio che questi personaggi mi hanno procurato fin dalla prima pagina. Li ho trovati tutti piuttosto insopportabili (perfino quelli secondari), alcuni più di altri.
Il bersaglio ideale per gli istinti distruttivi che capitano ogni tanto.
-Jules-
Me ne sono capitati di thriller, che millantano di essere adrenalinici ed esplosivi, anzi, che millantano proprio di essere thriller e invece sono delle ridicole storielle con personaggi altrettanto ridicoli che fanno venire a te il raptus omicida.
RispondiEliminaStraordinario articolo Jules, complimenti
Ciao Maryella!
EliminaIn effetti qui il raptus ti viene fin dalle prime frasi.
Nel mio caso è degenerato al punto da spingermi a scrivere un "finale alternativo" con un bagno di sangue.
Sono una pessima persona, a volte.
-Jules-