Buongiorno, oggi cedo questo spazio a Jules, che ogni tanto rinfodera gli artigli da irriverente e scrive recensioni secondo me stupende. Questo libro l'ha conquistata, così come ha fatto con me e allora come per Fandom le ho ceduto il comando.
Titolo: Un maledetto lieto fine
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: 7 febbraio 2019
Pagine: 384
Trama:
Agnese ha diciannove anni, è la figlia di un senatore piuttosto influente e ha ricevuto un’educazione rigida. Le piace disegnare ma ha messo i sogni nel cassetto e si è iscritta a Giurisprudenza. Dopo la morte della madre, ha imparato a nascondere a tutti i suoi veri sentimenti ed è diventata la classica ragazza ricca, perfetta, composta e fredda, ma in realtà piena di insicurezze. Quando la sua incapacità di lasciarsi andare allontana il ragazzo di cui è innamorata da anni, Agnese capisce di avere bisogno di aiuto. Vorrebbe qualcuno che le insegni a essere meno impacciata e Brando, il suo fratellastro appena acquisito, sembra proprio la persona giusta. Lui lavora di notte, suona in una band, e cambia ragazza ogni sera. Peccato che il bacio che i due si scambiano per “prova” sia lontano anni luce da un esercizio senza conseguenze. Così le loro lezioni di seduzione ben presto diventano qualcosa di più… Brando saprà insegnare ad Agnese che la lezione più importante di tutte è abbandonarsi alle emozioni?
Basta un corso di “seduzione” per imparare a lasciarsi andare?
Ammetto di aver aspettato abbastanza a lungo prima di cominciare questo libro perchè mi avevano detto che avrebbe "fatto soffrire". E sì, in effetti questo è un libro molto molto impegnativo, da leggere con un arsenale di empatia caricato al massimo per essere capito (o apprezzato? o accettato?) fino in fondo. Non è il "solito" romance, perchè forse somiglia un po' troppo alla realtà, quindi il protagonista è abbastanza lontano dal modello del bravo ragazzo e la protagonista è un tipo altrettanto difficile.
Partiamo da Agnese. Le primissime pagine fanno venire la tentazione di bollarla come la classica ragazzina ricca e viziata, poi c'è stata quella frase che mi ha dato un'altra prospettiva: "ho dei famigliari, ma non ho una famiglia". Da qui in poi ho cominciato a vederla (magari a torto, non so) come una ragazza sentimentalmente analfabeta. Dopo la morte della madre, Agnese è rimasta sola con un padre pragmatico e anaffettivo, che pretendeva da lei un comportamento maturo e indipendente, nonostante fosse solo una bambina. Così Agnese è diventata la figlia perfetta, ha annullato se stessa per essere all'altezza delle aspettative. Il grande amore che pensa di provare per Mattia è un sentimento immaturo, e lei, su questo fronte, resta immatura più o meno fino alla fine del libro. Comprensibile, da un certo punto di vista, perchè la più grande manifestazione d'amore che abbia sperimentato è legata alla mamma che ha perso. Quando pensa a lei si sente tutto il rimpianto, la nostalgia, il dolore per non avere più accanto qualcuno che la capiva e che la spronava a seguire le sue inclinazioni.
Poi c'è Brando. Agli occhi di Agnese lui è il soggetto ideale per colmare le sue lacune, visto che non si sopportano e non rischiano implicazioni sentimentali. L'esperimento inizia un po' per caso, ma già dal primo bacio Brando, con sua stessa sorpresa, ci lascia il cuore. E forse anche un po' il cervello, a dirla tutta. Più le "ripetizioni" di Agnese vanno avanti, più lui si ritrova confuso e spaventato. E coinvolto al punto da non poter fare più a meno di lei.
A interferire nello sviluppo di questo sentimento, oltre al loro status di fratellastri e alle intrusioni subdole di uno degli "amici" di Agnese, c'è un antagonista tanto invisibile quanto ingombrante: il silenzio. E su questo punto, lo confesso, li ho capiti fin troppo bene. Il silenzio è un ostacolo enorme nei rapporti tra le persone, eppure non si riesce a venirne fuori. Agnese e Brando tacciono le loro insicurezze e i loro sentimenti perchè hanno paura di quello che potrebbero scoprire. O forse perchè non sanno dare voce a quello che provano. O ancora perchè pensano di aver capito le ragioni dei comportamenti l'uno dell'altra. Quando Brando si rende conto che questi silenzi sono un grosso limite, che i rancori e i litigi (e le sue conseguenti azioni ingiustificabili e imperdonabili) nascono dalla presunzione che il torto sia dall'altra parte, decide finalmente di parlare chiaramente con Agnese. Non basta nemmeno questo, purtroppo.
Incapacità di comunicare a parte, un altro aspetto che fa male di questa storia è che, di fondo, c'è una colossale paura da parte di entrambi. La paura di essere felici. Credo sia questo che fa precipitare la situazione ogni volta che le cose sembrano cominciare a migliorare.
Sono arrivata alla fine piena di dispiacere, ma sono felice di aver letto questo libro, crudo e crudele come solo la vita sa essere. Adesso devo leggere Montreal. E intanto che aspetto il seguito, tengo le dita incrociate per questi due ragazzi perchè, se la loro storia è andata come è andata è stato perchè entrambi, ciascuno a modo proprio, erano troppo immaturi per viverla. Forse ora sono cresciuti abbastanza per avere - più che un maledetto lieto fine - un vero lieto inizio.
Quindi, cara Bianca, mi affido al tuo buon cuore.
E grazie perchè anche con questo libro ho avuto la possibilità di rispecchiarmi nei limiti e nelle paure dei tuoi personaggi, sperando di riuscire, prima o poi a superarli.
Voto:
Partiamo da Agnese. Le primissime pagine fanno venire la tentazione di bollarla come la classica ragazzina ricca e viziata, poi c'è stata quella frase che mi ha dato un'altra prospettiva: "ho dei famigliari, ma non ho una famiglia". Da qui in poi ho cominciato a vederla (magari a torto, non so) come una ragazza sentimentalmente analfabeta. Dopo la morte della madre, Agnese è rimasta sola con un padre pragmatico e anaffettivo, che pretendeva da lei un comportamento maturo e indipendente, nonostante fosse solo una bambina. Così Agnese è diventata la figlia perfetta, ha annullato se stessa per essere all'altezza delle aspettative. Il grande amore che pensa di provare per Mattia è un sentimento immaturo, e lei, su questo fronte, resta immatura più o meno fino alla fine del libro. Comprensibile, da un certo punto di vista, perchè la più grande manifestazione d'amore che abbia sperimentato è legata alla mamma che ha perso. Quando pensa a lei si sente tutto il rimpianto, la nostalgia, il dolore per non avere più accanto qualcuno che la capiva e che la spronava a seguire le sue inclinazioni.
Poi c'è Brando. Agli occhi di Agnese lui è il soggetto ideale per colmare le sue lacune, visto che non si sopportano e non rischiano implicazioni sentimentali. L'esperimento inizia un po' per caso, ma già dal primo bacio Brando, con sua stessa sorpresa, ci lascia il cuore. E forse anche un po' il cervello, a dirla tutta. Più le "ripetizioni" di Agnese vanno avanti, più lui si ritrova confuso e spaventato. E coinvolto al punto da non poter fare più a meno di lei.
A interferire nello sviluppo di questo sentimento, oltre al loro status di fratellastri e alle intrusioni subdole di uno degli "amici" di Agnese, c'è un antagonista tanto invisibile quanto ingombrante: il silenzio. E su questo punto, lo confesso, li ho capiti fin troppo bene. Il silenzio è un ostacolo enorme nei rapporti tra le persone, eppure non si riesce a venirne fuori. Agnese e Brando tacciono le loro insicurezze e i loro sentimenti perchè hanno paura di quello che potrebbero scoprire. O forse perchè non sanno dare voce a quello che provano. O ancora perchè pensano di aver capito le ragioni dei comportamenti l'uno dell'altra. Quando Brando si rende conto che questi silenzi sono un grosso limite, che i rancori e i litigi (e le sue conseguenti azioni ingiustificabili e imperdonabili) nascono dalla presunzione che il torto sia dall'altra parte, decide finalmente di parlare chiaramente con Agnese. Non basta nemmeno questo, purtroppo.
Incapacità di comunicare a parte, un altro aspetto che fa male di questa storia è che, di fondo, c'è una colossale paura da parte di entrambi. La paura di essere felici. Credo sia questo che fa precipitare la situazione ogni volta che le cose sembrano cominciare a migliorare.
Sono arrivata alla fine piena di dispiacere, ma sono felice di aver letto questo libro, crudo e crudele come solo la vita sa essere. Adesso devo leggere Montreal. E intanto che aspetto il seguito, tengo le dita incrociate per questi due ragazzi perchè, se la loro storia è andata come è andata è stato perchè entrambi, ciascuno a modo proprio, erano troppo immaturi per viverla. Forse ora sono cresciuti abbastanza per avere - più che un maledetto lieto fine - un vero lieto inizio.
Quindi, cara Bianca, mi affido al tuo buon cuore.
E grazie perchè anche con questo libro ho avuto la possibilità di rispecchiarmi nei limiti e nelle paure dei tuoi personaggi, sperando di riuscire, prima o poi a superarli.
Voto:
Devo leggerlo, uffa il tempo è sempre poco :(
RispondiEliminaIo invece ho dovuto aspettare di essere dell'umore giusto.
Elimina-Jules-
Che bella recensione Jules, concordo con te io ho letto il libro e anche la novella, più i due capitoli del prossimo libro..e non vedo l'ora che sia tra le mie mani!!
RispondiEliminaGrazie, Sabrina. Confesso che anche io ho "fatto il pieno" di tutto quello che ho trovato a riguardo!
Elimina-Jules-
Ciao! Ogni volta che vedo una recensione ad un libro di Bianca Marconero mi dico "Dovrei proprio leggerlo!", ma, ahimè, ho una TBR troppo lunga!!
RispondiEliminaCiao Silvia!
EliminaIo ho cominciato da poco a leggere i libri di Bianca… e ci ho messo molto poco a leggerli (e mi scuso di nuovo con Bianca): sono andata al ritmo di uno al giorno (o poco più di un giorno). Io però ho la fortuna di non avere una TBR, mi piace seguire l'ispirazione del momento. Ti dico solo che, dei suoi tre libri che ho letto fino ad ora, ho voluto prendere anche il cartaceo, dopo averli "divorati" in ebook. Li ho amati tutti tantissimo.
Quindi, fidati, non aspettare troppo! ;)
-Jules-
Grazie, davvero grazie, a te Jules e a Chiara che ci ospita. Il silenzio è protagonista, perché le parole costano coraggio. Se c'è qualcosa che ho davvero bisogno di raccontare nelle mie storie è che onestà e dialogo sono alla base di ogni rapporto che funziona. Se mancano, siamo tutti condannati. Scriverò il sequel migliore che posso, grazie per avermi dato ancora tempo e fiducia <3
RispondiEliminaGrazie mille a te per aver interrotto la tua momentanea clausura e aver trovato il tempo di commentare qui.
EliminaQuella parte sul dialogo alla base di ogni rapporto, ammetto che è uno dei miei punti deboli; magari prima o poi riuscirò a migliorare.
Sono sicura che farai un ottimo lavoro anche per il seguito, anche se, dopo aver letto le anticipazioni che hai messo ieri, già temo che sarà un'altra sofferenza.
Aspetto pazientemente il prossimo libro, tanto nel frattempo devo esaurire il resto delle tue opere!
Grazie ancora!
-Jules-
Oh che bella recensione brava condivido tutto
RispondiEliminaGrazie Chicca!
RispondiElimina-Jules-
Forse era meglio dire Un benedettissimo lieto fine allora XD
RispondiEliminaJules,mi trovi perfettamente d’accordo. In tutto e per tutto. In primis,per Bianca Marconero. Le sue opere sono una continua e bellissima sorpresa. Non sono mai Solo una cosa,e mai facilmente classificabili. E poi i suoi personaggi. Parlano da soli,anche se non dicono niente.
RispondiEliminaBrava brava brava!!!
Io credo di aver pianto un tempo infinito chiusa in bagno al termine di questo romanzo. All'inizio Agnese l'avrei presa a sberle (oddio anche alla fine), ma aveva il suo perché. A me questo romanzo è piaciuto molto.
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