venerdì 26 marzo 2021

Questa volta leggo - Recensione di Ludovica di "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee

È arrivato il turno di questa rubrica, oggi tocca a Ludovica. 
 
Come sempre grazie a Dolci, Queen della grafica
 
 
Ogni mese verrà scelta una parola e nell'ultima settimana troverete le recensioni sui vari blog partecipanti. Ognuno quindi avrà un titolo diverso, scelto in relazione alla parola data, tutti con un comun denominatore.
 
 
La parola di marzo è:

F I O R E

Ha scelto questo titolo:  
Autrice: Harper Lee
Titolo: Il buio oltre la siepe
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: in Italia la prima volta nel 1960
Pagine: 306

Trama:
In una cittadina del "profondo" Sud degli Stati Uniti l'onesto avvocato Atticus Finch è incaricato della difesa d'ufficio di un negro accusato di violenza carnale; riuscirà a dimostrare l'innocenza, ma il negro sarà ugualmente condannato a morte. La vicenda, che è solo l'episodio centrale del romanzo, è raccontata dalla piccola Scout, la figlia di Atticus, un Huckleberry in gonnella, che scandalizza le signore con un linguaggio non proprio ortodosso, testimone e protagonista di fatti che nella loro atrocità e violenza non riescono mai a essere più grandi di lei. Nel suo raccontare lieve e veloce, ironico e pietoso, rivive il mondo dell'infanzia che è un po' di tutti noi, con i suoi miti, le sue emozioni, le sue scoperte, in pagine di grande rigore stilistico e condotte con bravura eccezionale.


S

ono anni che lo evito. Sono anni che allo stesso tempo mi dico che debba leggerlo, perché per una come me, che ha fatto dei diritti dei neri il suo cavallo di battaglia nelle discussioni di ogni luogo, compagnia ed età, non è lontanamente possibile non aver letto Il buio oltre la siepe.

A dire il vero lo avevo iniziato un paio di anni fa, quando ero in preda ad un obbligo morale secondo cui dovessi leggere tutti i classici pubblicati, altrimenti sarei andata all’Inferno. Perché l’ho abbandonato? Mi sono resa conto che con l’aumento degli anni, è diminuita la resilienza a leggere certi argomenti. E se quando ero più giovane divenivo una belva, ed almeno in parte sbollivo la frustrazione urlando, ora mi prende una grande tristezza a pensare a come, a distanza di quasi un secolo, pur se il libro sia stato scritto nel 1960 è invece ambientato nel 1935, dicevo, che dopo un secolo sembra sia ancora tutto fermo a quel punto lì. Quasi come se non ci fossero state lotte, come se non fossero morte persone per dimostrare che non ci sia differenza di razza, colore, religione.

 

Il romanzo è di vero impatto emotivo, parte forse un po’ lento, ma mi sembra comunque adattarsi alla perfezione ad un clima molto rilassato e tenue che si ha in una piccola cittadina del Sud dell’Alabama, dove le persone si conoscono tutte e dove la maggior attrazione per dei bambini, di sei e dieci anni, è il giovane vicino di casa che non esce mai di casa.

 

Non vorrei soffermarmi sulla trama perché forse conosciuta ai più, ma sugli effetti che una lettura del genere possa avere su un lettore medio che, come me, pur sapendo a grandi linee di cosa parlasse, non si aspettava minimamente di ricevere tanti insegnamenti, tutti concentrati in trecento pagine.

 

È la storia di un’ingiustizia questa, è la storia di un uomo che sfida i bianchi come lui, mette a repentaglio la sua reputazione, la sua esistenza di uomo per bene, addirittura la vita dei suoi figli, pur di difendere un’idea, un principio, un uomo. Anche se questo uomo è un uomo di colore. Accusato di aver violentato una donna bianca. Questo grande uomo è un avvocato, lui è Atticus, il padre di Scout, voce narrante dei fatti, e di Jem.

 

Atticus è sì un grande uomo, ma emerge soprattutto come personaggio perfetto, costruito in maniera ineccepibile, è integerrimo, è solido, ha costruito la sua famiglia su sani principi, si comporta con i figli in maniera amichevole ed intima, ma non per questo non si mostra severo e punitivo quando debba esserlo. La sua grandezza si esprime nelle frasi che pronuncia con calma e razionalità, nelle risposte mature e semplici che regala ai suoi figli, nella forza che ci mette nel difendere un uomo, mettendo a rischio anche se stesso.

 

È una storia di pregiudizi questa, in cui tutti sanno chi sia dalla parte giusta, chi sia colpevole o innocente, dove sia la verità, ma solo poche, pochissime, persone hanno il coraggio di dirlo ad alta voce.

 

È una storia di discriminazione, di chiusura, questa, in cui ognuno lotta per difendere il suo orticello, in cui emergono le differenze sociali più che quelle di pelle, in cui, però, poi ad emergere saranno proprio gli ultimi, quelli che fai peccato solo a pensare di poter toccare. Mi vengono in mente Calpurnia, la domestica nera che ha cresciuto i figli di Atticus alla morte della moglie, li ha cresciuti con un rimprovero ed una carezza come se fossero suoi figli, e non, del suo padrone, Cal a cui Scout e Jem vogliono semplicemente bene, Cal che per Atticus non è solo una domestica, ma la donna che negli anni lo ha aiutato a crescerli. Mi viene in mente Boo Radley, il vicino che per anni ha suscitato la curiosità viscerale dei bambini, immaginato come una figura losca, per poi rivelarsi completamente diverso dai loro turpi pensieri.

 

È una storia di speranza, perché in fondo il pensiero progressista della signora Maudie, lo stesso Atticus fanno ben sperare che ci siano persone disposte a rivedere la storia e a costruirci sopra qualcosa di supremo e memorabile.

 

Ha scatenato tante sensazioni ed emozioni diverse, c’è stata rabbia, compassione, speranza, gioia, paura. Ci sono state lacrime e sorrisi. E come tanti prima di me, penso che questo libro vada fatto leggere a scuola, dato anche il linguaggio semplice e fanciullesco, data l’importanza dell’argomento trattato.

 

Un buonissimo libro da condividere con chi ami la letteratura.

Voto:

















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16 commenti:

  1. Confesso che nemmeno io l’ho letto. Ci sono certi libri che hanno bisogno del momento giusto per essere apprezzati e penso che hai fatto bene ad aspettare il tuo, farò anch’io così al momento non sono pronta

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    1. Stavo ricontrollando che lo avevo iniziato nel lontano 2018. Avevo letto 50 pagine (che ricordavo benissimo, ma per correttezza ho ricominciato da capo) e poi l’ho terminato nel 2021.
      Hai ragione! Ogni libro ha il suo tempo!

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  2. Letto due volte, anni fa. Sempre bellissimo ma come tutte le storie, che siano così impattanti o più frivole, hanno bisogno del loro tempo per essere lette. Se vuoi che ti entri dentro non devi avere fretta, c'è il tempo per ogni cosa e ogni cosa ha il suo tempo.

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  3. Questo libro l'ho letto moltissimi anni fa quando non avevo un blog, quando non avevo idea di cosa avrei fatto della mia vita. Un libro che mi è rimasto nel cuore perché l'ho amato ma proprio per questo non lo leggerò di nuovo, un libro che ha biosogno di uno stato d'animo e una predisposizione che in questo momento non ho!!!

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    1. Vero? Per me il momento giusto è arrivato dopo anni!

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  4. Non ho letto questo libro, ne ho sempre sentito parlare un gran bene, ma non riesco a decidermi.

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    1. Quando lo farai sarà sicuramente il momento giusto! Io ci ho messo due anni

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  5. anche io sono tra quelle che non lo ha letto, a differenza di mia figlia che un apio di estati fa complice la scuola lo ha divorato. ancora oggi mi dice che ne ha un ottimo ricordo. dovrei provarci anche io

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    1. Wow! Pensavo di essere una delle poche a non averlo letto!

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  6. Come è stato nel tuo caso fino a poco tempo fa, "Il buio oltre la siepe" aspetta il suo momento per la sottoscritta... Ce l'ho lì, che mi guarda dallo scaffale... Probabilmente lo leggerò quest'anno... Non so perché lo dico, me lo sento dentro, e, dopo questa recensione, ne sono anche più convinta!

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    1. Questo libro è la conferma che ogni libro ha il suo momento.

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  7. Questo è uno dei classici che vorrei recuperare

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