Come accennato nel post della recensione del libro (qui) insieme alle altre partecipanti all'evento, abbiamo fatto un paio di domande a testa all'autrice e oggi vi proponiamo l'intervista completa.
Il libro:
Autrice: Laura CostantiniTitolo: Il varcaporta
Editore: Dark Abyss Edizioni
Data di pubblicazione: 7 marzo 2022
Pagine: 581
Trama:
Corre l'anno 1897 e l'Inghilterra prevale su tutti i paesi d'Europa grazie alla scoperta del Kh-Ram, misteriosa sorgente di energia che l'ha liberata da carbone e vapore. Certo, la sostanza ha un costo ma il regno di Vittoria agisce in maniera pragmatica: nasconde le proprie difformità e le sfrutta al bisogno. Di miserabili le strade son piene. Una parte diventa carne da macello per processare l'energia. Un'altra, selezionata, entra in un corpo d'elite che padroneggia il Kh-Ram, cosa possibile solo per un binomio, ossia una coppia di giovani con determinate caratteristiche, tra cui un legame esclusivo, assoluto e rigorosamente maschi. La sostanza, infatti, aborre le donne, il movimento e il calore. L'Inghilterra chiude volentieri un occhio su tali unioni, ne chiude anche due sulla sorte dei disgraziati. Ma se non fosse solo questo il prezzo da pagare? Aster Paul, Astrea Lucinda, Zachary Tucker, Devereux Willoghby e alcune vecchie conoscenze lo scopriranno e dovranno decidere da che parte stare. Sarà una lotta per la sopravvivenza segnata da alleanze imprevedibili e inganni, in cui i sentimenti più intensi e puri diventeranno l'unica guida.
Ciao Laura, è un piacere
poterti rivolgere qualche domanda per soddisfare le nostre curiosità e
permettere ai lettori di conoscere meglio te e il tuo romanzo.
- Come è nata questa
storia?
La storia viene da lontano. Un sogno particolarmente
vivido: un monolite cuneiforme che piombava giù dal cielo colpendo Stonehenge e
liberando una sostanza opalescente che andava a riempire la frattura. La mia
fantasia ha visto in quella sostanza qualcosa di vivo e potente: il Kh-Ram.
Scrissi una prima bozza nel 1993, poi me ne dimenticai. Ma la storia è tornata
a bussare durante il lockdown.
- Qual è il primo libro
che hai letto?
Favole a parte credo sia stato “Cuore” di
De Amicis, subito dopo “Piccole donne”, poi arrivarono Jules Verne, Edgar Rice
Burroghs ed Emilio Salgari.
- Come mai proprio il
genere Steampunk?
Perché amo la commistione tra le atmosfere
gotiche dell’epoca vittoriana e una tecnologia vintage scintillante di ottoni e
scricchiolante di ingranaggi.
- Che genere leggi di
solito?
Tutti, non ho preclusioni. Piuttosto una propensione
per thriller, storici, horror e fantasy.
- Per i personaggi ti sei
ispirata a qualcuno o sono frutto della tua fantasia?
I
miei “bambini” sono sempre parti originali della mia mente (bacata, direbbe
qualcuno). Poi, alle volte, trovo anche dei volti che ben li rappresentano,
oppure scovo artist* che siano in gradi di ritrarli per come io li ho pensati.
- Qual è il personaggio
da te creato a cui sei più legata?
Sarei una madre degenere
se ne indicassi uno… Però, che resti tra noi, il mio figlio prediletto in
questa storia è, senza ombra di dubbio, Devereux Willoughby, incolpevole fulcro
di tutto.
- Quanto tempo impieghi
per scrivere un romanzo?
Dipende. Per “Il Varcaporta” ho
impiegato circa un anno e mezzo. Ma ho scritto romanzi anche nel giro di un
mese (con la mia socia Loredana Falcone), come anche storie che hanno chiesto
quattro anni di gestazione (come il mistery “Il puzzle di Dio”, sempre con la
socia).
- Hai dei riti
scaramantici o aneddoti particolari che ti sono successi durante la stesura?
Riti
scaramantici no, a meno di non considerare tale la mia passione per le mappe
che mostrino gli spostamenti, le distanze, i tempi di percorrenza. Aneddoto?
Succede che inserisco nella storia la figura di Bethany, la cameriera personale
di lady Astrea. Una figura secondaria, silenziosa e obbediente, costretta al
buio perché le hanno bruciato gli occhi affinché non possa rendersi conto
dell’orrore delle cicatrici della sua padrona. Quasi un “cameo”. Ma lei, da
brava irlandese testa dura, non era d’accordo. E ha preteso di essere parte
attiva della storia in un modo che scoprirete leggendo. Si è rivelata una donna
forte, decisa e tutt’altro che innocua.
- Hai già in mente un
progetto futuro per un'altra storia?
Per un’iniziativa della
Dark Abyss Edizioni ho scritto un racconto gotico. E, sebbene il racconto
concluda la vicenda, c’è un certo corvo che continua a gracchiarmi
nell’orecchio. Chissà…
- Hai delle canzoni che
ti ricordano i personaggi di questo libro o altri tuoi personaggi?
Una
canzone chiave della mia serie “Diario vittoriano” è stata “Lost on you” di LP.
Per “Il Varcaporta” ho proprio una playlist completa: With or without you - U2;
The kill - 30seconds to Mars; Stronger - 30seconds to Mars; The sound of
silence - cover by Disturbed; L'inverno - da Le quattro stagioni di Vivaldi; My
immortal – Evanescence; Take to church – Hozier; Secondo movimento dalla
Settima di Beethoven; Demons - Imagine Dragons e While your lips are still red –
Nightwish. Ogni brano ha un significato importante nella storia e nelle vicende
dei personaggi.
- Cosa ti affascina di
più dell'epoca vittoriana?
Mi affascina che sia l’inizio della
modernità e del progresso tecnologico, ma anche un’epoca di profonda oscurità
coperta da trine e velluti. Assomiglia moltissimo a ciò che oggi siamo,
ipocrisia compresa.
- Quali pensi siano i
punti di forza del romanzo e perché lo consiglieresti ai lettori?
Da lettrice amo molto le storie che sanno coinvolgermi e trascinarmi in
un’avventura. Ecco, credo che “Il Varcaporta” sia soprattutto un’avventura da
vivere tra i ghiacci iridescenti del Kh-Ram, il volo sgraziato e crudele delle
macchine volanti, la voglia di giustizia di chi non si arrende e l’amore senza
confini di spazio e di tempo che anima i protagonisti.
- Le tematiche lgbtqia+
sono spesso presenti nei tuoi romanzi. Cosa ti piace trasmettere con queste
tematiche?
L’orrore dell’ipocrisia che ha costretto e costringe
- ancora oggi, perfino nell’Occidente che si crede “civilizzato” – le persone a
negare la propria natura, i propri desideri, i propri sentimenti. La peggiore
delle torture, la più violenta delle discriminazioni. Voglio renderla evidente
e, così, combatterla.
- Anche questa saga è già
stata tutta scritta e poi divisa in volumi come per "Il Ragazzo
Ombra" o hai in mente di scrivere un libro alla volta e, se sì, sai già
quanti libri saranno?
“Il Varcaporta” non sarà una serie,
come non lo era il “Diario vittoriano”. La divisione in volumi la organizzammo,
con goWare, per non offrire ai lettori un librone da ottocento pagine che
avrebbe potuto spaventare. Quindi la vicenda venne divisa in quattro volumi di
cui “Il ragazzo ombra” è il primo. “Il Varcaporta”, nonostante la mole e grazie
a Dark Abyss Edizioni, è rimasto intatto ed è, quindi, autoconclusivo.
- Quali differenze noti quando scrivi un libro
a quattro mani e quando invece scrivi da sola come in questo caso?
Scrivere
a quattro mani è una modalità che adoro, un dono che l’amicizia – ormai
sorellanza – con la mia socia Loredana Falcone mi ha concesso. Insieme a lei è
come vivere un gioco di ruolo, quindi passano in secondo piano fatica e
concentrazione. Scrivere da sola è più immersivo e faticoso. Ti cambia proprio
l’umore. Mi piace poter sperimentare entrambi i metodi.
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