martedì 11 febbraio 2020

Purché sia di serie - Recensioni "Absence. La memoria che resta" di Chiara Panzuti

Buongiorno, torna puntuale la rubrica sulle serie, nata da una mia idea e che ha come obiettivo di cercare di portarne a termine qualcuna delle millemila iniziate.

Appuntamento fisso quindi ogni 11 del mese per parlare di serie.


La rubrica quindi consiste nel leggere mensilmente un libro appartenente a una serie cominciata (quindi non il primo) e di parlarne sul blog, però con una recensione speciale in questo caso.
Infatti per invogliarmi ho pensato di cambiare un pochino il metodo, avvisando prima. Farò una cosa che normalmente aborro, cioè farò spoiler, sulla serie e sul libro letto. Più un delirio da fangirl, che richiama perciò i gruppi di lettura sui social, che una recensione vera e propria.

Appuntamento fisso anche per Ludovica, mia cara collaboratrice, quindi armatevi di pazienza perché le recensioni saranno due.

Ci abbiamo preso gusto a leggere lo stesso libro (stessa serie pure) e quindi oggi entrambe vi parliamo del terzo e ultimo libro della serie di Chiara Panzuti.

Autrice: Chiara Panzuti
Titolo: Absence. La memoria che resta
Editore: Fazi Editore
Data di pubblicazione: 9 maggio 2019
Pagine: 332
Serie: #2 Absence

Trama:
In questo episodio conclusivo della serie di Absence, la squadra Gamma è di nuovo riunita, ma i rapporti sono tesi e le liti frequenti: Jared e Christabel non si fidano più di Faith, dopo il periodo che ha trascorso con gli Alfa sull’isola di Bintan; Scott è l’unico a non dubitare della sua lealtà. Decisa a proteggere i suoi amici e a conoscere il vero scopo del gioco spietato che li ha resi invisibili al mondo, Faith segue le indicazioni della mappa lasciatale da Ephraim, prima dell’ultima prova a Clyde River. Raggiunge così la squadra Alfa a Iqaluit, Canada, dove la ragazza comincia a scoprire la vera identità di Davon − l’uomo in nero −, i fantasmi che abitano l’impetuosa Abigail e la natura della sua attrazione verso Ephraim.
A poco a poco tutti i tasselli andranno finalmente al loro posto, componendo il disegno crudele congegnato dall’Illusionista, un uomo ossessionato dal proprio passato e divorato dal desiderio di vendetta. Nella prova finale, il suo piano perverso condurrà Faith e i suoi amici a scontrarsi con i propri limiti, il dolore e la morte, ma soprattutto svelerà loro il valore dell’amicizia e la forza interiore maturata da ciascuno durante quell’atroce esperienza.
Tornare a essere visibili è davvero essenziale per realizzare se stessi?
Fino a che punto l’essere riconosciuti dagli altri determina la nostra esistenza?
La memoria che resta è l’ultimo capitolo di un percorso di crescita personale, che dallo smarrimento dell’infanzia, dalla rabbia dell’adolescenza, approda alla consapevolezza dell’età adulta. La storia di quattro ragazzi che affrontano la battaglia più grande: diventare adulti in un mondo che li ignora, cercando di definire se stessi.
Un libro magnetico dal finale inaspettato dove l’obiettivo non è più tornare ciò che si era, ma accettare ciò che si è diventati. 
Recensione di Chiara di Absence. Il gioco dei quattro - #1 Absence
Recensione di Ludovica di Absence. Il gioco dei quattro - #1 Absence
Recensioni di Absence. L'altro volto del cielo



di Chiara
Recensione priva di spoiler
Questo libro conclude la trilogia che parla di un gruppo di ragazzi a cui hanno strappato l’identità, la vita, rendendoli invisibili al mondo. Avevo aspettative alle stelle perché i primi due mi avevano coinvolta molto e poi ho letto in giro pareri esclusivamente entusiasti riguardo il capitolo finale della trilogia.
Oltretutto ho avuto il piacere di conoscere l’autrice che è una personcina meravigliosa, quindi ero convintissima di trovarmi di fronte al finale perfetto, preparata anche a possibili morti (senza quelle per me non va mai bene, lo sapete). Mi dispiace tantissimo, ma questa conclusione non mi ha fatta esaltare, mi è piaciuta abbastanza, ma non mi ha soddisfatta in pieno. Provo a spiegarne il perché. 
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L’inizio, per me, è stato traumatico. È proprio partito male perché due dei personaggi principali, Faith e Jared, li ho presi in odio in una maniera fortissima. 
Su Jared poi ho avuto momenti in cui avrei voluto scrivere a Chiara e chiederle perché farci questo. Se avete letto la saga di Shatter me avete conosciuto il personaggio di Adam. La Mafi lì inizialmente l’ha presentato come positivo, per poi stravolgerlo completamente e in maniera assurda facendolo diventare una lagna pazzesca, odioso a livelli stratosferici. Per me Jared è Adam, tanto che nella mia testa lo chiamavo JaredAdam. Non mi è piaciuto il modo in cui ha reso questo personaggio (che già per me non era il massimo nei primi due libri) facendolo diventare così negativo, così oppositivo, mantenendolo però tra i buoni. Sembra un controsenso ma leggendo il libro ho capito che l’autrice voleva giustificare alcune scelte di Faith e quindi mi ha stravolto JaredAdam, lasciando però un fondo di pena, per non far perdere interesse. A me ha fatto l’effetto opposto, l’ho odiato subito per poi fregarmene per tutto il resto della storia.
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Faith non l’ho sopportata dall'inizio. Troppo piena di sé, troppo “decido io per tutti”… poi, capisco le esigenze di trama, ma la sua supponenza mi ha dato fastidio. Non l’ho trovata forte, solo determinata tipo mulo con i paraocchi, e tutte le sue pippe mentali mi hanno infastidita. 
La lagna e la saputella, i miei punti deboli insomma
Di contro ammetto che il personaggio di Faith ha un’evoluzione pazzesca, sia nell’intera serie che in questo libro. Non dico che alla fine mi sia stata simpatica, ma da metà in poi ho iniziato a non infastidirmi più, merito anche dell’influenza di Ephraim. Ecco, per lui rileggerei tutto da capo anche adesso, è il personaggio che più mi è piaciuto, ha una maturazione ma non viene stravolto
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Sugli altri personaggi secondari vorrei fare ancora due appunti. Abigail è forse quello che più mi ha stupita, se non fosse per lo scivolone finale, quando anche qui viene stravolta e, a mio avviso, le viene attribuito un altruismo che non le competeva. 
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Davon, l’uomo in nero, mi ha lasciata basita. Non perché non mi aspettassi quello che ho letto, ma anche qui per lo stravolgimento eccessivo. 
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La cosa che mi ha dato fastidio è il voler rendere a tutti i costi “buoni” tutti i personaggi (o quasi), il voler attribuire motivazioni altruistiche per motivarne le scelte, stravolgendone così la costruzione iniziale. Avrei preferito qualche elemento più egoista e non positivo, perché a me tutta questa abnegazione e generosità dà i brividi (e non di piacere). Tengo a ribadire che questo però è solamente gusto personale, per come sono io. 
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Inoltre ho capito subito dove l’autrice avrebbe portato la storia, tanto che a pag. 127 ho scritto a Ludovica ipotizzando il finale, che si è avverato quasi del tutto (diciamo che l’ho stressata per tutta la lettura). Ho intuito i risvolti che avrebbe preso e non mi sono piaciuti. Volevo quasi interromperne la lettura, ma per fortuna non l’ho fatto, perché lo stesso da metà in poi mi ha coinvolta, anche se non mi ha stupita. 
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Chiara Panzuti scrive benissimo e questo aiuta tanto. Perché ha un modo di esporre le cose, fermandosi a farti ragionare su tutto, che non ti permette di mollare, neanche quando vorresti farlo. Sicuramente leggerò altro quando lo scriverà (perché lo farà, non ammetto il contrario). Il suo stile è curato, spesso ricercato e con quella tendenza all’introspezione che tanto mi piace.
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Un altro elemento che mi è piaciuto, tanto, è la chiusura della storia con spiegazioni realistiche. Ogni cosa ha una motivazione e questa funziona. Con questo tipo di storia non era per nulla scontato e soprattutto era difficilissimo. Lei ci è riuscita e direi pure benissimo, riuscendo a chiarire tutto. 
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Altra cosa che ho proprio apprezzato è che non c’è una conclusione perfetta, in cui tutto si risolve per il meglio e vissero felici e contenti. Per questo tipo di trama non ci sarebbe stata bene e quindi ho apprezzato ogni morte (io sono sadica) e anche quel particolare finale che ha reso il tutto ancor più credibile. 
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Nel complesso mi è piaciuto, soprattutto superata la metà. Le aspettative erano maggiori, in qualcosa sono rimasta delusa, ma sono contenta di averlo letto.
Voto:







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 di Ludovica
Recensione priva di spoiler


Non ho resistito neanche una manciata di minuti: finito il secondo ho subito DOVUTO iniziare il terzo! E mi è piaciuto, tantissimo, più di quanto potessi sperare o avessi pensato.
Innanzitutto, per la crescita dei personaggi, la loro evoluzione fisica, psicologica, comportamentale, che li ha portati a fare delle scelte azzardate, temerarie, impopolari, forse, ma necessarie. A crescere sono stati anche i loro rapporti, di amicizia, di collaborazione, di lealtà, di amore, di odio, di rancore.
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Anche se tutti gli elementi dei tre gruppi sono in bilico, tra chi non sono più e chi vorrebbero ancora essere, tra il passato e il futuro, cercano tutti, chi più e chi meno, di salvarsi e salvare gli altri.
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A differenza della Comandante, il mio approccio alla lettura è molto più ingenuo, nel senso che per me tutto è una sorpresa, difficilmente riesco a fare congetture, mai riesco a prevedere davvero cosa stia per succedere. Mai. Quindi in questo libro, in cui per me succedono davvero tantissime cose, in cui il Bene ed il Male continuano ad oscillare da una parte all’altra, in cui il ritmo è incalzante, in cui avvengono delle morti che non avrei voluto vivere, anche se so che in ogni fantasy che si rispetti si debba fare i conti con la morte, io ho sofferto. Ho sofferto tantissimo. Ma proprio che ad un certo punto non riuscivo a bloccare i singhiozzi. Quindi impatto emotivo ed emozionale su di me altissimo. Ed è forse ciò che mi ha entusiasmato di più.
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Senza dubbio il mio personaggio preferito è Ephraim, perché lui è il punto perfetto ed intermedio tra dolcezza e sfrontataggine, tra equilibrio ed emotività, tra bene e male, tra scegliere e non poter scegliere. Faith, che nei precedenti volumi mi era piaciuta, qui si atteggia un po’ troppo a “super donna”, e questo nelle eroine femminili non lo amo molto. Anzi, proprio non mi va giù. Scott si conferma davvero il perno della bilancia, riesce o con un sorriso o con la voce alta, a mettere a tacere sovversivi, a quietare i fragili, a dare forza e coraggio ai deboli.
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È in definitiva, il perfetto ultimo libro di una serie che mi ha emozionato, mi ha travolto, che sì forse avrebbe potuto riservare più “sorprese”, ma vi assicuro che quelle che ci sono a me sono bastate ed avanzate! È una serie che senza dubbio consiglio!
 Voto: 











 Passate anche a leggere gli altri blog, appuntamento al mese prossimo!



14 commenti:

  1. Io ho letto solo il primo capitolo, devo proseguireeeeeee

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  2. Avete entrambe esposto bene il vostro parere, senza togliere curiosità a chi come me deve recuperare. Bravissime!

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  3. Belle recensioni ragazze, questa serie non l'ho ancora letta e chissà se mai lo farò, troppi libri da leggere troppo poco tempo.

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  4. come sempre le vostre recensioni sono super. Chiara nonostante le critiche capisco il tuo pensiero, infatti per certi versi mi aspettavo questo tuo giudizio, ma la tua professionalità si vede anche qui, infatti descrivi perfettamente quelli che sono i punti deboli del romanzo e ne dai una chiave differente rispetto a quella che ho dato io che sono molto più in sintonia con il pensiero di Ludovica.
    è sempre molto interessante leggere tante sfaccettature differenti tra loro, permette di inquadrare un libro in molteplici modi e da una chiave di lettura differente a seconda dei punti di vista.
    Chissà come andrà il mese prossimo!

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    1. Grazie Chicca, mi è proprio dispiaciuto. Tu però mi conosci e sai cosa cerco. Grazie ancora

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  5. Absence è una serie che devo recuperare! Complimenti per le recensioni precise

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