mercoledì 17 giugno 2020

L'angolo vintage 2.0 - Recensione "Le solite sospette" di John Niven e recensione di Ludovica "L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore" di Michela Marzano

Buongiorno lettori, torna puntuale questa rubrica inventata da me che è stata rivista e alla quale si sono aggiunte compagne di viaggio, compresa Ludovica a cui presto questo spazio. L'idea sembra piaciuta (ha pure dato spunto ad altri), ne sono veramente felice, questo mese potrete trovarla anche sui blog: La nostra passione non muore ma cambia coloreI miei magici mondiLe mie ossessioni librose, La biblioteca del libraio

In cosa consiste la rubrica? Anche se la qualcuno pensa che a noi blogger i libri vengano sempre e solo regalati vi assicuro che non è così, noi ne compriamo e pure tanti! Se poi si è un po' compulsivi, tipo me e le mie socie, ci si ritrova ad avere intere pile di arretrati da leggere.
Quindi ogni mese sceglierò (magari facendomi aiutare con qualche sondaggio sui social) un libro comprato da un po' e non ancora letto e lo recensirò. Sarò in compagnia e pubblicherò ogni 17 del mese.

Per questo mese ho scelto questo libro, grazie a una challenge organizzata da Ilaria e Maria Cristina, e un consiglio (e una bella chat) di Ilaria.
Il libro:
Autore: John Niven
Titolo: Le solite sospette
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 12 settembre 2017
Pagine: 346

Trama:
Quando Susan - a causa dei vizi nascosti del marito - si ritrova vedova e con la casa pignorata, insieme ad alcune amiche decide di compiere una rapina. Contro ogni probabilità, il colpo va a buon fine, e alle «cattive ragazze» non resta che raggiungere la Costa Azzurra, riciclare il denaro e sparire. Nulla che possa spaventarle, dopo tutto hanno piú di un motivo per riuscire nella loro impresa: andare in crociera e fuggire il brodino dell'ospizio.
 
 
 
 
 
Susan ha 60 anni e una vita noiosa fatta di abitudini consolidate, un marito commercialista che le ha permesso di non lavorare, un figlio sistemato e non così vicino, l'hobby del teatro. Di colpo però questa apparenza così prevedibile e monotona crolla, lasciandola piena di debiti e risentimento. Per fortuna in mezzo a tutto questo c’è Julie, amica da tanti anni e sempre presente. Lei conduce una vita insoddisfacente, dopo una serie di delusioni e avventure si ritrova a 60 anni sola, con un lavoro che non le piace e nessuno sbocco futuro, si sente senza speranza. È proprio vero che le idee e le energie vengono fuori nel momento del bisogno ed è ciò che accade alle due amiche, che decidono di riprendere in mano le sorti delle loro vite… rapinando una banca, o almeno provandoci. Cosa hanno da perdere? 
 
Quanto ho riso con questo libro, in certe scene proprio da lacrime agli occhi! Devo ringraziare Ilaria che me l’ha consigliato perché avevo davvero bisogno di ridere. 
 
Di questo autore avevo già letto A volte ritorno, dove avevo riso, ma che mi aveva ispirato riflessioni profonde. Le solite sospette l’ho trovato più leggero, ancor più divertente, anche se qualche elucubrazione me l’ha strappata. 
 
È una storia per certi versi assurda, grottesca, che ho letto velocemente. Un film lo vedo benissimo, me lo sono proprio figurato, la trama porta molto. Veloce, coinvolgente e con personaggi che sono macchiette. 
Ho adorato Ethel, una ultranovantenne dalla parlata colorita e pungente, che ha reso tutto ancora più esilarante. 
 
Adoro lo stile di Niven, è irriverente e politicamente scorretto. Il suo humor, tipicamente inglese, è permeato di ironia e spesso ho avuto proprio l’impressione di trovarmi di fronte a una satira. 
A me le parolacce non danno fastidio, in questo caso le ho trovate contestualizzate e facente parte dei vari personaggi. Capisco che non a tutti questo stile possa piacere, ma per come sono fatta io è l’ideale. Ha quella sottile vena un po’ cattiva e disillusa che sembra fatta apposta per me. 
 
Ho riso, tanto, ho pensato molto alla vecchiaia e alle aspettative della vita, ma soprattutto ho passato momenti allegri e coinvolgenti. Consigliatissimo.  
Voto: 











Ora tocca a Ludovica che propone questo libro:
Autrice: Michela Marzano
Titolo: L'amore è tutto: è tutto ciò che so dell'amore
Editore: UTET
Data di pubblicazione: 29 agosto 2013
Pagine: 206

Trama:
*** Vincitore Premio Bancarella 2014 ***

Michela Marzano guarda dentro di sé, nella propria infanzia, nelle storie amorose, dal rapporto con il padre e con la madre alle relazioni con gli uomini disperatamente desiderati. Ma il suo occhio indagatore, coraggioso, limpido, scopertamente vero, riesce a vedere così a fondo da uscire dai propri confini, per incontrare gli altri. Tutti. Il racconto abbraccia passato e presente: rievoca, osserva, interroga, chiamando a volte in causa altri autorevoli compagni di strada, filosofi, scrittori, sociologi, psicoanalisti. Giunge così a comprensioni parziali, punti d’arrivo che sono solo nuove partenze, nel corso del lungo, turbinoso, amorosissimo viaggio. In ciascuna di queste tappe è impossibile non riconoscersi. «L’amore, in fondo, è quel segreto che ci portiamo dentro.»
 

Questa rubrica per me si sta trasformando non solo in quella in cui vado a rispolverare libri ormai dimenticati sugli scaffali, ma quella in cui, con tanta costanza e pazienza (ah ah! Quale pazienza?) vado a riprendere in mano, fisicamente proprio, tutti quei volumi che, non si sa per quali assurdi o inequivocabili motivi, abbia abbandonato a metà, dopo alcune pagine o solo a poche pagine dalla fine.

Iniziato nel lontano 2018, L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore, era stato acquistato perché di Michela Marzano non avevo letto niente e volevo recuperare questo vuoto, ma soprattutto perché non resisto a titoli o citazioni che si riferiscono alla mia Emily. Emily Dickinson. Credevo fosse un romanzo, ed invece ho trovato un - manuale? - in cui si parli dell’amore. Ecco, io sono per definizione innamorata dell’amore, amo i libri d’amore, amo le storie d’amore, quelle tormentate e passionali, ma detesto con tutta me stessa manuali che parlino d’amore. Anche quelli, come in questo caso, in cui a farlo è una scrittrice illustre come la Marzano, la quale colloca qua e là, tra una frase retorica e l’altra, anche importanti perle filosofiche che mi hanno spinto a riflessioni e meditazioni.

Ciò che forse allontana questo manuale da tutti gli altri è che la Marzano non si limita a parlare in modo altisonante ed idealizzato dell’amore, ma lo fa con molta introspezione, lo fa regalando anche tanti episodi di vita personale, lo fa mettendo in luce anche molte sue fragilità, storie che l’hanno fatta diventare la donna di oggi.

La domanda più importante, che mi sono posta per tutta la lettura, quella nuova intendo, in cui comunque ho dovuto ripercorrere il cammino se non completamente almeno in parte, è stata perché l’abbia abbandonato. È vero che la lettura è inspiegabile. Alcuni libri arrivano e tu non puoi fare niente per fermare il loro impeto, ti ritrovi a leggerli senza sapere neanche come siano finiti tra le tue mani, ci sono altri, purtroppo, che ci portiamo dietro come zavorre. Lo abbandonai forse perché ero stanca di sentir parlare d’amore in modo quasi distaccato, ma anche molto lontano dalla mia personale visione. O magari perché in quel periodo non volevo assolutamente leggere frasi fatte, ridondanti, retoriche e vuote, volevo azione, energia, ed oggi, a due anni dalla prima e non finita lettura, oggi, che ho fatto un po’ pace con me stessa, ed ho messo a riposo l’adrenalina, sono riuscita a trovare in questo volume anche un po’ del mio essere donna, delle fragilità che ci portiamo dietro, sensi di colpa che continuano ad incatenarci a vecchie abitudini.
Di sicuro come lei ho la stessa idea di nostalgia:

«La nostalgia è fatta di attimi che durano troppo e in cui tutto sembra improvvisamente facile.
Tutto quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto.
 Ma la nostalgia è bastarda.
Ti riempie solo di illusioni.
L’amore e la nostalgia vanno sempre insieme.
Si ama quando si perde. E si perde sempre.
Il sonno o la pace. O semplicemente la voglia di alzarsi la mattina.»

Mi aspettavo altro. Mi aspettavo anche di avere altre reazioni perché, è vero che dopo due anni, il mio approccio è cambiato lievemente, ma è pur vero che avrei voluto emozionarmi di più. Almeno un pizzico di più.
Voto:










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22 commenti:

  1. Il libro letto da Chiara vorrei leggerlo anche io sembra divertentissimo.
    Quello letto da Ludovica invece mai sentito

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  2. Chiaraaaaaaaaa! Mi hai letto nel pensiero? DEVO RIDERE! Questo mi sembra perfetto!

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  3. Ho letto anch'io "Le solite sospette" e l'ho adorato! Ethel è il personaggio che mi è piaciuto di più, mi ha fatto ridere moltissimo! :-)

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    1. Ethel è il massimo, mi ha fatto veramente ridere un sacco

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  4. @ Chiara il tuo libro sembra l'ideale quando vuoi staccare da letture impegnative.
    @ Ludovica il tuo libro non lo conoscevo, e non mi sembra sia nelle mie corde.

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  5. Mi ispirano entrambi, me li segno grazie

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  6. Due libri di cui non conoscevo l'esistenza, di questi però quello che mi ha incuriosita è il primo, la recensione di Chiara mi ha conquistata, mentre quella di Ludovica credo che in questo momento non è tra le letture che comincerei

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    1. No, infatti. La mia era una sfida con me stessa: riuscire a chiudere qualche cerchio!!!

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    2. Floriana se hai bisogno di ridere vai!

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  7. Niven! Uffa devo recuperare pure questo!
    Ludovica anche io non apprezzai molto quel libro.

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  8. Chiara, ho già sentito parlare del tuo romanzo, mi incuriosisce abbastanza :-)
    Ludovica, non conosco il tuo, ed i libri a mo' di "manuale" non mi hanno mai ispirato troppo, però mai dire mai :-)

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