mercoledì 24 giugno 2020

Recensione di Ludovica - Tu leggi? Io scelgo! - "

Buongiorno lettori, oggi tocca a Ludovica, per questa rubrica che amo molto, nata dall'idea di Rosaria. Se vi facesse piacere partecipare fatemi un fischio.


La rubrica, a cadenza mensile, consiste nel leggere un libro recensito da un altro blog partecipante. 

A lei questa volta è capitata Chicca del blog Librintavola e ha scelto questo libro.

Autore: Lorenzo Marone
Titolo: Tutto sarà perfetto
Editore: Feltrinelli
Data di pubblicazione: 30 maggio 2019
Pagine: 298

Trama:
La vita di Andrea Scotto è tutto fuorché perfetta, specie quando c’è di mezzo la famiglia.
Quarantenne single e ancora ostinatamente immaturo, Andrea ha sempre preferito tenersi alla larga dai parenti: dal padre Libero Scotto, ex comandante di navi, procidano, trasferitosi a Napoli con i figli dopo la morte della moglie, e dalla sorella Marina, sposata, con due figlie e con un chiaro problema di ansia da controllo.
Quando però Marina è costretta a partire lasciando il padre gravemente malato, tocca ad Andrea prendere il timone.
È l’inizio di un fine settimana rocambolesco, in cui il divieto di fumare imposto da Marina è solo una delle tante regole che vengono infrante.
Tallonato da Cane Pazzo Tannen, un bassotto terribile che ringhia anche quando dorme, costretto a stare dietro a un padre ottantenne che non ha affatto intenzione di farsi trattare da infermo, Andrea sbarca a Procida e torna dopo anni sui luoghi dell’infanzia, sulla spiaggia nera vulcanica che ha fatto da sfondo alle sue prime gioie e delusioni d’amore e tra le case colorate della Corricella scrostate dalla salsedine.
E in quei contrasti, in quell’imperfetta perfezione che riporta a galla ferite non rimarginate ma anche ricordi di infinita dolcezza, cullato dalla brezza che profuma di limoni, capperi e ginestre o dal brontolio familiare della vecchia Diane gialla della madre, Andrea troverà il suo equilibrio. 


Un mese fa mi sono avventurata nella lettura di un romanzo, breve e conciso, di Erri Luca, in cui a narrare era un uomo che rivedeva, anche con un pizzico di nostalgia ed uno sguardo a tratti razionale ed oggettivo, il suo passato di bambino, pescatore, in un’isola, con il mare in sottofondo e con il tipico sapore salmastre sulle labbra. (I pesci non chiudono gli occhi - Feltrinelli, 2012)

Leggendo le prime righe di quest’ultimo romanzo di Lorenzo Marone non ho potuto fare a meno di fare qualche collegamento mentale tra i due lavori: sempre Napoli a farla da padrona, sempre il mare, sempre qualcosa di accaduto in un’epoca infantile per cui non si siano ancora, dopo trent’anni, trovate le riposte, sempre una donna, all’epoca bambina, a fare da faro in un mare in tempesta.
È vero che Erri De Luca è maestro nel concentrare in un centinaio di pagine un universo di sensazioni e riflessioni, ma è pur vero che Marone, pur avendo una scrittura diversa, meno asciutta ma molto più poetica e insinuante, non gli è da meno. È uno sguardo, diverso ed uguale, di una Napoli ricca di sentimento, di un’isola che ha il dono di accompagnare e cullare i pensieri dei protagonisti, una lingua che è come musica per le orecchie.

Andrea è il tipico anti-eroe a cui Marone ci ha abituato, imperfetto, uno che copre il suo senso di inadeguatezza accusandosi di irresponsabile ed immaturo cronico, uno che fa battute pur di placare dubbi e tormenti. Andrea in una parola è umano, così umano da essere l’opposto di suo padre, il Comandante. Loro due, insieme, sono la prova che non esista un’età per superare i dissapori o spiegarsi finalmente, o semplicemente aprire il cuore alla verità, mettendosi a nudo, con chi, invece per tutta la sua vita, e parlo di Andrea, ha lottato contro un padre non presente, contro silenzi ingombranti, contro un senso di colpa che non aveva senso di essere. Non esiste un’età, perché può succedere anche a quarant’anni, ma è necessario che ci sia il momento giusto. Un episodio, un fatto scatenante da cui tutto discende, un fulmine a ciel sereno che spinga a fare ciò che si rimanda da una vita. Parlarsi. Tentare. Rischiare.

Ma è poi così dis-umano il Comandante? O anche lui non ha subito negli anni l’avvizzimento delle parole, la morte prematura della moglie, il dover crescere, da solo, due figli piccoli, non ha egli stesso dovuto convincersi di quello a cui voleva ad ogni costo credere, pur di non dar seguito alle insinuazioni di una piccola isola come Procida?

Mi sono ritrovata molto nel sentire di Andrea, nel suo non voler affrontare il passato ed i ricordi, nell’acredine leggera nei confronti di se stesso, nel rifiuto di tornare su un’isola, sull’isola che lo ha privato di qualcosa, ma allo stesso tempo sono riuscita a capire anche molto bene il vecchio Comandante malato che, con poco da vivere, decide, con il cipiglio che da sempre ha contraddistinto la sua vita, di ingannare tutti e di fare proprio come le tartarughe che vanno a depositare nel luogo dove sono nate, e cioè, andare a morire nel suo mare.

Marone riesce a dare pennellate precise e vivaci di un’isola, dei suoi abitanti, dei personaggi che escono in maniera nitida e veritiera dalla sua penna, a riportare a galla vecchi rimpianti e dolorose ferite con la stessa forza e avventatezza.

Volendo trovare un limite al romanzo è la prevedibilità. Già dalle prime pagine, dalle poche parole che pronuncia la sorella di Andrea, si intuisce facilmente, e se lo dice una come me che non riesce mai, mai, a prevedere un bel niente, dove voglia andare a parare il Comandante, quale sia il suo vero intento. Ma la capacità dello scrittore, in questo senso, è tenere legato il lettore al romanzo, farlo anche commuovere, come nel mio caso, senza particolare suspense.

Che dire? Una piacevole conferma di un autore che parla di cose semplici con profondità e di cose profonde con leggerezza.
Voto:


Le altre tappe


18 commenti:

  1. sono davvero felice che ti sia piaciuto questo romanzo. io l'ho amato moltissimo e lo consiglio sempre a tutti, ovviamente assieme agli altri dello stesso autore.
    adoro le tue recensioni sai? hai un modo di scrivere che incanta. brava bravissima Ludovoca.

    RispondiElimina
  2. Ho letto un solo libro di Marone, Un ragazzo normale, lo scenario però non cambia, Napoli, nelle tue parole ho ritrovato anche nel libro letto quacosa di già letto, ma non per questo meno incisivo, anzi mi hai spronato a riprenderlo in considerazione per una futura lettura, perché la scrittura di Marone è molto bella, nell'accezione del bello che incanta e non bella giusto per... Erri De Luca è invece un autore che non ho ancora preso in considerazione!!!

    RispondiElimina
  3. A me Marone piace a fasi alterne. Con questo non mi è piaciuto.

    RispondiElimina
  4. Ludovica le tue recensioni sono sempre spettacolari

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Detto da te è ancora migliore il complimento ❤️❤️❤️

      Elimina
  5. Ricordo questo libro a tratti, ma di sicuro non mi era piaciuto così tanto. A volte sconclusionato e surreale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oddio! Io non l’ho trovato né sconclusionato né tantomeno surreale. Forse scontato, ma certamente costruito con attenzione.

      Elimina
  6. Di questo autore ho letto solo "La tentazione di essere felici" e mi piacque molto. Magari recupero anche questo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Già il titolo di quel libro è un colpo di fulmine!

      Elimina
  7. Di questo autore, purtroppo, non ho letto ancora nulla, ma cercherò di recuperare presto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Può piacere o meno, come per tutta la letteratura, ma secondo me è un autore che va conosciuto

      Elimina
  8. Questo non l'ho letto ma gli altri che ho affrontato mi sono piaciuti molto

    RispondiElimina
  9. Di Marrone ho letto solo La tentazione di essere felice e mi è piaciuto quindi, prima o poi, leggerò altro di suo. Bella recensione!

    RispondiElimina