Buongiorno, torna puntuale la rubrica mensile nata da una mia idea per buttarsi su nuovi autori. Questo mese trovate solo la recensione di Ludovica
Lei ha scelto questo libro:
Trama:
C’è stato un tempo, neanche troppo lontano, anche se oggi gli anni dell’università sembrano essere diventati secoli, in cui leggevo solo narrativa straniera. Tra i miei preferiti Pennac, con il suo malconcio Malaussène e le sue atmosfere surreali e mai banali, e Jonathan Coe. Ah! Jonathan Coe. Uno scrittore che con uno stile asciutto, ironico e senza fronzoli, riportava i voli pindarici di una sognatrice a quella parvenza di realismo che fa parte della vita.
Sono arrivata a leggere Parlarne tra amici per caso, grazie ad un’offerta sul Kindle. L’ho letto. Mi ha fatto pensare tantissimo all’atmosfera anglosassone di Coe. Mi ha stordito, mi ha colpito al cuore. L’ho chiuso. Ci ho pensato per più di un mese ed ora eccomi qui.
Chiuso simbolicamente il libro, con un gesto di stizza da parte mia ed un sonoro improperio, ho dovuto far passare tutto questo tempo per poterne parlare. Ed ancora oggi ho difficoltà a farlo. Mi è piaciuto? Ah! Bella domanda!
Io ancora non so dirlo con precisione, e credo che a questo punto, a meno che scrivere questa recensione non mi aiuti a schiarirmi le idee, avrò difficoltà proprio a capirlo.
La storia ruota tutto intorno a quattro personaggi: Bobby e Frances, Nick e Melissa, se vogliamo due coppie che si scoppiano per, scusate il giro di parole, riaccoppiarsi diversamente.
Protagonista, nonché voce narrante, è Frances, una giovane studentessa che, pur essendo una vera intellettualoide, fatica a uscire per quello che è, rintanandosi, invece, sempre più spesso nei suoi silenzi e nel suo vittimismo.
Non ci sono andata granché d’accordo con Frances, troppo vittima delle sue insicurezze, quasi incapace di alzare la testa e dire quello che vuole veramente, sembra che tutto, sia il bello che il brutto, le accada per osmosi, senza che lei muova un dito.
I suoi rapporti sentimentali sono dubbi ed equivoci, non riesce a capire se sia o meno omosessuale, se ami Bobby la sua unica amica, praticamente la sua nemesi, o se invece ami Nick, scrittore all’apparenza bello e sicuro, ed in realtà rivelatosi tutto il contrario.
Frances per la maggior parte del tempo non l’ho proprio tollerata, anzi, più rileggo le parti sottolineate e più mi viene voglia di chiudere e abbandonare il libro, per ricordarmi in un secondo momento, che il libro l’ho chiuso mesi fa!
Dall’esterno lei è una persona più che brillante, i suoi pensieri non sono né banali né scontati, ma non crede minimamente nelle sue capacità crede di essere noiosa e superficiale. A dire il vero, in alcuni momenti ho provato anche tenerezza per lei, così vulnerabile e sola, di quella solitudine triste ed angosciante che i giovani non dovrebbero provare, mai.
Si arriva quasi alla fine del libro senza sapere quali sentimenti Frances nutri per Nick, lo accusa di non provare niente per lei se non desiderio sessuale, ma poi è lei stessa che non esprime mai suoi sentimenti e quando lo fa, lo fa con rigidità e ambiguità.
Ecco! Se dovessi trovare un termine che identifichi questo libro è ambiguo. Sono ambigue le intenzioni di Frances, e non solo nei confronti di Nick, ma anche di Bobby e soprattutto di se stessa. Sono ambigue le sue manifestazioni, così come le sue sporadiche decisioni, tuttavia. Tuttavia in alcuni momenti avrei solo voluto abbracciarla e di infonderle un po’ di coraggio, darle una spinta… a vivere.
Credo che l’intento della scrittrice sia proprio quello di abbandonare alla mercé del lettore il suo personaggio, esporlo alle critiche, anche positive per carità, senza muovere un dito per salvarla ai nostri occhi.
La narrazione è molto veloce e la scrittura di questa giovanissima autrice, come dicevo all’inizio, mi ha ricordato Jonathan Coe, il suo modo così preciso di descrivere la realtà, senza abbellirla e renderla più dolce, ma cruda e triste come spesso è…
È un racconto lucido, realista, a tratti anche duro, ma comunque brillante, anche se rimane sempre tirato e concreto, quasi paralizzato nella sua staticità.
Alla fine devo dire che, pur avendo continuamente espresso a voce alta i miei pensieri durante la lettura, anche negativi, il libro ha raggiunto il suo fine: far parlare di sé, lasciare l’amaro in bocca, regalare emozioni.
E sì, ne consiglierei vivamente la lettura, proprio perché è un libro in grado di far riflettere, permette di allargare le vedute, e perché no, dà la possibilità di guardare oltre se stessi.
Non conoscevo il libro ma come al solito con le tue parole invogli alla lettura. Bellissima recensione
RispondiEliminaGrazie Chicca! L’autrice è davvero brava! Voglio leggere altro!
EliminaLe recensioni di Ludovica sono meravigliose. Sei in grado di farmi innamorare dei titoli che proponi anche se sono lontani anni luce da me... grazie per averci parlato di questo romanzo
RispondiEliminaGrazie Manuela. Certi libri ispirano proprio a delle belle e sentite recensioni!
EliminaHola.
RispondiEliminaNo conocía el libro y por el momento no creo que lo lea, tengo demasiados pendientes, pero gracias por la reseña.
Por cierto, acabo de encontrar tu blog y me quedo por aquí. Te invito a pasarte por el mio.
Nos leemos.
Dell'autrice avevo segnato "Persone normali", un libro di cui si è parlato molto, ma non ho letto ancora nulla. La tua recensione mi è piaciuta tantissimo ed io sono una tipa da libri così che ti lasciano in uno stato riflessivo, come dici tu ambigui.
RispondiEliminaLo segno visto che tirate le somme lo consigli.
Anche io ho intenzione di leggere “Persone normali”…ma quando??
EliminaDevo dire che leggendo la sinossi del romanzo inspiegabilmente me ne sono sentita attratta, dico inspiegabilmente perché non è il mio genere, poi ho letto la tua recensione e ancor di più mi sono convinta che prima o poi proverò a leggerlo. Non so cosa mi abbia incuriosita di più lo scoprirò quando lo leggerò!!!
RispondiEliminaDi questo sono davvero contenta!
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