Questa autrice riesce sempre a stupirmi, pur mantenendo la sicurezza di fondo, finora mai tradita, che i suoi romanzi mi faranno sognare, divertire, emozionare, tutti requisiti fondamentali per poter giudicare apprezzabile un libro. Necessità aggiunta per me, almeno negli ultimi anni, da quando cioè ho ripreso ritmi di lettura molto vivaci, è che siano scritti bene. Pensate che sia una banalità?
Purtroppo molti libri, seppur abbiano idee originali alla base, seppur abbiano un buonissimo potenziale ed anche una discreta scrittura, si perdono in un requisito che un libro dovrebbe avere di default: una buona sintassi, una decente consecutio temporum ed un impianto narrativo che non faccia acqua da tutte le parti.
La più grande capacità di Rebecca Quasi è che i suoi storici - quanto adoro questo genere! - siano in grado di trasportarti direttamente in un secolo fa ed anche più, senza troppi scossoni e forzature.
Ti ritrovi a vivere tra carrozze e corsetti come se sia naturale sentirsi parte di un’altra epoca.
Ti ritrovi a viaggiare nella mente dei personaggi, e non solo dei principali, come in questo caso Abilene ed Arthur, ma anche di governanti e stallieri, come se fosse doveroso che un autore ti metta così a parte della vita interiore dei suoi personaggi.
Un’altra particolarità di quasi tutti i romanzi di Rebecca Quasi, storici e contemporanei, è la costante presenza dei bambini, come se solo loro, con genuinità e vivacità intellettuale, siano in grado di abbattere tutti i muri di diffidenza e regole sociali che opprimono gli adulti. I loro occhi vanno oltre, oltre i ceti sociali, oltre le convenzioni, oltre il sangue che scorre nelle vene ed hanno il potere di far vedere agli adulti come sarebbe facile vivere, se non si facessero abbattere dalle tradizioni culturali e sociali.
Adoro i personaggi che se ne infischino bellamente dell’etichetta benpensante, delle vuote regole, dei doveri sociali, che in barba a tutto ciò, scelgano la via dei sentimenti, dell’onestà, della sincerità o anche altri valori, anche o soprattutto, se agli occhi della gente questi siano visti solo come vizi di cui vergognarsi.
E sia Abilene che Arthur sono due magnifici esempi di quanto le dicerie possano nascondere splendenti fanciulle, con volontà di ferro e sentimenti puliti ed invece matrimoni considerati vantaggiosi e perbene, si dimostrino solo vuoti e freddi.
«Per come la vedeva Abilene, sarebbero andati benissimo anche
il peccato, l’imbroglio e il tradimento.
I riguardi e gli scrupoli erano un lusso che lasciava a chi trattava
la propria coscienza con rispetto e venerazione.»
È in romanzi come questo che l’idea di Amore, in un secolo in cui per far riuscire un matrimonio non fosse neanche necessario provare delle simpatie, anzi come dice il duca Percival Clarendon, è più semplice quando non si ami la propria consorte, dicevo, l’idea di Amore assuma proprio tutte le sfumature necessarie a renderlo tale: Amore.
Rebecca Quasi continua a darci prova di come, con parole chiare e cristalline, scaltre ed ironiche, si possa riuscire a parlare di sentimenti senza scadere nell’ovvietà e nella retorica.
Il cuore ha bisogno di un balsamo dolce e lenitivo come sono i romanzi di Rebecca Quasi, ma anche di temi forti e liberi come sono i romanzi di Rebecca Quasi. Di personaggi volitivi e generosi come sono quelli di Rebecca Quasi, atmosfere sognanti come sono quelle che descrive Rebecca Quasi.
I nostri cuori hanno semplicemente bisogno dei romanzi di Rebecca Quasi.
Condivido ogni tua parola. Ho amato questo libro tantissimo, mi è piaciuto davvero, davvero tanto e penso che Rebecca Quasi sia davvero bravissima
RispondiElimina