lunedì 26 aprile 2021

Questa volta leggo - Recensione di Ludovica di "L'acqua del lago non è mai dolce" di Giulia Caminito

 Oggi Ludovica ha recensito per questa rubrica
 
Come sempre grazie a Dolci, Queen della grafica
 
 
Ogni mese verrà scelta una parola e nell'ultima settimana troverete le recensioni sui vari blog partecipanti. Ognuno quindi avrà un titolo diverso, scelto in relazione alla parola data, tutti con un comun denominatore.
 
 
La parola di aprile è:

L E T T O

Ha scelto questo titolo:  
Autrice: Giulia Caminito
Titolo: L'acqua del lago non è mai dolce
Editore: Bompiani
Data di pubblicazione: 13 gennaio 2021
Pagine: 304

Trama:
Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa.
E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo.
Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta.
Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti.
Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono. Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.


Come spesso dico, e mi ripeto per darmi coraggio, questo è uno di quei libri che vorrei poter non commentare, vorrei lasciare sul comodino a prendere aria, tempo, polvere, pur di non affrontarlo. Recensirlo significherebbe inquadrarlo, terminarlo, ed invece credo che abbia ancora molte più cose da dire se solo avessi la pazienza di lasciarlo parlare da chiuso.

 

L’ho scelto perché il tema di aprile era “letto” e quel letto che si intravede nella copertina, che ospita una ragazza ripiegata su se stessa, con i piedi immersi in un lontano lago, quel letto era proprio ciò che cercavo ed ho trovato sulla bacheca di una mia amica, con cui condivido la passione della lettura (Silvia), non certo perché uno dei finalisti del Premio Strega (chi mi conosce sa che sono leggermente refrattaria ai titoli che sono in lizza o vincono premi).

 

È un libro difficile, non da leggere, perché invece la scrittura è immediata e sciolta, è libera e segue gli umori della narratrice, Gaia, che è anche la protagonista dell’intera vicenda. È difficile leggere e rimanere indifferenti a tutto quello che succede in casa di Gaia, a tutte le ingiustizie che il lettore sente sulla pelle ma che, come i personaggi, non può combattere, parte già sconfitto.

 

Ho chiuso il libro due giorni fa ed ancora non capisco se Gaia, con tutto quel suo odio represso, con tutto il mondo chiuso dentro di sé che urla per uscire, con la consapevolezza, sempre più triste e dura da accettare, che nessuna delle persone a lei vicine, famiglia, amici, ragazzi, la conosca veramente, dicevo, ancora non so se mi abbia fatto più compassione, più tenerezza, più paura, più rabbia. Gaia è un personaggio del tutto sopra le righe, complicato, ogni suo gesto non è spontaneo, non nasce da un suo desiderio, ma viene incanalato da sua madre. Antonia. Gaia non vuole assecondarla, non vuole sottomettersi, non la teme e non la stima, Gaia esegue soltanto, come farebbe un’automa, e niente più lontano da un automa potrebbe essere Gaia, ciò che la madre le chiede di fare. Punto. Solo una volta, una misera volta Gaia dice, anzi, urla un no. Ed è un no che fa rumore, che genera conflitto, che scuote gli animi di tutti i presenti. (Anche dei lettori!)

 Per Antonia servirebbe una recensione a parte, un capitolo a parte, un libro a parte. Tutto parte da lei, tutto si muove e resta in piedi per sua volontà, per la tenacia che non l’abbandona mai, che la fa inginocchiare, che non le permette di vacillare, mai, che la fa andare avanti, a sfidare il mondo, la gente, i potenti, e che le dà la forza (più volte mi sono chiesta dove, dove, abbia trovato la forza necessaria) per non cadere.

 

In sottofondo una Roma umile, quella della periferia, quella delle case popolari, quella che nasconde, che tace, ma che urla e da cui bisogna scappare. E poi un paese di provincia, Anguillara Sabazia, un lago, altra gente, altra filosofia, altre amicizie, altri modi di rapportarsi, ma Gaia ed Antonia riescono a restare a galla in qualsiasi dimensione si posizionino. Loro, con il loro poco, senza tv, senza telefoni, senza trucchi, senza diario, senza vestiti, non abbassano mai la testa e vanno avanti, in modi completamente differenti, ma senza mai perdere di vista i loro obiettivi.

 

Come dicevo all’inizio, sono personaggi che sfuggono, che, pur avendo una caratterizzazione precisa, delineata in maniera quasi maniacale, per come l’autrice va a scavare nelle loro menti senza peraltro dire niente, ma lasciando ai personaggi stessi la facoltà di raccontarsi, non si riescono ad inquadrare, non sono neanche riuscita a capire da quale parte stessi, in quale fazione, perché tra genitori e figli esistono sempre due fazioni, lontanissime e diversissime, riconoscessi i miei pensieri.

 

Mi ha disturbato? Forse inizialmente mi ha spiazzato, come ho faticato a non vedere i dialoghi delimitati dai segni di interpunzione che conosciamo, ma seguendo un flusso di pensieri che nient’altro era se non l’ingarbugliata mente di Gaia, ma poi sono riuscita ad adattarmi senza difficoltà ad entrambe le scelte, stilistica  e narrativa. 

 

Uno stile asciutto, quasi agre, se potessi descriverlo attraverso un sapore; uno stile dal quale si rimane non incantati, ma al quale si resta  incatenati, un linguaggio duro, realistico, perché è una storia asciutta, agre, dura e realistica. Non ci sono se e ma, non ci sono strade diverse che possono essere percorse, la strada è unica, sofferta e sofferente, piena di buche, squarci, erbacce che si infiltrano tra i sassi, pavimenti sconnessi, la strada è unica e va seguita, fino alla fine.

 

È un libro che fa male, sono storie, tante, che si vorrebbero non conoscere, sono realtà che sembrano lontane ed impossibili ed invece sono la quotidianità di tante famiglie. Ed allora tiri su con il naso, scansi le lacrime con un secco gesto della mano ed arrivi alla fine, perché come Antonia, come Gaia, sai che la strada è unica e non puoi mollare a metà.

 

È un libro che mi porterò dietro per tanto, già lo so, continuerò a sentire la voce di Gaia, e quella di Mariano, e quella di Iris, di Antonia, di Cristiano, Orso e Andrea, continuerò a sentire l’odore del lago, della scoperta, dei libri, della vendetta, della rabbia.

Loro continueranno a parlare ed io continuerò ad ascoltare.

Voto:

















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10 commenti:

  1. Libro diverso dai soliti; ottima recensione, grazie

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    1. Grazie a te! Leggerlo è stato impegnativo, ma ne è valsa la pena!

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  2. Meravigliosa recensione. È già nella lista dei da leggere.
    Grazie.

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  3. titolo dritto dritto in WL! Ludovica recensione splendida

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  4. Io non so se in questo periodo potrei affrontare un libro del genere sai?

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    1. Io non ero molto preparata è pronta, ma sono contenta di aver intrapreso il viaggio

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  5. Libro molto difficile e dalle tue parole lo si comprende benissimo. Però è un libro che non mi dispiacerebbe leggere, di sicuro non ora, perché non sono in vene e dell'umore ma un libro che sicuramente prenderò in considerazione

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    1. Hai detto bene, certi libri non possono sempre essere letti, ma quando lo si fa, lasciano il segno!

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