Buongiorno a tutti! Voglio cominciare la settimana parlandovi di un'autrice che apprezzo molto, Emma Black. Come già accennato in occasione dell'uscita del suo nuovo libro (post qui), lei non si è proposta, ma l'ho inseguita io, perché affascinata dalle sue storie.
Per fortuna il mio stalkerare non l'ha intimidita e ho scoperto così anche lati del suo carattere che me l'hanno resa ancor più simpatica.
Mi ha poi proposto di moderare una serata autore su un gruppo facebook, scrittori e lettori fantasy, ed è venuta fuori un'intervista che mi ha divertita molto e che ho pensato di proporvi.
D: Partiamo dal frivolo. Le cover. Le tue le trovo molto belle e pertinenti con la storia, come i titoli.
Le trovo anche un po' diverse dalle solite del genere. Le fai tu? Ti fai consigliare? Hai ricevuto critiche o apprezzamenti?
Le trovo anche un po' diverse dalle solite del genere. Le fai tu? Ti fai consigliare? Hai ricevuto critiche o apprezzamenti?
R: Le cover le ho ideate e realizzate io, senza sapere una emerita mazda su come si creassero! Ho la faccia tosta di rivelare che sono self anche in questo. Feci ricerche, all'inizio, per capire quali cover andassero di moda nel genere p/r, ma vedevo solo toraci nudi, manzi vari ed eventuali, che non c'entravano molto con niente! Allora presi una decisione: osare! Ogni mia cover ha un elemento che richiami il personaggio maschile principale: nel primo Tom, con la spada; nel secondo Tiberius, con la tazza di sangue; nel terzo Gus, con il cellulare sporco di sangue. Poi c'è sempre l'elemento rosso, chiaro riferimento al sangue, ma anche, se vogliamo, alla passione. Infine, il legno sullo sfondo: per evocare il paletto con cui di solito i vampiri vengono trafitti (non i miei). Svelato il mistero ;) Sono piaciute tutte moltissimo! In tanti mi hanno detto di aver comprato i libri proprio per le copertine diverse dal solito, ed io non potrei esserne più fiera! L'ultima non ha convinto tutti, e mi dispiace un po', perchè è stata opera di una persona che studia grafica e ne capisce più di me :( Però la terrò, ha un tono un po' più cupo che rispecchia bene la trama del libro. Azz, ho fatto spoiler!
D: Hai detto che hai già tutto in mente, quindi la Legio da quanti volumi sarà composta? Ricordo che per il momento sono pubblicati i primi due (ora sono tre!).
R: Se non erro, saranno 7 volumi più le novelle natalizie, se faccio in tempo
D: Parliamo dei personaggi: sono tanti. Qual è il tuo preferito maschile? Io non vedo l'ora di conoscere meglio la storia di Lupus. Quello femminile? Per il momento con quelle che conosco io direi Alice.
R: Personaggio maschile decisamente Tom: amo quel suo essere un testone! E' tanto riservato da apparire odioso, sembra arrogante ma è tanto insicuro, e soprattutto ha un passato che non finisce mai di sorprendermi! Femminile? Non te lo posso dire! Sarebbe uno spoiler enorme. Diciamo che, tra quelli apparsi, è Alice, perché mi piacciono le donne forti, che reagiscono ai soprusi e non le mandano a dire!
D: Perché paranormal romance? Ultimamente sembra "passato di moda"
R: Chiara, sono quasi due lunghi anni che, per evitare commistioni e involontari plagi, non leggo più paranormal romance :D Non ho idea se vada ancora di moda o no, ma finché avrò una bella storia da raccontare, andrò avanti. Inoltre non sarà in eterno: l'ultima scena dell'ultimo libro è già pronta. Ho scelto questo genere perché le mie Muse erano ubriache. Dissi loro di scegliere un genere spiritoso, loro capirono fantasioso. Sognata la scena con Alice che colpisce Tom nei gioielli di famiglia, ogni risposta su chi fossero, cosa facessero, cosa volessero da me, arrivò spontanea. Vampiri. Passione. Ovviamente, a modo mio.
D: Cosa pensi dell'editing? Perché hai scelto la strada dell'autopubblicazione?
R: L'editing, croce e delizia. Dopo la fase creativa, è il momento che più AMO. Sì, hai letto bene, amo. Perché è con l'editing che la razionalità subentra all'istinto e la storia, la vera storia, quella che davvero intendevo narrare, prende forma. Onestamente, scrivo in modo già molto pulito, però non mi risparmio nella pulizia di tutto ciò che è superfluo, ridondante, stupido. Edito finché non sono distrutta, poi ricomincio a mente fresca. Come self, lo ritengo un dovere nei confronti dei miei lettori, perché voglio offrire un prodotto che valga. Ovviamente, questo non significa che errori non ce ne siano. Soprattutto l'occhio allenato ne vedrebbe tanti: doppi spazi, un pronome ripetuto... Vorrei tanto trovare un editor che sia in sintonia con il mio modo di pensare, infatti lo sto cercando. Essere self, però, offre molti vantaggi. In primis, piena libertà d'azione. Decido io tutto e ho sempre l'ultima parola. C'è, però, un altro motivo per cui ho scelto questa strada: la paura. Ora ti spiego... Dopo essermi informata su tutto ciò che potevo, continuavo a temere fortemente che nessuno avrebbe letto il mio libro. Ero convinta che un qualunque editore mi avrebbe rifiutata, che nessuno avrebbe speso due centesimi per me, una perfetta sconosciuta. Così ho tentato col self, "tanto", mi dicevo, "se va male, non devo niente a nessuno e posso prendermela solo con me stessa". Oggi la mia autostima è salita un pochettino ino ino, ed essere self mi piace ancora di più, perché mi diverte!
D: Dalla passione e la voglia di raccontare alla pubblicazione, che percorso compie un tuo libro? Quanto tempo ci lavori?
R: Il percorso varia, a seconda della velocità con cui procedo nella scrittura. Per il primo, ho impiegato 8 mesi ed è stato un successo già così, perché non avevo mai scritto niente di così lungo o impegnativo. Nei giorni di fiacca, mi informavo su tutti gli aspetti relativi alla pubblicazione, al marketing, pur senza avere davvero idea di come sarebbe andata a finire. Per il secondo, ho dovuto accorciare i tempi, ma ci sono riuscita solo perché conoscevo già certi meccanismi. In generale, lavorandoci tutti i giorni, 6 mesi sono una buonissima media, per quanto mi riguarda. Considera, ovviamente, che sono una self. Se avessi chi mi aiuta, e nel futuro prossimo spero sia così, tutto quel tempo sarebbe solo per la scrittura.
D: Dove scrivi? Quando? Carta o PC?
R: Mi attrezzo per bene quando scrivo, soprattutto se devo inscenare un momento particolare... Lotta, coltelli, pugnali: richiedono tutti il giusto armamentario, no? Povere figlie mie! Lo sai, loro mi fanno da sparring partners. All'inizio sono restie, poverine, perché non sanno bene cosa fare. Poi però si appassionano e mi suggeriscono persino modifiche! Scrivo spesso in cucina, perché è la stanza che mi trasmette più calore, serenità, ma anche per praticità: spesso cucino mentre scrivo, perciò mi lascio ispirare dai profumi, dai ricordi che gli odori evocano. Quando? Ogni volta che posso, cercando di seguire i consigli del grande King: si scrive con metodo, tutti i giorni, a porta chiusa. Si edita a porta aperta. Uso prevalentemente il mio pc, ma ho agende, foglietti volanti, stickers, note sparse su tablet e cellulare... Insomma, 'ndo cojo, cojo.
D: Che genere ti piacerebbe affrontare in futuro?
R: Giallo. Vorrei scrivere gialli alla Agatha Christie, avere il suo immenso talento narrativo
D: C'è un genere letterario che proprio non rientra nei tuoi gusti?
R: Sì, detesto i dark romance che tanto vanno di moda. Come possa una donna accettare di essere maltrattata o sopraffatta senza neanche ribellarsi è qualcosa che non capirò e non accetterò mai.
D: Passione per la scrittura: come è nata?
R: Mia madre dice sempre che io sono nata con la penna in mano. Ed è vero. In casa mia si leggeva moltissimo, ma solo 3 generi di libri: fumetti, gialli e fantasy, ma questi ultimi, come vi dissi, erano proibiti. Li leggevo di notte, di nascosto. Mi convinsi che me li proibissero per via della prosa di difficile comprensione per una bambina e per il sottotesto, ma la realtà era che erano dei tomi dei quali i miei erano gelosi. Così leggevo ogni altra cosa su cui potessi mettere le mani. Ed ovviamente, ad un certo punto, è scattata la voglia di raccontare le mie storie. Però la vita è strana: hai la voglia e ti manca l'esperienza. Poi hai l'esperienza e ti manca il tempo. Così gli anni trascorrevano, io mi dilettavo di poesia, prosa, raccontini vari. All'università ebbi un blocco totale. La realtà iniziò ad infiltrarsi nella mia mente e scrivere mi avrebbe tolto troppe energie, troppa concentrazione. Fu allora che conobbi mio marito, Carlo. Non appena gli parlai di questo mio interesse, iniziò a sostenermi in ogni modo. Fu lui ad insegnarmi ad usare il pc e io cosa feci? Cercai gruppi di fantascienza! Ho ricominciato a scrivere da allora e, gravidanze permettendo, non ho quasi mai smesso. Scrivere è, ed è sempre stato, un impulso naturale, urgente, vitale. Quando poi ti accorgi che agli altri piace ciò che scrivi, il divertimento raddoppia.
Se volete saperne di più andate sul suo gruppo facebook dove si disquisisce sui libri e i vari personaggi.
L'autrice:
Emma Black è un nome d'arte. L'autrice vive nel sud dell'Italia insieme a suo marito, le sue due splendide figlie e un cane che l'aiuta sempre nelle faccende domestiche. Dopo aver scritto numerosi racconti di fantascienza, si è cimentata in vari generi, tra i quali l'erotico e, appunto, il paranormal. Scrive molto, specialmente nel weekend, quando le sue Muse, dopo aver fatto festa ed essersi ubriacate, gridano tutte insieme nella sua testa.
Ringrazio tanto Emma per la sua disponibilità e gli amministratori del gruppo facebook Scrittori e lettori fantasy sia per l'ospitalità che per avermi permesso di raccontarvi questa esperienza.
Io magari vado a leggere La voce del sangue.
A presto
Apprezzo molto il fatto che questa autrice si occupi anche delle cover dei suoi libri perché quando lo fanno i grafici in genere pare che non sappiano nemmeno di cosa parli il libro tanto non c'azzecca nulla :(
RispondiEliminale sue poi mi piacciono molto. Devo ammettere che ho letto il primo proprio per la cover
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